Durante
il presidio alcuni compagni albesi hanno deciso, malgrado Il 28 giugno presso
il tribunale di Alba, si è svolta la prima udienza del processo che vede
imputati una compagna ed una compagno (Pinuccia e JACK) accusati di avere opposto resistenza ai
carabinieri e di averli oltraggiati e minacciati durante un presidio di
solidarietà con i lavoratori della ditta Miroglio in lotta. L’azienda ha anche
sede a Taranto e gli operai di quella città rischiano, come quelli di Alba, il
licenziamento e la perdita del lavoro.
non
fossero operai della Miroglio, di sostenere la lotta per il posto di lavoro.
Una solidarietà che varca i confini categoriali ed unisce lavoratori e
disoccupati, donne e uomini che lottano per difendere la dignità del lavoro
come accennato dal primo articolo della Costituzione repubblicana nata dalla
Resistenza.
La
crisi è determinata da un sistema infame basato sul profitto di un pugno di ricchi
speculatori che grazie ai loro servi della politica e delle forze di esercito e
polizia, determinano il destino delle masse popolari.L’obbiettivo
delle forze dell’ordine era chiaro: isolare
dagli operai chi avrebbe potuto trasmettere fiducia nella riuscita della lotta
uniti contro i padroni i quali- hanno
utilizzato i soldi pubblici per la realizzazione dei
due stabilimenti, costruiti tra il 1995 ed il 1997,-
hanno usufruito dei fondi derivanti dalla legge n. 181 del 1989 per la deindustrializzazione
del Mezzogiorno per una somma pari circa 160 miliardi di lire, -
hanno acquistato con i finanziamenti pubblici macchinari che sono stati
trasferiti presso altri stabilimenti esteri (Bulgaria, Tunisia) o nazionali del
gruppo Miroglio, operando in tal modo una vera e propria violazione delle così
dette “regole del mercato e della concorrenza” in danno dello stabilimento
Miroglio di Ginosa e dei suoi lavoratori; e sicuri di farla franca, dopo
essersi ingozzati di soldi pubblici, hanno deciso la chiusura dello
stabilimento pugliese e la messa in mobilità degli operai di Alba.I compagni di Alba che hanno
solidarizzato con gli operai della Miroglio e che per questo sono sotto
processo, hanno svolto il loro dovere prendendosi a cuore la situazione di
operai che hanno perso o che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Pinuccia
e Jack quindi sono da difendere e da sostenere perché hanno mostrato che la
solidarietà ed il legame tra gli operai e le masse popolari è un arma potente
che fa paura ai padroni speculatori ed infami!Il
fatto che questi compagni non fossero operai della Miroglio è senza dubbio un
fatto positivo che rilancia la necessità di estendere la solidarietà tra tutti
i settori del proletariato e cioè di quella parte enorme delle masse popolari
che per riuscire a campare non possiede altro che la propria forza lavoro da
vendere ai proprietari dei mezzi di produzione come ad esempio la famiglia
Miroglio.Pinuccia e Jack sono stati aggrediti dai carabinieri
perché stavano lottando fianco a fianco agli operai della Miroglio, contro i
licenziamenti e la disoccupazione. Se questo è un reato allora ogni operaio
ed ogni disoccupato che insieme alzano
la testa e non accettano i soprusi diventano “pericolosi criminali”. E allora
siamo tutti dei “pericolosi criminali” e lo saremo sempre affinché non saranno
rispettati i nostri diritti, affinché non sarà abbattuto questo sistema infame
e corrotto!
Il 25 settembre riprenderà il processo
contro i due compagni. Invitiamo gli operai della Miroglio ad essere presenti all’udienza o a sostenere,
in qualsiasi modo, Pinuccia e Jack nell’ottica della costruzione di un fronte
comune di lotta contro gli sfruttatori, gli
speculatori e il loro braccio armato!
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