giovedì 30 luglio 2009


Ronde della GNI !? Faremo come i compagni di Massa !!
Altro che i City Angels del sindaco Chiamparino !

Nei giorni scorsi, alcuni quotidiani locali piemontesi hanno dato la notizia della possibile discesa in campo delle GNI (Guardia Nazionale Italiana) che dovrebbero, se autorizzate dagli organi competenti, svolgere il “servizio” di ronda in “difesa della legalità e della sicurezza” dei cittadini. Crediamo necessario ricordare che la GNI è un emanazione del nuovo MSI il cui segretario è quel tale SAIA, fascista dichiarato di vecchia data impelagato con i servizi segreti “deviati” e per nulla reticente non solo nel dichiararsi fascista, ma attivo anche nel fare apologia di fascismo e nel tentare di riorganizzare il partito che fu dei torturatori e degli assassini, che emanò le leggi razziali e che contribuì direttamente alla deportazione e allo sterminio degli oppositori politici e degli ebrei.
La GNI, anche se le loro divise non saranno più decorate con simboli dichiaratamente fascisti (come lo erano prima che qualche politico, spinto dalla mobilitazione popolare, denunciasse la questione opponendosi all’ostentazione di tali simboli) è diretta dallo stesso Saia e dal suo manipolo di fascisti (ex colonnelli dei Carabinieri ed ex Marescialli dell’esercito) e costituita dagli stessi sostenitori e fiancheggiatori del nuovo partito fascista di Saia e consorte.
Torino, città medaglia d’oro della Resistenza che tante giovani vite ha sacrificato per abbattere il fascismo e cacciare i nazisti dal nostro Paese, non può e non deve accettare che i fascisti in camicia color kaki (o comunque addobbati) possano scorrazzare per le vie della città alla ricerca di chissà quale “nemico della società e dell’ordine pubblico”. Il sindaco di Torino e tutti gli amministratori e i consiglieri devono prendere chiaramente le distanze da questi fascisti e invece di valutarne l’idoneità rispetto al così detto “servizio di ronda” inserito nel pacchetto sicurezza del governo, devono impedire che possano circolare per i nostri quartieri!
Se queste squadracce fasciste saranno autorizzate dagli organi competenti a scendere in strada in “servizio di ronda”, la risposta a queste squadracce nere non saranno certo i City Angels, anche se, nonostante tutto, un minimo di servizio sociale loro lo svolgono. La risposta a queste squadracce fasciste saranno le ronde popolari proletarie. Gli antifascisti torinesi faranno come hanno fatto quelli di Massa: le contrasteremo e le combatteremo sul territorio, nei quartieri e nelle vie della nostra città!!
Gli antifascisti torinesi sapranno organizzarsi e fare fronte comune, al di la delle differenti impostazioni politiche e di partito, contro le ronde nere e sapranno riprendere in mano il testimone degli “Arditi del Popolo” e proseguire dove essi avevano interrotto!
Facciamo quindi appello a tutte le forze antifasciste, comuniste, anarchiche e sinceramente democratiche, affinché venga, al più presto, indetta un assemblea organizzativa che abbia lo scopo di mettere in campo gli strumenti necessari a combattere e contrastare le squadracce fasciste e unisca in un fronte comune tutte le forze antifasciste presenti sul territorio.

martedì 28 luglio 2009

REPORT PRESIDIO PER MAGED

Report presidio per Maged Al Molki
Martedì 28 luglio, davanti alla sede del consiglio Regionale del Piemonte in via Alfieri 15 a Torino, si è tenuto il presidio promosso dal Collettivo Comunista Piemontese (CCP) e da altri compagni solidali con la causa palestinese per Maged Al Molki 47enne palestinese che ha scontato 23 anni di carcere in Italia per il sequestro della nave da crociera Achille Lauro avvenuto nel 1985. Lo scorso 27 giugno Maged ha ricevuto un decreto di espulsione dall’Italia malgrado egli dovesse ancora scontare nel nostro Paese tre anni di libertà vigilata e attendesse l’esito del ricorso contro l’espulsione formulato dai suoi avvocati e nonostante egli sia sposato con una donna italiana. Dalla mattina del 28 giugno Maged è scomparso deportato dalla polizia italiana in Siria. Una quindicina di compagni e compagne (tra i quali rappresentanti del Comitato Antifascista 18 giugno, ISM-Italia e un rappresentante del PCL) hanno partecipato al presidio e sono stati esposti uno striscione con la scritta “Libertà per Maged Al Molki”, un tabellone che ricordava l’articolo 10 della Costituzione italiana, bandiere rosse e una bandiera palestinese. Sotto gli occhi di un nutrito schieramento di DIGOS e polizia in tenuta antisommossa, alcuni compagni hanno megafonato e diffuso volantini di denuncia fermando tutti i consiglieri all’entrata mentre si recavano in consiglio chiedendo a gran voce che una delegazione del presidio fosse ricevuta. La compagna Claudia Biano, moglie di Maged Al Molki, ha rilasciato interviste e dichiarazioni ai giornalisti presenti.
Intorno alle 10 e 30 circa, alcuni consiglieri sono usciti dal palazzo e ci hanno comunicato che una delegazione del presidio sarebbe stata ricevuta immediatamente dai capigruppo dei partiti presenti al consiglio regionale. Mentre gli altri compagni rimanevano a diffondere volantini, una delegazione di cinque compagni della quale faceva parte anche la compagna di Maged, è entrata nella sala delle conferenze stampa del consiglio della regione dove, ad attenderli, vi erano rappresentanti di PD, PRC, IdV e il consigliere Chieppa del PdCI. Un compagno ha preso la parola e ha spiegato che il consiglio regionale era stato scelto in quanto, al suo interno, vi sono i rappresentanti delle Istituzioni insigniti anche del compito di fare rispettare la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista e che essi, quindi, hanno il dovere di prendere posizione pubblica sulle gravi violazioni dei diritti umani e della Costituzione che il governo italiano esercita impunemente. Carla Biano, la compagna di Maged, ha esposto nei particolari, sia tecnici che politici, la situazione rispondendo anche alle domande che alcuni consiglieri del PD facevano sul coinvolgimento del governo siriano nella questione. Abbiamo quindi chiesto che il consiglio regionale prenda una posizione pubblica netta sulle violazioni costituzionali operate dal governo italiano e ponga all’ordine del giorno del prossimo consiglio una mozione che chieda di fare luce sulla questione di Maged e che si opponga al tentativo del governo, di praticare tali violazioni anche nei confronti di altri, come ad esempio il compagno comunista turco Avni Er il quale presto finirà di scontare la pena nel nostro Paese e sarà soggetto anch’egli di un decreto di espulsione che se verrà attuato, lo consegnerà nelle braccia dei torturatori del regime fascista turco.
Chieppa del PdCI ha quindi proposto agli altri consiglieri di fare un documento comune sulle questioni riportate dalla nostra delegazione e di renderlo pubblico portandolo a dibattito nello stesso consiglio regionale. Gli altri consiglieri si sono detti favorevoli alla compilazione di tale documento. Il presidio è rimasto fuori ancora un ora a diffondere il materiale di denuncia informando con il megafono sugli esiti dell’incontro della delegazione con i consiglieri.
Ovviamente potremo ritenerci soddisfatti dell’incontro soltanto quando questa presa di posizione pubblica del consiglio verrà formulata e attuata: le dichiarazioni di intenti non sono sufficienti! Nell’augurarci, quindi, che tale mozione venga formulata e resa pubblica al più presto, continueremo a vigilare sull’operato del Consiglio Regionale del Piemonte ripromettendoci di propagandarne ad ampio raggio i risultati, siano essi negativi che positivi e di continuare a dare battaglia perché nessuno (anche e soprattutto tra chi rappresenta le Istituzioni) possa eludere le proprie responsabilità, soggettive o di partito che esse siano!!

Salvezza e libertà per Maged Al Molki compagno palestinese e Avni ER compagno turco!!!
Libertà per tutti i compagni prigionieri!!

venerdì 24 luglio 2009

PER IL DIRITTO ALLA CASA!!

Per il diritto alla casa! Basta con i privilegi e le speculazioni! Chi occupa non è un criminale ma un cittadino che legittimamente difende un proprio diritto!!
Sul sito ATC e tramite vari comunicati sulla stampa locale, i dirigenti dell’azienda territoriale per la casa hanno lanciato una campagna di criminalizzazione contro cittadini in emergenza abitativa che, occupando le case sfitte, si sarebbero resi responsabili di una “grave violazione della legge” e di un “furto” nei confronti di altri cittadini che avrebbero diritto all’assegnazione degli alloggi. Ai signori dirigenti ATC facciamo presente che nella nostra città esistono centinaia e centinaia di alloggi popolari sfitti che, malgrado l’emergenza abitativa, non vengono assegnati. Sono molti i cittadini, che, vivendo questa emergenza e subendo l’immobilismo o le speculazioni dei dirigenti ATC si vedono costretti ad irrompere negli appartamenti sfitti da anni e a prenderne possesso legittimamente. E’ proprio di questi giorni la notizia di decine di sgomberi di così detti “abusivi”effettuati su mandato ATC da vigili e polizia. Decine di persone quindi che si sono viste negare, con la forza, il diritto alla casa sancito dalla Costituzione italiana come uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino. Ma l’ATC non si sarebbe “accontentata” di sgomberare i così detti “abusivi”. Infatti, per evitare che essi si riappropriassero degli appartamenti, ha pensato bene, con la scusa di una ristrutturazione che non è mai iniziata, di renderne inagibili i servizi distruggendo WC, bidet ed eliminando le tubazioni dei bagni in vero e proprio stile mafioso. I dirigenti ATC inoltre, allo scopo di mettere inquilini poveri contro altri inquilini poveri, bisognosi, contro altri bisognosi, invitano gli in inquilini “regolari” che abitano nei quartieri dove vengono fatte le occupazioni a fare delazione e a denunciare i così detti abusivi dicendo che “chi occupa ruba la casa a chi è in graduatoria”. Molte delle occupazioni vengono fatte da cittadini che sono in graduatoria da moltissimo tempo e che, in ogni caso, hanno un bisogno immediato e si trovano senza un tetto sulla propria testa. Fiumi di denaro pubblico, che dovrebbero servire a riqualificare gli alloggi già esistenti e i quartieri dove sono situati e a costruire nuove abitazioni, non vengono utilizzati e non si ha ben chiaro che fine facciano; i grassi stipendi e le liquidazioni dei massimi dirigenti dell’ATC invece vengono erogati e garantiti. Da una parte cittadini senza casa che prendono legittimamente possesso dell’abitazione che gli dovrebbe essere garantita costituzionalmente, sono bollati come delinquenti e abusivi e gli inquilini delle case ATC patiscono ogni genere di disservizio, dall’altra i maggiori responsabili dell’azienda se ne stanno al sicuro nelle loro belle case con le loro altrettanto tranquille famigliole usufruendo di lauti stipendi e liquidazioni e chissà che altro (!?)

A fronte di questa negazione di un diritto fondamentale che si unisce al quadro generale di sfruttamento e eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere ottenute con le dure lotte degli anni passati, riteniamo necessario sviluppare sul territorio cittadino un ampio e determinato movimento per il diritto alla casa che rompa con gli interessi degli speculatori e della classe dominante i quali bollano come illegale ogni tentativo da parte delle masse popolari di fare valere i propri sacrosanti diritti! Invitiamo quindi tutti gli inquilini “regolari” delle case ATC a rifiutare di diventare, come vorrebbe il presidente dell’azienda, delatori e spie al loro servizio e a sostenere invece, in ogni forma possibile, le legittime occupazioni di chi ha bisogno di un tetto sulla propria testa!
No alla guerra tra i poveri! No alla criminalizzazione della difesa dei diritti!
Difendiamo e sosteniamo la legittimità delle occupazioni!!

lunedì 6 luglio 2009

ARRESTI , DENUNCE E PERQUISIZIONI NON FERMERANNO LA LOTTA!

ARRESTI , DENUNCE E PERQUISIZIONI NON FERMERANNO LA LOTTA! SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI ARRESTATI E INDAGATI!!

Gli arresti e le perquisizioni eseguiti la mattina di lunedì 6 luglio sono la dimostrazione che questo governo di fascisti, razzisti, mafiosi e speculatori è debole politicamente e non ha altri mezzi, per attuare le sue infami scelte, che l’utilizzo della forza e della repressione.
A poche ore dal G8, infatti, la borghesia ha scatenato i suoi cani da guardia facendo arrestare 21 compagni (di cui 12 soltanto a Torino) con un operazione in quattro città italiane. Le perquisizioni e gli arresti sono stati effettuati sfondando le le porte di casa dei compagni a dimostrazione del carattere fascista delle forze di polizia messe in campo. Queste operazioni ricordano quelle che venivano effettuate durante il ventennio fascista quando, al passaggio di Mussolini, venivano rastrellati e incarcerati gli oppositori del regime. Ma oggi le cose forse sono ancora peggiori perché in nome della così detta “democrazia” la classe dominante non si può più permettere di fare sparire i compagni per il “periodo critico” e poi rilasciarli, sarebbero troppo evidenti le analogie con il ventennio. Allora si costruiscono ad arte le accuse nei confronti dei compagni che si vogliono colpire per avere il pretesto di arrestarli e, perché no, tentare di neutralizzarli per molto più tempo di quello necessario al superamento del G8, della costruzione della TAV, della base di Vicenza o di qualsiasi altra porcheria che i potenti mettono in campo. Ma anche queste operazioni più articolate e penalizzanti, hanno le gambe fiacche e cozzano contro il senso di ingiustizia e di oppressione che le misure antipopolari sollevano tra le masse.
Di fronte al procedere inesorabile della crisi generale di un sistema economico e sociale ormai in putrefazione, i padroni e i loro servi della politica, sono costretti a mettere in atto misure sempre più antipopolari alle quali la maggior parte della popolazione (tutti proletari che per vivere sono costretti a lavorare) non è più disposta a sottostare in silenzio. Le così dette “riforme scolastiche” sono l’esempio di come queste misure abbiano unito studenti e lavoratori della scuola (e non solo) facendoli scendere in campo fianco a fianco come non si era visto più da parecchi decenni. A queste mobilitazioni diffuse, nelle scuole, nelle fabbriche e nei quartieri, la classe dominante deve rispondere con la forza, i decreti legge sulla “sicurezza” e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, cercando di mettere poveri contro altri poveri, lavoratori immigrati contro quelli nostrani, lavoratori di un settore contro quelli di un altro. Ma la coperta ormai è diventata corta per tutti e se viene colpito un settore sociale ne risentono anche tutti gli altri. Se si tagliano i fondi per la scuola e si aumentano le tasse scolastiche si colpiscono anche i genitori che per fare studiare i loro figli devono lavorare e che, a loro volta, vengono colpiti dai licenziamenti e dalla cassa integrazione e dalle misure che i padroni mettono in campo per fare pagare a noi la crisi del loro sporco sistema.
Certo, il diffuso sentimento di ingiustizia e di oppressione che vivono diversi settori delle masse popolari immigrate o autoctone, deve essere convogliato in un unico e unito fronte comune e questo deve essere uno dei compiti che tutte le organizzazioni comuniste e antagoniste devono porsi.
La solidarietà militante e concreta per i compagni arrestati è doverosa nei confronti degli stessi compagni ma è altrettanto doveroso trasformarla in uno strumento e in un occasione di unione tra i diversi organismi e le differenti organizzazioni che fanno della lotta per un mondo migliore la loro principale ragione di vita.
La repressione non fermerà l’onda e le lotte di difesa delle conquiste di civiltà e benessere! http://collcompiemonte.blogspot.com/

domenica 5 luglio 2009

Contro i revisionisti sventolano le bandiere rosse dei comunisti



Domenica 5 luglio al colle del Lys, in valle di Susa, si è tenuta la commemorazione dell’eccidio nazifascista del 2 di luglio del 1944. Una rappresaglia di fascisti e tedeschi portò alla cattura di 26 partigiani che furono barbaramente torturati e poi uccisi. Agli occhi dei partigiani giunti sul posto dopo l’eccidio commesso da fascisti e nazisti, si presentava una terrificante scena che così viene raccontata dal partigiano Enrico Fogliazza (Ciro): “Trovammo Franco Scala (Franco) massacrato da diverse pugnalate al basso ventre e il medico della brigata con i genitali squarciati. Anche gli altri 24 partigiani erano stati torturati, massacrati in modo incredibile”. L’eccidio del Col del Lys, come tanti altri eccidi nazifascisti che hanno inondato di sangue il nostro Paese, ci rammenta la ferocia del fascismo e del nazismo ma, soprattutto, la determinazione e l’abnegazione con la quale migliaia di uomini e di donne, hanno offerto la loro vita per costruire la nostra. Essi sono i nostri genitori, la nostra storia.
Ma i valori di libertà e giustizia che il sacrificio di questi coraggiosi compagni rappresentano stanno stretti alla banda di mafiosi, fascisti, razzisti e speculatori che sono al governo e a chiunque tutela gli interessi della classe dominante del nostro paese. Infatti, con la collaborazione di qualche noto esponente della sinistra borghese e di qualche dirigente dell’ANPI legato al PD, proseguono nella loro infame opera di liquidazione e denigrazione di quel sacrificio cercando di ridurlo ad un evento paragonabile a qualsiasi altra guerra. La guerra partigiana era guerra di popolo diretta e combattuta da donne e uomini che non solo sognavano la liberazione dell’Italia dai nazisti e dai fascisti, ma anche un mondo migliore, una società senza sfruttamento, guerra, dolore e morte, una società socialista.
Alla commemorazione del col del LYS, il comitato organizzatore, in accordo con dirigenti dell’ANPI e politici compiacenti, aveva vietato ai partiti (e quindi soltanto ai comunisti) di presenziare con le loro bandiere nel piazzale dove si erge il monumento in ricordo dei partigiani massacrati. I compagni del CCP di Torino e del Collettivo Stella Rossa di Biella, avevano raccolto l’appello lanciato dal compagno “Mao” Calliano del PdCI di Torino con cui venivano invitati tutti i comunisti a presenziare con le bandiere rosse con la falce e i martello per contrastare l’ennesima operazione liquidatoria dei valori della Resistenza.
La mattina del 5 luglio erano presenti una decina di compagni del CCP e del Collettivo Stella Rossa di Biella e cinquanta altri compagni tra militanti del PdCI e dell’ERNESTO, tutti con le loro bandiere. Un compagno del Pdci, figlio di un partigiano, si è recato con la propria bandiera nei pressi del monumento, scatenando le critiche degli organizzatori che gli hanno intimato di allontanarsi. I compagni del CCP e del Collettivo Stella Rossa sono accorsi con le loro bandiere a dare man forte al compagno seguiti da tutti gli altri del PdCI e dell’ERNESTO. Abbiamo aperto immediatamente uno striscione con la scritta “NO AL REVISIONISMO, LA RESISTENZA CONTINUA” mentre il piazzale si riempiva di bandiere rosse. Gli organizzatori hanno tentato l’impossibile per farci arretrare ma la risposta dei compagni presenti è stata decisa e determinata: “dovete fare venire la celere da Torino e farci caricare perché noi non ci muoviamo!”.
Gli organizzatori motivavano il divieto con il fatto che il picchetto d’onore degli alpini della brigata Taurinense, non avrebbe potuto essere fatto in presenza di bandiere di partiti politici. I compagni hanno immediatamente risposto che i partigiani uccisi al col del Lys non erano militari uccisi in una guerra imperialista ma comunisti e combattenti per la libertà! Dopo circa mezz’ora di polemiche e discussioni la cerimonia è ripresa e mentre il picchetto d’onore della Taurinense si allontanava dal piazzale dopo avere svolto il suo “compito”, dal folto numero di compagni con le bandiere rosse sono partite alcune contestazioni e qualche fischio al loro indirizzo.
Al passaggio del “corteo” di bandiere rosse di fronte al monumento dei gloriosi partigiani, al canto di “Bella ciao” la gente attorno applaudiva e alzava i pugni chiusi. Altro che picchetto d’onore della Taurinense!
Anche questo episodio dimostra che il piano di liquidazione della Resistenza partigiana in nome di una “memoria condivisa” che fa comodo soltanto ai padroni sta andando avanti e ci richiama ad elevare il livello di attenzione e di vigilanza intervenendo ogni qual volta sia possibile e necessario, nelle piazze, nei quartieri, sul posto di lavoro e presso le istanze elettive: circoscrizioni, comuni, province e regioni . La risposta positiva della gente presente al passaggio del corteo di bandiere rosse mostra ai revisionisti e ai liquidatori che non avranno vita facile se i comunisti e gli antifascisti saranno presenti.
E’ necessario che ogni comunista, ogni antifascista si unisca in un fronte comune per contrastare e fare fallire il piano liquidatorio dei padroni e dei loro servi della politica borghese che vorrebbero la riappacificazione del paese per delegittimare le sacrosante lotte che il proletariato e le masse popolari mettono in campo per non pagare la crisi dei padroni, per la tutela dei propri diritti, per una società giusta e senza sfruttamento!!


ORA E SEMPRE RESISTENZA!!!

sabato 4 luglio 2009

Costituzione del Collettivo Comunista Romano


Costituzione del Collettivo Comunista Romano


La nascita di questo collettivo si inserisce nella costituzione del Coordinamento dei Collettivi Comunisti e nel processo di rinascita del movimento comunista in corso nel nostro paese.
Il mondo capitalista è entrato negli ultimi anni in una fase di accelerazione della crisi generale che ormai da trent’anni attraversa e scuote dalle fondamenta il suo ordinamento economico-sociale.
Assistiamo a uno sconvolgimento delle relazioni economiche, sociali, politiche e culturali; la crisi sta muovendo passi da gigante e porta con sé tutto il suo carico di miseria, guerra, sfruttamento e devastazione ambientale. Ma nella crisi generale e nella sua accelerazione su scala mondiale si poggia la base materiale, oggettiva e concreta per l’affermazione di una società fondata sul potere operaio e delle masse popolari: la società socialista.
La rinascita del movimento comunista è un processo soggettivo, cosciente, è un processo di organizzazione che da una parte si alimenta della contraddizione antagonista tra rapporti privati di produzione e sviluppo delle forze produttive e dall’altra elabora e sviluppa il patrimonio di 170 anni di storia del movimento comunista internazionale.
Questo secondo aspetto della relazione dialettica è quello che ci interessa trattare in questa sede; rimandiamo il primo alle linee generali dell’analisi sulla crisi generale espressa nel documento di fondazione del comitato promotore dei collettivi comunisti.
Il nostro compito, come comunisti, è quello di contribuire allo sviluppo della rinascita del movimento comunista nel XXI secolo nel nostro paese nell’ambito della battaglia internazionale per il socialismo.
Oggi, il movimento comunista esprime la sua debolezza nel manifestarsi di due tendenze, entrambe errate: da un lato vi è una sinistra borghese figlia del revisionismo storico e della cosiddetta “via pacifica al socialismo” (una simile tendenza è riscontrabile prevalentemente nel PRC e nel PdCI); dall’altro lato, vi sono organizzazioni estremamente deboli sul piano numerico, ma soprattutto espressione di tendenze minoritarie ed autoreferenziali.
Riteniamo, alla luce di tutto ciò, che si ponga all’ordine del giorno la necessità di superare simili tendenze ed atteggiamenti sviluppando una lucida analisi materialista e lavorando alla costruzione di una soggettività adeguata a contrastare le spinte che la frazione dominante della borghesia imperialista esprime verso una mobilitazione reazionaria delle masse popolari.
Il CCR è un collettivo costituito da compagni che vengono da esperienze diverse, che intendono mettere al centro della loro attività politica il contributo per rafforzare la parte migliore, più avanzata del movimento comunista, anticapitalista e popolare che si oppone alla crisi e al perdurante e progressivo attacco ai diritti e alle conquiste della classe operaia e del proletariato e che lavora per la costruzione del socialismo.
In estrema sintesi, il CCR è un collettivo che opera sul territorio romano legandosi alle masse popolari e adottando una politica da fronte. Interviene su due campi d’intervento principali:
 dare un contributo alla battaglia politica e ideologica in corso per rafforzare la parte migliore del movimento comunista , oggi ancora molto debole e frammentato sul piano organizzativo; mettere al centro ciò che unisce da ciò che divide (Politica da fronte) chi oggi lavora alla ricostruzione di un partito comunista rivoluzionario della classe operaia e del proletariato. La politica da fronte si rafforza nella prassi esaltando gli elementi di comunanza con la “base rossa” della sinistra borghese, con la sinistra sindacale e con i movimenti di lotta espressi dalle contraddizioni che si sviluppano sul territorio.
 Sostenere le lotte di resistenza che la classe operaia e le masse popolari sul territorio romano in particolare mettono in campo contro la crisi e legarle politicamente al processo di ricostruzione del movimento comunista nella nostra città. In particolare, Roma vive drammatiche contraddizioni sul piano delle politiche sociali (questione ambientale, questione abitativa, inasprimento delle politiche securitarie, degrado delle periferie…). Pertanto, sarà nostro compito produrre un’attività d’inchiesta che ci porti a riconoscere i terreni d’intervento più fertili e nei quali massimamente si esprimono le contraddizioni sociali. Inoltre, occorre ridare vitalità alle mobilitazioni antifasciste, stante la sotterranea, ma progressiva crescita di pulsioni razziste ed esplicitamente fasciste nel tessuto metropolitano romano.

Il CCR è un struttura locale che si lega a un percorso nazionale in costruzione (Unione dei Collettivi Comunisti), quindi dovrà intervenire con un lavoro di propaganda e di organizzazione sul territorio romano - adottando la linea di massa come metodo di lavoro principale - e raccogliere la parte migliore e combattiva della avanguardie comuniste e di lotta (la sinistra) nel processo di organizzazione.
Pur ritenendo necessaria la costruzione del partito rivoluzionario, ci teniamo a precisare che i collettivi (e nello specifico il CCR) non rappresentano nuclei del partito né l’embrione dello stesso, ma un momento tattico di confronto e di lotta politica dal quale, se il nostro lavoro riuscirà a realizzarsi in un costante, dialettico e positivo riscontro del rapporto prassi/teoria, verrà lo slancio in direzione della costruzione del partito comunista.
Il CCR si doterà di una propria struttura economica ed organizzativa con riunioni di discussione settimanali su un Ordine del Giorno stabilito in precedenza e aperte alla partecipazione di tutti coloro i quali intendono dare un contributo allo sviluppo del nostro lavoro. Dispone di una e-mail (comunistiromani@live.it) e di un blog (www.comunistiromani.blogspot.com), contribuisce al dibattito nazionale dell’UCC e interviene agli appuntamenti nazionali e locali di mobilitazione messi in campo dalle componenti organizzate del movimento comunista e anticapitalista nella nostra città.

Collettivo Comunista Romano

Roma, 3 Luglio 2009

giovedì 2 luglio 2009


Coordinamento dei Collettivi Comunisti

www.coorcolcom.org

coorcolcom@tiscali.it





01.06.09



Domenica 29 giugno si è tenuta a Modena la prima riunione del Coordinamento dei Collettivi comunisti. Erano presenti 14 compagni, alcuni presenti a titolo personale, altri in rappresentanza del proprio collettivo. I compagni provenivano da Biella, Torino, Milano, Modena e Roma.

L’assemblea ha discusso e approvato il documento costitutivo (in allegato) che definisce il percorso di costruzione della futura Unione dei Collettivi Comunisti.

Intraprendiamo questo percorso con l’obiettivo di riuscire a dare, come componente del movimento comunista, un contributo alla rinascita e rafforzamento del movimento comunista e in particolare un contributo alla ricostruzione del partito della classe operaia.

Saremo lieti di ricevere da altre componenti del movimento comunista eventuali commenti che possano favorire un dibattito tra la nostra nascente organizzazione e la loro, nell’ottica dello sviluppo di un dibattito franco e aperto che riesca a valorizzare gli aspetti positivi che ogni componente è oggi in grado di dare e contrastare i limiti e gli errori di ognuna di esse, compresa la nostra, per proseguire nel percorso della costruzione di un partito comunista con un forte legame con la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari. Per questo siamo disponibili ad organizzare un ciclo di incontri con compagni, organizzazioni e partiti del movimento comunista interessati alla collaborazione.



Ringraziamo i compagni che hanno partecipato e aderito al progetto costituente dell’Unione dei Collettivi Comunisti.





Il Comitato di Gestione Provvisorio del Coordinamento dei Collettivi Comunisti