martedì 30 marzo 2010

THYSSEN,ROMPERE IL SILENZIO, RILANCIARE LA MOBILITAZIONE!




Processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp, udienza del 26.03. Il collegio difensivo, nella seduta di mercoledì 26 era formato da Audisio, Anglesio, Zaccone (difensore dei dirigenti della Juventus in “Calciopoli”) e Andrea Garaventa che porta in dote anche la difesa di Impregilo/FIBE (impresa notoriamente legata alla FIAT e alla famiglia Agnelli) sulla vicenda degli impianti (CDR) di smaltimento rifiuti in Campania e nei quali ci finiva dentro di tutto. Insomma un pool di “assoluto rispetto” e competenza in materia di difesa di padroni, speculatori, faccendieri e politici in odor di mafia, al quale dobbiamo aggiungere l’Avv. Coppi, assente all’udienza scorsa, difensore di Andreotti. Sono stati ascoltati alcuni testimoni sempre citati dalla difesa tra i quali il Dottor Alleante, dirigente membro del Consiglio Di Amministrazione (GDA) della Thyssen che si occupa degli affari societari e del patrimonio industriale!? A cosa serve la deposizione di questo signore che non conosce minimamente l’azienda per cui lavora, ne tantomeno la linea 5, dove è scoppiato l’incendio? Si tratta soltanto di un altro teste chiamato lì per fare numero e per perdere tempo. Il PM Guariniello infatti “liquida” questo teste facendogli notare proprio la sua scarsa conoscenza dello stabilimento. Nelle aule del Tribunale il processo segue il suo iter, ma all’esterno di quelle mura sembra sia calato il silenzio su una delle più aberranti stragi di operai degli ultimi decenni. Sì, perché al di la delle responsabilità dei dirigenti dell’azienda, da questo processo emergono anche responsabilità soggettive che riguardano enti ed organismi istituzionali (ispettori dell’INPS, membri delle commissioni preposte al controllo della prevenzione incendi e della sicurezza sul lavoro, responsabili degli enti locali in materia di ambiente, etc) e quindi responsabilità dei politici asserviti agli interessi degli industriali i quali ricambiano anche con il sostegno economico alle campagne elettorali. E che dire dei dirigenti dei partiti e dei sindacati che si rifanno alle ragioni della classe operaia e che, di fronte ad uno stabilimento in dismissione che faceva ancora fare agli operai straordinari e i doppi turni, si sono limitati alla denuncia o hanno “semplicemente” rinunciato ad organizzare gli operai alla lotta perché ottenessero la certezza della salvaguardia del loro posto di lavoro e non le briciole da raccogliere con il sangue in uno stabilimento in dismissione e privo di misure di sicurezza adeguate ed aggiornate!? Il misero 2.64% raccolto da PRC e PdCI alle ultime elezioni regionali, è la conseguenza di una politica che mano a mano si è allontanata dagli interessi dei lavoratori!
Tutti possono comprendere quanto sia “scomodo” per i politici di turno e i dirigenti sindacali, occuparsi più a fondo delle vicende che riguardano la strage dei sette operai della Thyssen e che, per ragioni “tecniche” non vengono sollevate nelle aule dei tribunali ma che, proprio in quelle aule dove si tocca ancora con mano la tragedia del 6 dicembre 2007, si riaffacciano alla mente di chiunque abbia una coscienza e senta l’appartenenza alla stessa classe sociale dei sette eroi operai bruciati vivi nello stabilimento Thyssen di Torino. E’ scomodo ma è necessario! Perché non ci debbano più essere operai che muoiono per lavorare e perché chi dovrebbe essere punto di riferimento per i lavoratori li difenda e li sostenga veramente!

venerdì 26 marzo 2010

IN RICORDO DI 4 COMPAGNI MASSACRATI DAGLI SBIRRI DEL GEN. DALLA CHIESA


Il 28 marzo cade l’anniversario dell’eccidio di 4 compagni delle BR massacrati nel sonno dai carabinieri del Gen. Dalla Chiesa in via Fracchia a Genova. Nel riportare la sintesi degli avvenimenti tratta dal sito internet www.brigaterosse.org nel quale vi si può trovare anche un dossier sull’avvenimento, ricordiamo i compagni Lorenzo Betassa, nato a Torino, il 30 marzo 1952, studi medi, operaio, Riccardo Dura, nato a Roccalumera (ME), il 12 settembre 1950, operaio, Annamaria Ludmann, nata a Chiavari (GE), il 9 settembre 1947, segretaria, Piero Panciarelli, nato a Torino, il 29 agosto 1955, operaio Lancia, massacrati dai cani da guardia della borghesia senza che abbiano avuto nemmeno la possibilità ne di arrendersi, ne di difendersi.




All'alba del 28 marzo 1980 i carabinieri del nucleo speciale antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fanno irruzione in via Fracchia 12, a Genova, nell'appartamento abitato da quattro militanti delle Brigate Rosse. L'indirizzo e l'identità degli inquilini sono stati rivelati da Patrizio Peci, militante pentito delle BR.
Colti nel sonno, Lorenzo Betassa, Riccardo Dura, Annamaria Ludmann e Piero Panciarelli vengono uccisi.
L'esatta dinamica degli avvenimenti non è stata ancora perfettamente ricostruita.
Il comunicato ufficiale dei carabinieri parla genericamente di conflitto a fuoco, ma l'ingresso nell'abitazione, dopo “l'operazione”, viene vietato alla stampa e alla televisione per diversi giorni.
Il giorno 1 aprile la magistratura chiede un supplemento di indagini necroscopiche sui corpi e perizie balistiche su tutte le armi, per accertare la dinamica degli avvenimenti. Appare soprattutto incerta l'attribuzione del ferimento del maresciallo Benà, colpito di striscio da un proiettile calibro 9, arma in dotazione ai carabinieri.
Solo otto giorni dopo, il 5 aprile 1980, la magistratura riceve il rapporto dei carabinieri su quanto accaduto quella notte ed emette un suo comunicato.
Il comunicato delle magistrature è del 5 aprile 1980, ma i magistrati entrano nell'appartamento di via Fracchia soltanto l'8 aprile 1980. In complesso, quindi esso è rimasto sotto il pieno controllo dei carabinieri per 11 giorni.
I giornalisti sono ammessi per la prima volta nell'appartamento il giorno 8 aprile 1980.
La “vista” è permessa per soli tre minuti ed essi entrano uno solo alla volta, accompagnati da un ufficiale dell'Arma. Molti di essi rilevano che non tutte le cose riferite in forma ufficiale dai carabinieri combaciano con ciò che i loro occhi hanno potuto vedere.

Il 30 marzo con una telefonata all’ANSA, era stato fatto trovare il volantino di commemorazione, datato sabato 29 marzo 1980.
Copie del volantino vengono diffuse, nello stesso giorno, nelle maggiori città e, nei giorni successivi, a Genova, nell'Oregina, in via Napoli, a Granarolo e a Sampierdarena. In un reparto dell'officina 76 dello stabilimento Fiat di Mirafiori, a Torino, nei giorni successivi, compare una stella a cinque punte con la scritta rossa: “Onore ai compagni caduti a Genova”.

Contro la censura de La Stampa


Giovedì 25 marzo alcuni antifascisti si sono riuniti in presidio sotto la redazione de La Stampa di Torino per protestare contro la censura sul caso del comunista turco AVNI ER che, rinchiuso nel CIE di Bari in attesa della decisione della commissione sui chiedenti asilo politico, rischia l’espulsione verso il suo paese d’origine e quindi il carcere e la tortura.
Non solo La Stampa di Torino, partecipa, con altri quotidiani, alla sistematica censura su casi come quello di AVNI (per il quale la nostra Costituzione prevede il riconoscimento dello stato di perseguitato politico) o come quello di Joy, la cittadina nigeriana stuprata da un commissario di polizia in un CIE e poi manganellata e minacciata, ma si rende paladina delle “ragioni” dei torturatori turchi o degli stupratori interni alle forze dell’ordine! Certo, Calabresi, il direttore de La Stampa di Torino, avrebbe dovuto fare tesoro dell’esperienza del padre, commissario di polizia a Milano, che all’atto del defenestramento dell’anarchico Pinelli , dirigeva le fasi dell’interrogatorio in quella stanza del 4° piano della questura milanese. Il direttore de La Stampa, facendo tesoro dell’esperienza di suo padre, avrebbe dovuto impegnarsi nel ricercare sempre la verità con la V maiuscola invece di prestarsi a leccare il culo al padrone di turno e pubblicare articoli di giornalisti ancor più faziosi e leccaculo di lui come Massimo Numa denigratore di chiunque alzi la testa per difendere il propri diritti. Ma se questi direttori di giornali e questi giornalisti possono fare il loro “mestiere”, lo devono alla Costituzione nata dalla Resistenza partigiana che sancisce anche il diritto di cronaca tra i tanti diritti che per lo stesso direttor Calabresi sono carta straccia! Gli antifascisti torinesi non mancheremo mai occasione per ricordaglielo carissimo direttore!

giovedì 25 marzo 2010

Volantino udienza Thyssen Krupp 26 marzo

per ingrandire cliccare sull'immagine


L’udienza di mercoledì 24 marzo al processo contro i padroni stragisti della Thyssen Krupp ha visto “sfilare” ancora testimoni (otto) della difesa tra cui dirigenti dei Vigili del Fuoco e funzionari regionali del Dipartimento Ambiente settore grandi rischi. Le domande dell’avvocato Audisio erano le stesse poste ai testimoni dell’udienza precedente, anch’essi appartenenti ai Vigili del Fuoco: “come erano composte le commissioni, che mansioni svolgevano” etc, etc. E’ evidente il tentativo degli avvocati mercenari di voler spostare l’attenzione sulle eventuali responsabilità degli organismi e degli enti che facevano parte del Comitato Tecnico Regionale e delle apposite commissioni che dovevano accertare l’idoneità dell’azienda in relazione alle misure di prevenzione incendi. Uno scaricabarile reso possibile proprio da quel sistema, tanto caro ai padroni, che permette loro di corrompere, ricattare e fare pressioni sugli enti preposti al fine di renderli compiacenti e complici delle aziende. Il caso degli ispettori dell’INPS, indagati dal PM Guariniello, è emblematico.

I padroni, tramite i loro avvocati, perdono tempo e scaricano le responsabilità della strage sui loro servi, funzionari e delegati dei vari settori ed enti istituzionali. Così facendo tentano di arrivare alla sentenza con la derubricazione del reato per il quale sono accusati: da omicidio volontario ad omicidio colposo. Il decreto legge sul processo breve e la riforma della giustizia annunciata dal mafioso Berlusconi faranno il resto! Ma questo processo mette in luce anche l’estrema difficoltà dei padroni di fronte alla crisi del loro sistema, una crisi economica, politica e sociale alla quale sono costretti a far fronte con imbrogli, raggiri, censure e repressione. Per tutti i proletari questo è il processo contro tutti i padroni e contro il loro sistema di fame, miseria, sfruttamento e morte!

- Perché i padroni continuano a far morire operai nelle fabbriche e sui cantieri

Perché non si debba più andare al lavoro come se si andasse in guerra rischiando di non rientrare più a casa e non poter riabbracciare i propri famigliari!

Tutti sanno perfettamente che la giustizia borghese è parte integrante del sistema diretto da un pugno di parassiti che con la loro disponibilità economica decidono il bello e il cattivo tempo. Tutti si rendono anche conto che in un sistema del genere, anche i magistrati onesti e sinceramente democratici, non potranno certo superare i limiti consentiti dalla legge. Malgrado ciò questo processo rappresenta un precedente importante perché, per la prima volta nel nostro Paese, i padroni responsabili della morte di operai, sono alla sbarra per rispondere di omicidio volontario. E’ un fatto importante che il proletariato deve valorizzare con la mobilitazione e la controinformazione! Non possiamo lasciare completamente nelle mani della borghesia e dei suoi servi delle istituzioni e della carta stampata la gestione di una vicenda che riguarda tutti gli operai, i lavoratori e le loro famiglie!

Se i dirigenti dei sindacati di regime, e i partiti che fanno riferimento al mondo del lavoro non si muovono dobbiamo essere noi lavoratori a farlo! Ma anche questa battaglia fa parte della lotta più generale per abbattere il sistema di fame, miseria, morte, corruzione, arroganze e sfruttamento al quale la classe dominante vuole costringere le masse popolari.

Per porre fine definitivamente a questo sporco sistema è necessario che la classe operaia si organizzi legandosi alle organizzazioni che lavorano alla ricostruzione del Partito Comunista , strumento necessario per l’abbattimento del sistema capitalista e per la costruzione di una società superiore, il socialismo.!


mercoledì 24 marzo 2010

Processo Thyssen Torino. Presidio CCP,Proletari Comunisti, RETE per la Sicurezza


PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 24 MARZO

L'odierna seduta si apre alle ore 9:40 - davanti ad un pubblico formato in massima parte da un gruppo di una cinquantina di studenti dello Istituto Tecnico "Da Passano" di Orbassano - e prevede che vengano ascoltati otto testimoni convocati dalla difesa, che oggi è rappresentata dal solo avvocato Audisio, coadiuvato, a partire dalle ore 11:00 circa, dall'avvocato Anglesio che gli fa da "portaborse", limitandosi alla consegna ai testimoni di documenti da visionare.

La giornata si articola così: in mattinata vengono ascoltati tre componenti - tutti Vigili del Fuoco - del Comitato tecnico regionale (si tratta degli ingegneri: Carviani, Funndarò e Riccobono, rispettivamente, tra il 2005 ed il 2007, di stanza a: Alessandria, Verbania e Cuneo), mentre nel pomeriggio è la volta di altri cinque ingegneri facenti parte del Ctr, ma in qualità diverse (Orso Gianone, funzionaria della Regione, dipartimento ambiente, settore grandi rischi; Donato, funzionaria dell'Agenzia regionale protezione ambiente, settore grandi rischi; Giannone, funzionario della Regione e segretario del Ctr; Giordano, dirigente vicario del comandante dei VV.FF. di Torino dal febbraio 2007 al febbraio 2008, precedentemente a Cuneo, interpellato in quanto presente alla riunione del 21 giugno 2007 al posto del suo comandante; Minassi, direttore del dipartimento Ispels di Biella e ad interim di Alessandria); al termine della ottava testimonianza la presidente, Maria Iannibelli, aggiornerà la seduta a venerdì 26 marzo.

Le testimonianze più interessanti sono quelle della mattinata, durante le quali si evince che la difesa dei padroni assassini - non riuscendo in alcun modo a criminalizzare gli operai, essendo sino ad ora state smontate dal pm Raffaele Guariniello tutte le loro tesi pretestuose sul comportamento errato da parte dei dipendenti - intende cercare di scaricare le colpe per l'eccidio del 6 dicembre 2007 sugli altri enti, quelli che facevano parte del Ctr.

E' palese la volontà di dimostrare che il Ctr non avrebbe svolto correttamente il proprio dovere circa le ispezioni e le relative prescrizioni: come se le omissioni del Ctr fossero tali da assolvere la azienda dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza e soprattutto di quella relativa alla prevenzione degli incendi.

Le due omissioni si possono eventualmente solo sommare, non elidere la una con la altra; il fatto che il Ctr abbia omesso di emettere alcune prescrizioni - cosa pacificamente accertata, e peraltro sottolineata a più riprese dai pm, con domande che mettono sempre più in cirsi i testi - non può essere motivo per sollevare la azienda dall'obbligo di mettere in sicurezza gli impianti; se avviene questo, non si può che tornare alla imputazione per "omissione DOLOSA dell'attuazione delle norme sulla sicurezza".

La nostra sensazione è che la difesa abbia rinunciato a sostenere la non responsabilità dei propri assistiti, puntando piuttosto ad alleggerirne le posizioni processuali attraverso il coinvolgimento di altri enti, ma a giudicare da quanto finora emerso non sembra che questo atteggiamento porti i frutti sperati dagli avvocati degli assassini.

Torino, 24 marzo 2010

martedì 23 marzo 2010

LIBERTA' PER AVNI ER


PRESIDIO
GIOVEDI' 25 MARZO h16:00
DI FRONTE ALLA SEDE DELLA STAMPA
VIA MARENCO 32 TORINO

Prosegue il processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp. Durante la seduta del 16 marzo scorso sono stati ascoltati altri testimoni citati dalla difesa. I primi sono stati gli ingegneri Ferraro e Polito, comandanti provinciale e regionale dei vigili del fuoco. Il primo era anche presidente del Comitato tecnico regionale (Ctr), mentre il secondo era capo della Commissione ispettiva del Ctr, quella che aveva il compito di verificare la conformità del sistema di gestione sicurezza (Sgs) alle linee guida del ministero dell’ Ambiente. L’Avv. Audisio, difensore dei dirigenti della Thyssen, ha chiesto se si sapesse chi fosse il membro della commissione Tecnico Regionale che rappresentava l’azienda, ma l’ing. Ferraro non se lo ricordava così ché, l’avvocato gli ha consegnato un incartamento pregandolo di vedere se in quelle vi fosse quel nominativo. La ricerca, nel silenzio totale dell’aula, è durata parecchi minuti sino a che il povero ingegnere dei pompieri ha trovato il nominativo che rispondeva al dirigente Thyssen (guarda un po’) Cafueri. Al di la di queste nauseabonde manfrine dei difensori della Thyssen, dagli interrogatori emerge che nel 2006 la Commissione fa un ispezione all’interno della fabbrica denotando molte anomalie relative alla sicurezza malgrado l’ispezione fosse (gli ispettori non potevano girare liberamente) “pilotata” dai dirigenti dell’azienda. La Commissione quindi annotò tutte queste anomalie e soltanto nel 2007 (per “problemi tecnici” non ben definiti) esse furono notificate alla Thyssen, con l’intimazione di mettersi in regola entro il 31 dicembre dello stesso anno, altrimenti il certificato di prevenzioni incendi non sarebbe stato rilasciato. Come faceva l’azienda ad essere in possesso del certificato nel periodo in cui avvenne la strage di operai? E cioè il 6 dicembre del 2007? Beffa tra le beffe: soltanto il 19 dicembre 2007 la Thyssen invia una lettera alla commissione nella quale conferma l’adeguamento della sicurezza che verrà poi verificato dalla commissione il 21 gennaio 2008. Se non sono fatti concreti questi, allora gli avvocati della Thyssen Krupp dovrebbero spiegare cosa sono per loro i fatti, considerando che essi citano a testimoniare persone che durante l’audizione, fanno emergere le prove delle malefatte dei loro assistiti. Ma a che gioco stanno giocando? E’ forse la certezza dell’impunità che porta gli arroganti dirigenti della Thyssen a concordare con i loro avvocati mercenari una linea difensiva evidentemente autolesionista, pur di prendere tempo ed attendere la prescrizione garantita dal futuro DDL sul processo breve? I fatti sono fatti e si basano sulla concretezza e di concreto in questa atroce vicenda c’è la responsabilità consapevole dell’azienda che faceva lavorare gli operai, anche con turni straordinari, in uno stabilimento privo delle misure di sicurezza necessarie! Di concreto ogni anno muoiono più di mille lavoratori e altre migliaia rimangono infortunati. Di concreto esiste un sistema che permette ai padroni di mutilare ed uccidere gli operai! Concretamente, però, è possibile spazzare via questo sistema e sostituirlo con una società senza sfruttati ne sfruttatori! Una società socialista! Per fare questo è necessario che la classe operaia si organizzi per riprendere in mano il proprio sindacato e per costruire il suo partito, il Partito Comunista!

lunedì 22 marzo 2010

CONTRO LA REPRESSIONE! SOLIDARIETA' CON I COMPAGNI DI STELLA ROSSA!

SABATO 27 MARZO

CASA DEL POPOLO "STALINGRADO 43"

VIA SPOTORNO 4 TORINO

h17:30 ASSEMBLEA CONTRO LA REPRESSIONE -interverranno 2 compagni del Collettivo Stella Rossa di Biella e uno dei compagni arrestati nel recente bliz del fascista PM Padalino contro la solidarietà e l'antirazzismo

h20:00 CENA POPOLARE 10 euro -per contribuire alle spese legali dei compagni del Collettivo Stella Rossa

VERGOGNO SA SENTENZA CONTRO L'OPERAIO SALVATORE PALUMBO


da Proletari Comunisti
Comunicato stampa 20/03/2010

Il giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, dopo l’udienza dell’11 marzo
scorso, ha emesso la sentenza nel processo della Fincantieri contro
Salvatore
Palumbo, operaio licenziato perché ha ripetutamente denunciato le condizioni
di
insicurezza sul posto di lavoro. Con questa sentenza di primo grado il
giudice
ha rigettato il reintegro dell’operaio al proprio posto di lavoro.
Si tratta di una sentenza a dir poco vergognosa. In questo processo il
giudice
ha espresso costantemente disprezzo per la difesa dell’operaio,
fiancheggiando
nella sostanza la Fincantieri e i suoi avvocati profumatissimamente
retribuiti.
Il giudice ha impedito l’acquisizione di atti, documentazione e
testimonianze
e infine anche una perizia tecnica sul luogo di lavoro, tutte cose a favore
dell’operaio, di fatto facendosi complice della Fincantieri i cui dirigenti
negli anni sono stati indagati, accusati, e sono anche finiti in galera per
alcuni mesi proprio per la non applicazione di norme di sicurezza nel
cantiere.
Molti di questi dirigenti sono ancora sotto processo per gli operai ammali e
morti per essere stati a contatto con l’amianto.
L’avvocatessa dell’operaio, che si è detta sconcertata dall’esito del
processo, sta già preparando il ricorso in appello.
La Rete esprimono la massima solidarietà all’operaio e alla
sua famiglia e stanno preparando un’assemblea per i prossimi giorni, mentre nei
prossimi mesi continueranno a sviluppare la campagna di sostegno.
Il nodo palermitano della rete per la sicurezza nei luoghi di
lavoro

SOLIDARIETA' A PALUMBO DAL CCP

Esprimiamo la più sentita vicinanza con l'operaio Salvatore Palumbo e lo sdegno per la vergognosa sentenza che lo ha visto perdere in tribunale, la causa per il suo reintegro in azienda. La questione della sicurezza sui luoghi di lavoro viene addirittura citata costituzionalmente, ma sempre e comunque interpretata, appena possible, da giudici compiacenti e filopadronali, quali quello che ha emesso la sentenza in favore della Fincantieri. Questa sentenza dimostra, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che la materia riguardante i diritti degli operai e delle masse popolari, non può essere lasciata soltanto nelle mani della Magistratura borghese, ma deve essere promossa e supportata dalla mobilitazione dei lavoratori e popolare. Le aule di Tribunale sono luoghi in cui viene applicato il concetto della "Giustizia uguale per tutti". Questo è il concetto sul quale si fondano le contraddizioni e le faziosità della legislazione del regime democratico borghese. Leggi commissionate dalla classe dominante e emanate e applicate dai suoi degni servitori in qualità di sbirraglia e di magistrati che, a vario titolo e a vari liveli, investono comunque il ruolo di coloro i quali applicano la legge della borghesia. La giustizia è quindi uguale per tutti anche nei casi in cui l'ugualianza tra i doveri, gli oneri e i diritti dei singoli cittadini, non è assolutamente tale. I padroni non sono uguali agli operai e i loro interessi contrastano con gli interessi dei lavoratori e delle masse. Quindi anche il rapporto tra doveri e diritti è ben diverso se riguardano i diritti e i doveri del lavoratore e quelli invece del padrone.


Piena solidarietà all'operaio Salvatore Palumbo! L'unica giustizia è quella proletaria!

domenica 21 marzo 2010

TORINO, IL CCP ALLA MANIFESTAZIONE NOTAV DEL 20.03.2010

Migliaia di persone alla manifestazione NO TAV di Torino, hanno sfilato per le vie della città. La Stampa, il giorno seguente, denota principalmente noie al traffico cittadino. Il direttore della "Busiarda", come viene popolarmente definoto il quotidiano torinese, si dimostra senza dubbio degno del suo papà, commissario di polizia, che nel 1969 fece volare giù l'anarchico Pinelli dal terzo piano della questura milanese dopo averlo accusato di essere l'autore dell'attentato fascista alla Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano.

mercoledì 17 marzo 2010

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO DIFENDE LA COSTITUZIONE E VIENE ATTACCATO DAI FASCISTI RAVELLO, BONINO E MARRONE DI AN!


Lunedì 15 marzo, durante un presidio davanti al comune di Torino contro l’espulsione del perseguitato politico turco AVNI ER, organizzato da alcuni antifascisti torinesi, Beppe Castronovo, Presidente del consiglio comunale ha adempito pienamente ai suoi compiti istituzionali annunciando l’intenzione di proporre un ordine del giorno in sostegno di AVNI che rivendica l’art. 10 della Costituzione che recita: “Lo straniero al quale sia impedito al suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Per questo motivo i fascisti che si nascondono dietro la facciata democratica delle cariche istituzionali, hanno attaccato (“Cronaca Quidel 17 marzo 2010) il Presidente del consiglio comunale. Ai fascisti la nostra Costituzione non piace perché è la Costituzione nata dalla Resistenza partigiana. I fascisti Ravello, Bonino e Marrone con questo attacco a Castronovo, attaccano la Costituzione e dimostrano disprezzo per la vita umana perché, come tutti ben sanno, AVNI ER se venisse espulso dal nostro paese, rischierebbe il carcere e la tortura in Turchia e molto probabilmente anche la morte. I fascisti Ravello, Bonino e Marrone che si riempiono la bocca con il rispetto per la vita umana soltanto quando si tratta di diffamare gli oppositori del sistema e attaccare la 194 per fare piacere agli esponenti vaticani, nella pratica invece, si distinguono per il loro arrogante disprezzo per tutto ciò che non sia uguale a loro. Sono fascisti, razzisti ed omofobi!

Per questi signori non dovrebbe esserci diritto di tribuna e invece, proprio “grazie” alla lotta partigiana e alla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, possono sedersi sui banchi istituzionali! Esprimiamo quindi la nostra piena solidarietà al Presidente del consiglio comunale di Torino e invitiamo tutti gli antifascisti e i sinceri democratici, ad inviare messaggi di sostegno e solidarietà a Beppe Castronovo
( e-mail: presidente.consigliocomunale@comune.torino.it ).

martedì 16 marzo 2010

CCC/Poletari Comunisti COMUNICATO CONGIUNTO

Il 28 febbraio 2010 si è tenuta la riunione congiunta dei compagni di Proletari Comunisti e del Coordinamento dei Collettivi Comunisti, per affrontare il problema delle condizioni necessarie per far avanzare il processo di unità nel quadro generale della battaglia per la costruzione del partito comunista.

Nella riunione si è approfondito in particolare il problema di quale posizione sviluppare a fronte dell'ampia area di compagni che vanno riconoscendo la crisi dei partiti della sinistra borghese e vanno ricercando una nuova prospettiva per i comunisti in Italia.

Nella discussione è emersa la necessità di chiarire con precisione cosa appoggiare e cosa combattere in questo campo nella congiuntura attuale, fermo restando la comune convinzione che il processo di costruzione del partito comunista non vede in questo il suo centro.

Nello stesso tempo è emersa un'ampia convergenza ideologica, politica e pratica nel continuare il processo unitario e farlo avanzare definendone obiettivi, tempi e percorso.

A questo scopo viene formata una commissione congiunta per elaborare un documento di fase, vincolante per tutti i compagni appartenenti alle due organizzazioni, come tappa di questo percorso.

La commissione congiunta contribuisce e sostiene tutte le forme di pratica unitaria nella lotta di classe in corso, in particolare sostiene la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, la mobilitazione antifascista e contro la repressione, l'intervento verso la classe operaia e nelle lotte dei lavoratori in generale; la commissione congiunta favorirà un confronto e una migliore comprensione sulla questione della lotta rivoluzionaria nel movimento delle donne e sul lavoro internazionalista.



La commissione congiunta si riunirà entro tre mesi.



28.2.2010



I compagni di Proletari comunisti

I compagni del Coordinamento dei Collettivi Comunisti.

lunedì 15 marzo 2010

LIBERTA’ PER AVNI ER ! PRESIDIO SOTTO AL COMUNE DI TORINO


Lunedì 15 marzo alle 9,00 un gruppo di antifascisti ha tenuto un presidio di fronte al comune per sollevare alle Autorità cittadine la questione di AVNI ER, comunista turco che rischia l’espulsione in Turchia e quindi anche il carcere e la tortura. Contro l’espulsione del compagno turco hanno preso posizione pubblica il consiglio regionale della Puglia, quello provinciale di Lecce, quello regionale della Sardegna, della Toscana e della Campania.

Sono stati diffusi centinaia di volantini e al megafono un compagno invitava vivamente i consiglieri a difendere la Costituzione, sulla quale essi hanno giurato, e a prendere una posizione pubblica a favore del riconoscimento di rifugiato politico per AVNI ER.

Alcuni consiglieri si sono mostrati interessati e sensibili all’argomento tanto che anche il Presidente del Consiglio comunale (Beppe Castronovo del PRC) è uscito ad incontrare i compagni fuori dal Comune. Castronovo, dopo avere detto di conoscere approfonditamente l’argomento e di condividere, come gli altri consigli, la necessità di prendere posizione, ha detto che alla riunione dei capigruppo del consiglio comunale avrebbe presentato un ordine del giorno. Diceva Castronovo che, a causa della prossima tornata elettorale, il consiglio cesserà di riunirsi e riprenderà i lavori il 9 aprile. Non assicurava quindi, che la discussione sulla situazione di AVNI, si sarebbe potuta affrontare nella stessa giornata di lunedì 15 marzo. Castronovo comunque farà un comunicato stampa nel quale dichiarerà pubblicamente l’intenzione.

Staremo dunque a vedere se anche i consiglieri comunali di Torino sottoscriveranno una mozione contro l’espulsione di AVNI difendendo così la Costituzione sulla quale hanno giurato dopo essere stati eletti (ART. 10: “lo straniero al quale sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”)


ANTIFASCISTI TORINESI

venerdì 12 marzo 2010

TRE COMPAGNI DEL COLLETTIVO STELLA ROSSA DENUNCIATI, A LORO LA SOLIDARIETA' DI TUTTO IL PROLETARIATO!



Ieri sera, giovedì 11 marzo, circa alle 22:00 tre compagni del collettivo Stella Rossa di Biella, mentre erano intenti ad attacchinare manifesti per il presidio contro la repressione indetto per il giorno successivo, sono stati fermati da due poliziotti in borghese che, a seguito dell’identificazione, hanno contattato la DIGOS che ha deciso di portare i tre compagni in questura. Sono stati trattenuti per diverse ore senza che venisse formalizzata alcuna accusa mentre l’intera DIGOS di Biella, capitanata dall’ispettor Fois, gli sfilava davanti minacciando i compagni con frasi del tipo “o firmate questo verbale o finisce male”. I compagni si sono decisamente rifiutati di firmare e alle 3 di notte, vista anche l’immediata mobilitazione di alcuni compagni fuori dalla questura e le telefonate di protesta, tra cui quella del segretario di Rifondazione Comunista di Biella e del circolo di Cossato, la DIGOS si è vista costretta a rilasciare i compagni commutandogli una multa di circa 100 euro a testa per attacchinaggio abusivo.

Questa ennesima operazione degna della peggiore polizia fascista si inserisce in una campagna intimidatoria che ormai da mesi va avanti contro il Collettivo Stella Rossa, con continui fermi, perquisizioni arbitrarie personali e delle autovetture, culminati con le denuncie di qualche giorno fa nei confronti di Umberto e Valentina colpevoli, secondo i cani da guardia della borghesia, di aver guidato una manifestazione studentesca non autorizzata.

Solo la lotta può spezzare questi attacchi e ritorcerli contro chi li fa. Perché, come dimostrato anche dalla scarcerazione degli antirazzisti torinesi, la mobilitazione può fermare la repressione e costringere i pezzi più o meno sinceramente democratici dei funzionari dello stato, a prendere una posizione chiara a difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione e continuamente difesi dalla mobilitazione delle masse popolari, come ad esempio quello della libertà di espressione inserito nella Costituzione per mezzo dell’articolo 21.

Questa campagna intimidatoria, che la DIGOS di Biella sta mettendo in piedi con tutte le sue forze, anche violando le stesse loro regole, denota chiaramente come la borghesia abbia paura dei comunisti quando si organizzano e iniziano a lottare per la ricostruzione del partito della classe operaia, il partito comunista, e la creazione di un sistema senza più sfruttati ne sfruttatori.

VOLANTINO UDIENZA PROCESSO THYSSEN 12 MARZO

clicca sul volantino per ingrandirlo

mercoledì 10 marzo 2010

L'ANPI di Torino, Sez. Lingotto prende posizione pubblica contro l'espulsione di AVNI ER


NO ALL’ESTRADIZIONE PER AVNI ER

Il Comitato di Sezione, riunito in data 3 marzo 2010 ha, tra gli altri argomenti, approvato il seguente
comunicato che trasmette al proprio Comitato Provinciale di Torino e p.c. all’ANPI Nazionale e agli
organi di stampa in indirizzo.
Appreso della incredibile situazione in cui si trova Avni Er, il quale, reo solamente di aver svolto
una massiccia opera di contro-informazione sulle politiche repressive dello Stato turco, è stato
condannato a 7 anni di reclusione per “appartenenza” al DHKP-C, un partito comunista della
sinistra rivoluzionaria turca, inserito arbitrariamente (come riconosciuto il 23/1/08 dall'Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa) nelle famigerate liste nere stilate istericamente dall’Unione
Europea dopo l’11 settembre.
Attualmente Avni Er, scarcerato per fine pena, si trova nel CIE (Centro di Identificazione e
Espulsione) di Bari, in attesa di una risposta alla sua richiesta di asilo politico in Italia.
Considerato che:
il 7 febbraio 2008 la Corte d’Appello di Anversa, impegnata a giudicare altri 11 militanti del
DHKP-C, si è rifiutata di riconoscere tale organizzazione quale “gruppo terroristico”,
prosciogliendo tutti gli imputati;
A.N.P.I. - Sezione Torino Lingotto- Via Praciosa, 11 - 10024 Moncalieri (To) - Tel. 011. 6822122
anpitorinolingotto@libero.
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l’articolo 10 della Costituzione italiana recita: “Non è ammessa l’estradizione dello straniero
per reati politici.” e “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio
delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel
territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.”;
le Autorità italiane procedendo all’espulsione di Avni Er consegneranno un oppositore
politico nelle mani dei suoi aguzzini, contravvenendo alle stesse norme di diritto
internazionale;
Chiediamo all’ANPI Provinciale di Torino e l’ANPI Nazionale di farsi promotori nelle forme e
nelle modalità di competenza, presso il Presidente della Repubblica italiana e presso il Ministro
della Giustizia e il Ministro dell’Interno, per le rispettive competenze, affinché lo Stato italiano non
conceda l’espulsione di Avni Er;
Chiediamo altresì ai nostri interlocutori di farsi promotori perché venga accolta l’istanza di asilo
politico presentata da Avni Er;
Si chiede infine che venga fatta luce sul numero e sulla situazione dei richiedenti asilo politico che
attualmente sono reclusi nei Centri d’Identificazione ed Espulsione.
Il Comitato di Sezione di
Torino Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfia
“Giacomo Perotti M.A.V.M. e Alberto Appendino”
A.N.P.I. - Sezione Torino Lingotto- Via Praciosa, 11 - 10024 Moncalieri (To) - Tel. 011. 6822122
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lunedì 8 marzo 2010

NON VIVERE PER LAVORARE E MORIRE SUL LAVORO MA LAVORARE PER VIVERE



NON VIVERE PER LAVORARE E PER MORIRE SUL LAVORO MA LAVORARE PER VIVERE!


Venerdì 12 dalle ore 21,00 presso la sala della circoscrizione 9 di via Cherasco 10 la RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO (nodo torinese) presenta la campagna nazionale per la riassunzione dell’operaio della FINCANTIERI di Palermo Salvatore Palumbo.



Da un anno e mezzo circa Salvatore Palumbo si batte contro un ingiusto licenziamento messo in atto dalla Fincantieri di Palermo.
Per sette anni è sempre stato attivo all’interno della fabbrica, battendosi per la sicurezza sul lavoro, denunciando tutto quello che non andava e subendo per questo negli anni diversi “provvedimenti disciplinari” tesi ad impedire questa sua lotta.
Da quando è stato licenziato ha continuato a portare avanti la sua battaglia anche fuori della fabbrica con diverse iniziative pubbliche.

venerdì 5 marzo 2010

L'8 MARZO E' DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI UNITI CONTRO GLI SFRUTTATORI!


L’otto marzo del 1857 a New York, le operaie della fabbrica tessile Cotton entrarono in sciopero per ottenere la riduzione della giornata lavorativa. Esse percepivano un salario pari a meno di un terzo di quello degli uomini. Durante lo sciopero il padrone della fabbrica le rinchiuse all’interno dello stabilimento per poi dare fuoco a tutto. Centoventinove operaie morirono nell’incendio assassinate dal padrone stragista.
Nel 1910 la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, approvò la proposta della comunista tedesca Clara Zetkin di istituire la Giornata Internazionale della Donna, in omaggio alle operaie tessili di New York. In Italia la Giornata Internazionale della Donna fu tenuta per la prima volta nel 1922 per iniziativa del Partito Comunista d'Italia, sezione della Terza Internazionale comunista.
Sono trascorsi più di 150 anni da quella strage di operaie e, grazie alle dure lotte e alle battaglie condotte dai lavoratori uniti nel loro partito comunista e organizzati nel loro sindacato, si sono ottenute conquiste significative come ad esempio lo Statuto dei Lavoratori nel quale sono inseriti diritti che oggi i padroni tentano di eliminare approfittando della crisi economica. Infatti, a 150 anni da quella strage muoiono ancora operai bruciati nelle fabbriche (come i 7 della Thyssen Krupp di Torino) a causa della ricerca sfrenata di profitto da parte dei padroni che non investono nella sicurezza e nelle misure di prevenzione. Mille lavoratori muoiono ogni anno nelle fabbriche e nei cantieri del nostro Paese, aumenta la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro e viene attuata l’eliminazione dell’ART.18 aggirandolo con altre subdole regolamentazioni appena approvate dal Senato. Se già prima dell’acuirsi della crisi del sistema capitalistico e malgrado i diritti acquisiti con le lotte le lavoratrici italiane venivano comunque discriminate, oggi, con il procedere della crisi, esse subiscono ulteriori discriminazioni e vessazioni, sia nelle fabbriche e sul posto di lavoro, che nella società. Se per le donne appartenenti alla classe dominante la “questione femminile” riguarda soltanto la concorrenza con gli uomini senza mettere in discussione il sistema di sfruttamento, per le donne della classe operaia la battaglia sulla “questione femminile” consiste nel mettere in discussione proprio le cause della loro condizione. Una lotta che le donne proletarie devono combattere a fianco degli uomini appartenenti alla loro stessa classe. Una lotta per il diritto al lavoro, per l'equiparazione economica delle lavoratrici, per la parità dei diritti, per la difesa della L. 194, per la riduzione dell'orario, contro lo smantellamento dei servizi sociali, la schiavitù domestica, le discriminazioni e la violenza, le ingerenze clericali, ecc…
Altro che spogliarelli maschili e discoteche! La giornata della donna è una celebrazione che deve rilanciare la lotta contro i padroni e per la difesa dei diritti e delle conquiste!

giovedì 4 marzo 2010

NO ALL'ESPULSIONE DI AVNI ER NELLA TURCHIA FASCISTA


Avni Er è un compagno turco che era stato condannato a sette anni di carcere dalla magistratura italiana per la sua militanza nell’organizzazione comunista rivoluzionaria DHKP-C, organizzazione che lo stato fascista turco considera illegale. Alcuni mesi fa è stato scarcerato e su di lui pesa il rischio di essere espulso in Turchia, dove verrebbe certamente carcerato e torturato per ottenere presunte informazioni sull’organizzazione di cui fa parte.

Il corteo dei lavoratori immigrati di lunedì è stata una prima risposta di piazza contro lo sfruttamento e il razzismo che la borghesia vorrebbe imporci, altrettanto determinata deve essere la risposta contro l’espulsione di Avni Er, rivoluzionario prigioniero, e contro l’espulsione di tutti gli immigrati. Le espulsioni sono una piena violazione dei diritti che la nostra Costituzione nata dalla Resistenza garantisce, come quello di rifugiato politico

Pertanto, rilanciamo la mobilitazione per Avni Er dandoci appuntamento lunedì 8 marzo davanti al Comune alle ore 17 per mettere i consiglieri di fronte alle loro responsabilità e costringerli a prendere una posizione in merito alla questione e fare quanto in loro potere per fermare l’espulsione di Avni oppure smascherarsi come complici dello stato fascista Turco.

PRESIDIO

LUNEDI' 8 MARZO

ORE 17:00

DI FRONTE AL COMUNE


martedì 2 marzo 2010

COMUNICATO DEL COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI COMUNISTI IN SOLIDARIETA' CON UMBERTO E VALENTINA

UMBE E VALE ASSOLTI SUBITO

Il 25 febbraio 2010 i compagni Umberto e Valentina del collettivo Stella Rossa, aderente al Coordinamento dei Collettivi Comunisti, hanno ricevuto un avviso di garanzia in relazione ad una manifestazione studentesca svoltasi il 24 novembre 2009 per lottare contro l’accorpamento degli istituti professionali della provincia di Biella.

I due compagni rischiano fino ad un anno e mezzo di reclusione perché sono accusati di avere guidato la manifestazione senza che fosse autorizzata dalla questura. Questo avviso di garanzia si inserisce in un clima già di per se molto repressivo, in provincia di Biella come in molte altre città d’Italia, dove i compagni sono continuamente fermati e perquisiti dagli sbirri.

Con questa ennesima denuncia la DIGOS di Biella colpisce non solo due compagni da sempre in prima linea per difendere il diritto del proletariato di avere una scuola pubblica di qualità e gratuita, ma anche tutto il collettivo Stella Rossa che da ormai un anno guida le lotte degli studenti a Biella.

Il governo di mafiosi, affaristi e fascisti che dirige il nostro paese sta progressivamente potenziando l’apparato repressivo dello Stato per mezzo di leggi, decreti, corpi speciali, misure straordinarie in nome dell’”ordine” e della “sicurezza”. Gli arresti e le retate messe in piedi per colpire i compagni e le masse popolari in lotta sono continui.

Mentre le autorità dello stato borghese perseguitano i comunisti dall’altra, le stesse autorità, costringono tutti a vivere in una situazione sempre più insopportabile: viene distrutta la scuola pubblica, i servizi, vanno persi milioni di posti di lavoro mentre i padroni sono sempre più ricchi. E chi osa lottare contro tutto questo viene, perquisito, inquisito e carcerato.

I padroni tentando di uscire dalla crisi del loro ordinamento sociale in decadenza facendo pagare agli operai, ai lavoratori, agli immigrati e al resto delle masse popolari il peso della ristrutturazione e continuando spudoratamente ad accumulare ricchezze. I loro rappresentanti politici fanno la loro parte perseguitando chi si ribella a questo stato di cose e proteggendo dalle stesse leggi borghesi gli speculatori, gli imbroglioni, i mafiosi e gli sfruttatori.

Ma questa situazione non può che generare continuamente la forza che si oppone allo stato presente delle cose, le nuove leve che lo sconvolgeranno, anche a partire dalla mobilitazione in solidarietà a chi è colpito dalla repressione.

Gli studenti che lottano per una scuola gratuita, democratica, non più asservita agli interessi dei padroni, non più sottoposta ai tagli imposti dai governi borghesi, svolgo un ruolo molto importante nella più generale lotta delle masse popolari contro l’ordinamento borghese: questi studenti rappresentano il nostro futuro e la loro formazione influenza inevitabilmente il corso della storia.

Invitiamo quindi tutti i compagni a lottare contro questo ennesimo atto repressivo e ad esprimere tutta la propria solidarietà a Umberto e Valentina anche perché, come giustamente Stella Rossa dice nel suo comunicato, combattere contro questo ennesimo atto repressivo della questura di Biella non vuol dire soltanto lottare a fianco di chi lotta per difendere gli interessi degli studenti e delle masse tutte, ma anche difendere i diritti nati dalla Resistenza e sanciti dalla Costituzione che ne è espressione.

UMBE E VALE ASSOLTI SUBITO !

PER TUTTI I COMUNISTI, LIBERTA’ !



Facciamo sentire alla procura di Biella tutto il nostro dissenso e la nostra rabbia contro la repressione inviando fax, messaggi e telefonate di protesta a

Palazzo di Giustizia

Via Marconi, 28

13900 BIELLA

Recapito Telefonico: 015 - 24 52 511

Fax: 015 - 24 52 532

Posta Elettronica: tribunale.biella@giustizia.it





Coordinamento Collettivi Comunisti

lunedì 1 marzo 2010

INIZIATIVA PER AVNI ER ALLO SCIOPERO DEGLI IMMIGRATI



Oggi, 1 marzo, in concomitanza con lo sciopero dei lavoratori immigrati, alcuni compagni antifascisti e del Collettivo Comunista Piemontese sono intervenuti al corteo per denunciare la situazione di Avni Er, con uno striscione e un volantinaggio con lo scopo di informare sulla sua situazione.

Questo compagno turco era stato condannato a sette anni di carcere dalla magistratura italiana per la sua militanza nell’organizzazione comunista rivoluzionaria DHKP-C, organizzazione che lo stato fascista turco considera illegale. Alcuni mesi fa è stato scarcerato e su di lui pesa il rischio di essere espulso in Turchia, dove verrebbe certamente carcerato e torturato per ottenere presunte informazioni sull’organizzazione di cui fa parte.

Il corteo dei lavoratori immigrati di oggi è stata una prima risposta di piazza contro lo sfruttamento e il razzismo che la borghesia vorrebbe imporci, altrettanto determinata deve essere la risposta contro l’espulsione di Avni Er, rivoluzionario prigioniero, e contro l’espulsione di tutti gli immigrati. Le espulsioni sono una piena violazione dei diritti che la nostra Costituzione nata dalla Resistenza garantisce, come quello di rifugiato politico

Pertanto, rilanciamo la mobilitazione per Avni Er dandoci appuntamento lunedì 8 marzo davanti al Comune (orario da definirsi) per mettere i consiglieri di fronte alle loro responsabilità e costringerli a prendere una posizione in merito alla questione e fare quanto in loro potere per fermare l’espulsione di Avni oppure smascherarsi come complici dello stato fascista Turco.

VOLANTINO DEL CCP CHE VERRA' DISTRIBUITO ALL'UDIENZA THYSSEN DEL 2 MARZO

clicca sul volantino per ingrandirlo