venerdì 26 ottobre 2012

LETTERA PUBBLICA A TORINO E CINTURA NO TAV

Ogni singola lotta è la conseguenza delle molteplici aberrazioni che la borghesia vorrebbe costringerci ad ingoiare e che sono le fondamenta del sistema capitalistico basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di qualsiasi altra risorsa come ad esempio quella ambientale. La lotta contro la TAV quindi è una lotta che si inserisce nettamente in quella più generale contro questo sistema di sfruttatori, speculatori e mafiosi.
La lotta energica e di popolo contro la TAV è senza dubbio d’esempio per tutte le altre lotte in corso, in tutti i settori della società. Una lotta di popolo che ha dato forza e coraggio a tutti gli elementi della masse popolari impegnati su altri fronti, compreso i compagni del CCP. E’ evidente che in tutti i movimenti, comitati od organismi impegnati nelle singole lotte vi siano delle differenze dettate dalle diverse esperienze politiche e o sindacali, differenze che ha nostro avviso sono una risorsa per il movimento perché danno modo di confrontarsi sia sul merito che sul metodo delle battaglie da intraprendere o già in opera rendendole, in questo modo, più determinate. Sono diversità che dovrebbero rafforzare tutto il movimento e che dovrebbero essere di esempio a tutti quelli che fanno del settarismo la loro ed unica ragione di impegno coltivando soltanto i loro orticelli. Uno dei metodi più utilizzati al loro scopo è senza dubbio il rigetto dei simboli di appartenenza politica durante le manifestazioni. Con questo sistema che all’apparenza sembrerebbe atto ad unire tutti, si da adito all’individualismo di chi vorrebbe far prevalere la propria persona o il proprio gruppo composto da persone che necessitano dello stesso bisogno: apparire come singoli individui impedendo così al movimento la pluralità di cui necessiterebbe. Inoltre questo genere di logica, favorisce le infiltrazioni di fascisti e opportunisti e questo non possiamo certo permetterlo.
Da comunisti ed antifascisti, ovviamente, cerchiamo in ogni ambito in cui operiamo, di proporre la nostra visione del mondo e di legare tra loro tutte le lotte in corso contro questo sistema portando il nostro contributo a fare diventare un'unica lotta.
Ogni lotta contro questo regime non può che unirsi nella più generale LOTTA DI CLASSE, perchè chi la combatte sono le stesse masse popolari (operai, disoccupati, stidenti e pensionati) sfruttate e impoverite sempre di più dagli esponenti della borghesia.
Quindi è innegabile la relazione che c'è tra la LOTTA RIVENDICATIVA e la LOTTA DI CLASSE.
Noi del CCP siamo entrati in una stretta collaborazione con il comitato TORINO E CINTURA, una relazione proficua ma anche, in certi momenti, controversa. In particolar modo sulla questione della CMC e della campagna “C’è lavoro e lavoro”perché non è stata presa in considerazione la questione degli operai che lavorano ai cantieri per la TAV. Non sono infatti questioni separate ma facenti parte dello stesso sistema di sfruttamento e di speculazione. Per “proporre”ad un operaio di lasciare il suo posto di lavoro è necessario prima cercare di conoscere complessivamente la sua la sua condizione di sfruttamento e quella sindacale ed intervenire sul tema inserendo nelle parole d’ordine contro il TAV anche quelle relative alle rivendicazioni di quell’operaio. I sistemi sarebbero tanti ed uno di questi potrebbe essere quello di rendere pubbliche, nel maggior modo possibile, i dibattiti e le discussioni che si svolgono all’interno del comitato; in questo modo si raggiungerebbero più persone possibili che potrebbero, grazie alla pressa visione dei resoconti delle assemblee, unirsi concretamente alla nostra lotta. Questo il comitato Torino e Cintura dovrebbe prenderlo in considerazione. Il fatto di non rendere pubblici nessun resoconto assembleare e di cercare di sminuire, smontare o peggio censurare ogni proposta non portata avanti dai singoli individui disposti a tutto pur di apparire, sta portando pesanti conseguenze:

1- La repressione: Quando vengono isolate delle idee, solo perchè non partorite dalla propria mente, non si isola solo l'idea, ma si isolano anche i compagni che restando soli e quindi più a rischio.

2- Far differenza tra buoni e cattivi:
E' usanza ormai comune in questo comitato dissociarsi da vari tipi di azioni; se il nemico sa chi si dissocia di conseguenza sa anche chi non si dissocia, e a parer nostro anche questa è una forma di denuncia.

3- La gogliardia e il pacifismo:
Un grande movimento di lotta come il Movimento No Tav, con più di 20 anni di esperienza, con i suoi caduti, i suoi prigionieri, i suoi dispersi, non può improntare la sua lotta solo sulla gogliardia del tipo Clown army, Vasi alla Cmc, ecc… E tanto meno producente è la persistente apologia della non violenza che, a nostro avviso, favorisce il nemico: la Borghesia e la MAFIA.
Un movimento come il movimento No Tav si merita di più.
Ci chiediamo dunque, come ancora vari soggetti che pensano che si possa avere un dialogo con chi fa prigionieri, maltratta, tortura e uccide i Compagni, non siano criticati e ricondotti ad una più realistica visione della situazione.

Che fare dunque?
Le nostre proposte sono dettate dalla razionalità, da una visione comunista del mondo, dal metodo materialistico dialettico di vedere le cose:

1 Rendere pubblica ogni decisione assembleare, affinchè tutti possano interagire, dibattere, discutere ed unirsi alla lotta elevando il livello di confronto.
2 Adottare il Centralismo Democratico nelle Assemblee ( Metodo che garantisce anche di mantenere le proprie riserve, pur lavorando sempre nella direzione della maggioranza). La minoranza si dedica con abnegazione comunque alle direttive della maggioranza pur mantenendo le proprie riserve che potranno essere ridibattute nell’ambito dei vari bilanci delle iniziative svolte sul campo.

3 Educare le masse alla Resistenza, alla lotta di classe e all'Antifascismo.

4 Prendere coscienza che ogni mezzo, lecito per le masse popolari, non è per forza legale ( Ad esempio, non chiedere permessi per volantinaggi, o per manifestazioni varie) e che quindi, essendo lecito, deve essere utilizzato indebolendo così le forze del nemico.

5 Individuare, per ogni settore le persone più competenti, che dall'assemblea colgono le richieste e le trasformano in cose pratiche.

6 Denunciare con ogni mezzo ( Mezzo stampa, Web etc) i soprusi di varia natura da parte delle forze dell'ordine verso le masse popolari e non soltanto riguardanti la linea ad alta velocità contro la quale ci stiamo battendo.

7 Formare un servizio d'ordine per le manifestazioni contro gli infiltrati, reazionari, e per avere una costante protezione nel corteo.

Con questa lettera aperta intendiamo affrontare un dibattito che ci conduca ad una superiore unità .

SALUTI COMUNISTI E NO TAV 

mercoledì 24 ottobre 2012

ONORIAMO LA MEMORIA DEL COMPAGNO DELLE BR FRANCESCO BERARDI "SUICIDATO" DALLO STATO IN UN CARCERE DELLA BORGHESIA!

 Entrato nelle Brigate Rosse con la funzione di "postino" con lo scopo di diffondere ciclostilati inneggiati alle BR all'interno dell'Italsider, venne sospettato di coinvolgimento da Guido Rossa, anche lui operaio dello stabilimento, e il 25 ottobre 1978 venne scoperto da Rossa mettere ciclostilato su un distributore di bevande:   Tentò di fuggire, ma venne fermato dalla vigilanza della fabbrica, consegnato ai Carabinieri, si dichiarò prigioniero politico e poco dopo venne denunciato da Guido Rossa e processato per direttissima alla Corte d'Assise di Genova.   Il 31 ottobre 1978 venne processato alla Corte d'Assise di Genova e condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per partecipazione a banda armata ed associazione sovversiva e pubblica istigazione e apologia al processo continuò a dichiararsi prigioniero politico, e dopo la sentenza venne portato nel carcere di Cuneo e detenuto in cella singola in isolamento.   Il 24 ottobre 1979 venne trovato il corpo senza vita verso le 19:45 da dei secondini durante il servizio di controllo interno del carcere. Morto per impiccagione con le lenzuola della branda.

domenica 21 ottobre 2012



IL COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE, DURANTE LA MANIFESTAZIONE DEL CSOA GABRIO, HA ORGANIZZATO UN SERVIZIO D'ORDINE CONTRO L'INFILTRAZIONE DELLA DIGOS FACENDO ARRETRARE LE LORO MACCHINE DAL CORTEO.
QUESTA PRIMA AZIONE DEI COMITATI DI AUTODIFESA DELLE MASSE POPOLARI E' ANDATA A BUON FINE, MA PER FAR SI CHE ALTRE AZIONI VADANO MEGLIO DOBBIAMO ACCUMULARE FORZE RIVOLUZIONARIE E ALLARGARCI SEMPRE DI PIU' IN OGNI QUARTIERE.
PER QUESTO INVITIAMO TUTTI AD ADERIRE E FAR ADERIRE ALLA COSTITUZIONE DI NUOVI COMITATI DI AUTODIFESA PER LE MASSE POPOLARI.














venerdì 19 ottobre 2012

LETTERA APERTA AL P-CARC


                                           Sul numero di Resistenza (mensile dei CARC consultabile sul loro sito) del mese di ottobre, è apparso un articolo riguardante la mancata costruzione della sezione torinese di tale partito.
L’articolo faceva riferimento a due linee (una “di destra” e l’altra “di sinistra”dal punto di vista dei dirigenti dei CARC) interne al CCP che ad un certo momento, considerato il rientro, dopo una relativa lunga assenza, del compagno del CCP Valter Ferrarato, si sarebbero scontrate. Sempre secondo il punto di vista dei dirigenti dei CARC, la linea “di destra” interna al CCP avrebbe prevalso su quella “di sinistra” compromettendo il lavoro di formazione dei compagni e conseguentemente la costruzione della sezione torinese. Secondo i dirigenti dei CARC quindi avrebbe vinto la destra “movimentista” e “personalistica”. Nell’articolo di Resistenza si accenna
1) ad una minaccia di espulsione che la così detta (sempre dal punto di vista dei dirigenti del P.CARC) “fazione di destra” del CCP avrebbe rivolto ai tre compagni che per un momento sono stati abbagliati dalle lusinghe e dall’esteriorità espresse dal segretario nazionale dei CARC in occasione della loro richiesta di formazione politica in quel periodo mancante all’interno del collettivo comunista piemontese. Espulsione che a rigor di logica (diciamo noi) sarebbe dovuta avvenire d’ufficio in quanto i compagni avrebbero scelto di aderire ad un altro organismo o partito.
2) All’espulsione del compagno Valter Ferrarato e di atri compagni dal loro partito a causa della “diatriba”interna ai CARC  sulla parola d’ordine della costruzione di un “governo di blocco popolare”. Discussione che non vi è mai stata perché calata dall’alto ed indiscutibile a detta del loro segretario nazionale Pietro Vangeli durante una seduta della Direzione Nazionale dei CARC. Anzi, i compagni espulsi dai CARC (membri della Segreteria Nazionale) sono stati espulsi con l’accusa inconsistente di disfattismo perché si rifiutarono di fare autocritica forzata su di alcune loro posizioni chiedendo di mantenere le loro riserve, in linea con le regole del Centralismo democratico. I dirigenti dei CARC quindi ora “piangono” sul loro latte versato attribuendo alla “destra” interna al CCP la colpa del loro fallimento . Ma come?! Non erano proprio i massimi dirigenti del P. CARC ad asserire che se a vincere sono le posizioni della destra è perché la sinistra non è  in grado di presentare alcuna valida alternativa?! Inoltre i dirigenti dei CARC, sempre su Resistenza di ottobre, accennano una flebile e fine a se stessa autocritica asserendo di avere commesso errori dovuti alla superficialità con la quale avrebbero dato per “concluso il processo di rafforzamento ideologico e politico dei compagni” del CCP coinvolti, superficialità che gli avrebbe impedito“di tenere conto del processo storico individuale” dei compagni del CCP e delle “dinamiche interne al gruppo, aspetti necessari a impostare un serio e mirato piano di candidatura con un adeguato periodo di conoscenza e di verificareciproca”. I dirigenti dei CARC vogliono forse dire di avere fallito con il progetto della costruzione della sezione torinese a causa dell’arretratezza dei singoli compagni del CCP e dell’inadeguatezza dell’impostazione storico politica dello stesso gruppo? Questa sarebbe un autocritica? Oppure questo è l’ulteriore tentativo dei dirigenti del P.CARC di evitare ulteriori brutte figure all’interno del movimento comunista nazionale dopo avere cantato vittoria senza aver fatto i conti con l’analisi concreta della situazione concreta e con la loro boriosa autoreferenzialità che li ha portati a calare immediatamente la maschera pretendendo immediati sacrifici (anche di carattere economico) agli stessi singoli compagni del CCP come se essi fossero già inquadrati ed ammaestrati in una logica di sotterfugi che con la tattica politica poco hanno a che vedere?! Per la cronaca sono stati gli stessi tre compagni del CCP coinvolti a valutare concretamente la situazione traendone un analisi altrettanto concreta che ha fornito, quella sì, un insegnamento del quale  il segretario dei CARC Pietro Vangeli dovrebbe farne tesoro. L’analisi concreta della situazione concreta non la si costruisce dal nulla a tavolino ma essa è frutto proprio della capacità dei comunisti di vedere la realtà per quello che è, non per ciò che vorremmo che fosse; ma forse questo dipende dagli scopi che si perseguono mentre si analizza la realtà?!
Del resto, lo stesso segretario nazionale del P.CARC Pietro Vangeli, dopo avere ricevuto dal compagno del CCP Valter Ferrarato, richiesta di autocritica pubblica in relazione ai metodi utilizzati per espellere lui e la compagna Lia Giafaglione, ha risposto dicendo che l’autocritica i CARC la fanno con il “lavoro politico quotidiano”. Ma che razza di risposta sarebbe?! No compagni, crediamo fermamente che i metodi di questi dirigenti non abbiano nulla a che vedere con il comunismo e ne siamo dispiaciuti perché sappiamo che all’interno del P-CARC vi sono compagni in buona fede disposti a tutto per fare avanzare la bandiera rossa della rivoluzione proletaria. Ma l’articolo su Resistenza di ottobre dovrebbe fare riflettere.

Saluti comunisti CCP Collettivo comunista piemontese colcompiemonte@yahoo.it tel. 3476558445

mercoledì 17 ottobre 2012

Il PM aveva chiesto condanne da 4 a 6 anni per gli imputati

Primo grado di giudizio
Il tribunale ha deciso di togliere il reato di lesioni per tutti gli imputati e condanna
1 anno e 3 mesi per 7 imputati
1 anno per 5 imputati
assoluzione per 5 imputati


Siamo lieti che il nostro compagno Luigi ed altri compagni processati per gli scontri durante lo sgombero, siano stati asdsolti. Questa setenza dimostra ampiamente come, durante questo momento di crisi generale del sistema capitalistico, anche la giustizia demcratico borghese dimostri grandi falle nel suo sistema.
Tutte le montature e i castelli giudiziari si stanno sgretolndo come ad esempio quello del processo al (n) PCI e ai compagni dei CARC i quali sono stati assoltia Bologna.
E' decisamente un momento in cui la classe lavoratrice e tutto il proletariato possono approfittare della debolezza del sistema, (compreso quello giudiziario) ed alzare il tiro rispetto obbiettivi e tattiche rivoluzionarie. E' necessario costituire, in ogni quartiere e in ogni città, Comitati Popolari di Autodifesa per scongiurare la brutalità sbirresca e le montature della magistratura. AVANTI VERSO IL SOCIALISMO!

giovedì 11 ottobre 2012

NO TAV: LETTERA AL PRC RAVENNATE

Cari compagni,
siamo un collettivo di comunisti di Torino che ha aderito ala manifestazione del 13. La nostra adesione è stata alquanto dibattuta e la decisionedi esserci è stata dovuta proprio lle diaspore sul problema del lavoro che abbiamo sostenuto conuna folta parte di movimento NOTAV la quale, unilatealmente, ha inserito una campagna, a nostro avviso deleteria contro una coop.
La nostra battaglia ideologica all'interno del movimento NO TAV è riconosciuta nella pratca con la quale noi attuiamo la visione comunista del mondo e graze alla quale sappiamo lavorare sulle contraddizioni insite nel sistema capitalistico. Non siamo contro chi lavora, anzi: proprio perchè comunisti e NO TAV, siamo dalla parte di chi più patisce queste speculazioni e questi abusi come ad esempio la questione della TAV.
Saremo a Ravenna con le nostre bandiere e diffonderemo un volantino, non contro la CMC, ma bensi contro gli speculatori e i loro servi, in particolare i servi delle forze dell'ordine.
No essere presenti ala manifestazione non vuol dire sostenere le ragioni di una coop e l'etica di essa. E' necessario essere presenti proprio per rimarcare l'etica con cui le coop, nate sotto una stella diversa da quella attuale, debbano intrepretare le ragioni del lavoro e dei lavoratori.
Ci spiace chce abbiate preso quest decisione.
Collettivo comunista piemontese
via Saluzzo 13 Torino tel 3476558445

martedì 9 ottobre 2012

UN ESEMPIO DA SEGUIRE

Nell'ottobre del 1966, a Oakland, California, Huey Newton e Bobby Seale fondarono il Black Panther Party (di cui, in seguito, diverrà uno dei principali dirigenti George Jackson, autore de I fratelli di Soledad, scritto durante la lunga detenzione in carcere), con lo scopo di dotare la comunità nera di un'organizzazione in grado di proteggerla: l'autodifesa militante delle minoranze era dunque l'obiettivo prioritario delle pantere, che si rivolgevano in primo luogo al proletariato e al sottoproletariato dei ghetti delle grandi città, e sul piano politico - ideologico il socialismo rivoluzionario era il loro riferimento.
Il partito (che nei primi tempi era in realtà un gruppetto molto esiguo, ma che rapidamente crescerà fino a diventare un soggetto politico presente in tutti gli Stati Uniti) era una delle prime organizzazioni nella storia degli Stati Uniti a lottare per l'emancipazione delle minoranze etniche sulla base di un programma di uguaglianza economica, giustizia sociale e politica.
Nell'aprile 1967 esce il primo numero di The Black Panther, l'organo ufficiale del partito. "Accetto di essere considerato un fuorilegge, perché per cambiare le leggi devi metterti al di fuori della legge. Se fai così e la gente è con te, allora diventerai un eroe; se non lo è, allora diventerai un criminale. Accetto di essere considerato un deviante. Ho deviato dal rimanere docile. Questo governo ha distrutto il movimento, ha distrutto il fervore rivoluzionario della comunità... Ma sto aspettando che sorgano nuovi movimenti. I movimenti rivoluzionari arrivano a ondate e, se mi guardo intorno, vedo movimenti crescere dentro la comunità. Ora sono nel loro stadio infantile, ma io credo nella capacità del tempo di rimarginare tutte le ferite." (Huey P. Newton)

venerdì 5 ottobre 2012

CAMPAGNA PER LA COSTRUZIONE DI COMITATI POPOLARI DI AUTODIFESA

LENIN: LE FUNZIONI DI POLIZIA E QUELLE MILITARI DEVONO ESSERE SVOLTE DIRETTAMENTE DALLA POPOLAZIONE ARMATA

pubblicata da Cesidio Montatore il giorno Giovedì 26 luglio 2012 alle ore 23.22 ·
I brani proposti sono di Lenin e dimostrano chiaramente come la popolazione armata possa svolgere compiti di polizia giudiziaria, di polizia di sicurezza, di polizia amministrativa ed anche funzioni militari, e che possa farlo senza limitazioni particolari, mandando in soffitta l'idea malsana che bisogna avere chissà quali 'requisiti', 'benemerenze' o 'credenziali' per svolgere correttamente funzioni di polizia e che i corpi di polizia borghese siano addirittura indispensabili. La funzione di polizia in una società deve ovviamente esserci, ma il suo svolgimento da parte di 'corpi' che (secondo la propaganda dell'ideologia borghese) sarebbero particolarmente selezionati e quindi dotati di particolare credibilità e speciali meriti che - a dire della propaganda - sarebbero esclusivi di una élite dotata di particolari virtù, ebbene lo svolgimento da parte di tali strutture (si vedano ad esempio i corpi di polizia dell'attuale Repubblica italiana ed anche l'esercito) deve essere demistificato prima e nettamente e violentemente ripudiato poi.
A parte la considerazione che tutta la prosopopea circa la presunta onestà e circa il presunto rispetto della stessa legislazione borghese da parte degli appartenenti ai corpi di polizia risulta anche ai più sprovveduti solo una gigantesca mistificazione (non passa settimana e spesso non passa giorno che la cronaca non riporti di arresti, indagini a carico e condanne nei confronti di appartenenti ai più svariati corpi di polizia), il punto politico fondamentale è d'altra parte che tali strutture giocano da sempre un ruolo indispensabile per il sistema capitalista o in generale in un sistema di sfruttamento di classi rappresentando l'istituzione più antidemocratica ed antipopolare.
Al contrario la milizia popolare (come la Milizia operaia dell'URSS) non può non essere democratica, essendo direttamente composta dal popolo lavoratore in armi che vigila affinchè siano rispettate le norme socialiste.
E' chiaro che ovviamente i corpi di polizia dello Stato borghese non possano fare altro che imporre il rispetto della legislazione borghese (perchè in un sistema socialista non c'è posto per tali corpi) ed è altrettanto chiaro che le Milizie democratiche, operaie e popolari possono imporre solo ed esclusivamente la normativa socialista (infatti in un sistema di classi non trova posto nessuna di queste siffatte strutture democratiche di polizia).
Attualizzando l'analisi di Lenin all'Italia di oggi ed in generale al sistema capitalista che sta collassando dappertutto, è chiaro che con l'aumentare delle contraddizioni sociali aumenterà lo scontro diretto delle masse con le forze di polizia borghese le quali si smaschereranno ulteriormente agli occhi delle masse in lotta come le più nocive istituzioni antidemocratiche; ma è anche vero che a loro volta le contraddizioni esploderanno anche all'interno di tali forze di polizia ed anche alle forze militari, con gli elementi più democratici e più avanzati (una minoranza) che comprenderanno sempre meglio che la loro funzione (di polizia e militare) può avere un senso solo se unita a quella del resto della popolazione (che può e deve esercitare funzioni di polizia e militari).
Si ascolti quindi Lenin attraverso due estratti della terza delle quattro Lettere da lontano scritte nel 1917:
"Impedire che si ricostituisca la polizia! Tenere ben saldi in pugno gli organi locali del potere! Istituire una milizia realmente popolare, che comprenda tutto il popolo e sia diretta dal proletariato! è questo il compito del giorno, la parola d'ordine dell'ora. Essa risponde in egual misura agli interessi nettamente intesi dell'ulteriore lotta di classe, dello sviluppo del movimento rivoluzionario, e all'istinto democratico di ogni operaio e di ogni contadino, di ogni lavoratore e di ogni sfruttato, che non può non detestare la polizia, le guardie, il sistema di comando dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti nei confronti di questi uomini in armi, i quali esercitano la loro autorità sul popolo"
"Di quale milizia abbiamo bisogno noi, il proletariato, tutti i lavoratori? Di una milizia realmente popolare, che sia cioè anzitutto composta di tutta la popolazione, di tutti i cittadini adulti dei due sessi, e che inoltre riunisca in sé le funzioni dell'esercito popolare e quelle della polizia, quelle dell'organo principale e fondamentale per mantenere l'ordine pubblico e amministrare lo Stato.
Per rendere più chiare queste tesi, farò un esempio puramente schematico. Non occorre dire che sarebbe assurda l'idea di redigere un "piano" per la milizia proletaria: quando gli operai e tutte le masse del popolo si metteranno al lavoro sul piano pratico, sapranno elaborarlo e realizzarlo cento volte meglio di qualsiasi teorico. Non propongo nessun "piano", voglio solo illustrare il mio pensiero.
Pietrogrado conta circa due milioni di abitanti. Oltre la metà di essi ha un'età che varia da 15 a 65 anni. Prendiamo la metà: un milione. Sottraiamone la quarta parte, cioè i malati, ecc., che attualmente non prendono parte al servizio civile per motivi plausibili. Restano 750.000 cittadini che, lavorando nella milizia, poniamo, un giorno su quindici (e continuando a ricevere il salario dai padroni), costituirebbero un esercito di 50.000 uomini.
Di uno "Stato" di questo tipo abbiamo bisogno!
Di una milizia che sia "popolare" nei fatti e non solo a parole!
è questa la strada che dobbiamo percorrere perché sia impossibile ricostituire una polizia e un esercito separati dal popolo".

(Lenin, Terza lettera da lontano, Sulla milizia proletaria, pubblicata

martedì 2 ottobre 2012

CAMPAGNA ANTI REPRESSIONE 3°TAPPA -------- POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE

CAMPAGNA ANTI REPRESSIONE 3°TAPPA -------- POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE
La mattina di Sabato 29 settembre, i compagni del CCP Roberta, Antonio e Luigi e il compagno Marco del centro di documentazione Falestine di Torino, mentre si apprestavano a dare luogo all'ennesimo presidio volantinaggio della campagna antisbirro aperta dallo stesso CCP, sono stati fermati, perquisiti e deportati presso il commissariato di via Tirreno. I compagni, arrivati in corso Valdocco, luogo di quello che avrebbe dovuto essere il presidio, si sono trovati accerchiati da una decina di agenti della DIGOS che hanno stappato lo striscione riportante la scritta “POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE” e sequestrato immediatamente tutti i volantini scaraventando poi i compagni sulle auto per deportarli al commissariato.

Collettivo Comunista Piemontese... Via Saluzzo 13 torino
Dopo le perquisizioni e le varie intimidazioni (“la prossima volta non uscite più”, “vi facciamo il culo”, ecc) alle quali sono stati sottoposti ,i due compagni senza precedenti sono stati trasportati sino alla Questura per fotografie e impronte. Gli sbirri hanno in ultimo consegnato nelle loro mani una denuncia (che pubblichiamo come immagine di questa nota) per “Oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”. La campagna avviata dal CCP ha lo scopo di sensibilizzare a largo raggio contro gli abusi e la violenza di polizia e carabinieri perpetrata sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari e di dare vita alla costruzione di comitati popolari di autodifesa.



I fermi, i sequestri e le denunce della mattina di sabato non fanno altro che confermare, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la validità dell'analisi politica dei compagni del CCP sulla necessità di individuare nelle forze dell'ordine il primo ostacolo da abbattere che si pone sulla strada degli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Gli sbirri hanno cercato di fare un altro servizio al loro padrone (logicamente senza riuscirci) cercando di azzittire il dissenso e la protesta utilizzando l'arma dell'intimidazione, abusando ancora una volta della loro poco stimata carica istituzionale avvalendosi di art. di legge stretti persino a personaggi sordidi come Sallusti per il quale è sceso in campo addirittura la più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Napolitano accennando ad un “ritocco” sulla legge della diffamazione a mezzo stampa. Ma se accusare le forze dell'ordine di essere servi del padrone è un “oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario della Stato” allora sono gli stessi sbirri ad attuare questo oltraggio proprio con la loro impunita violenza contro chiunque alzi la testa per contrastarla.



Ogni qual volta i compagni sono fatti oggetto di soprusi, angherie, intimidazioni e denunce essi si rafforzano ed escono dai commissariati e dalle caserme sempre più convinti di essere dalla parte giusta. Non si credano “lor signori” difensori degli interessi dei padroni di poter continuare impunemente a pestare gli operai nelle piazze, a indagare, pedinare, perquisire, arrestare o uccidere. Le masse popolari sono stanche dei loro abusi e ce lo hanno dimostrato durante i presidi e i volantinaggi fatti sino ad ora davanti a commissariati e caserme, tra le persone dei mercati.



Per quanto riguarda il CCP proseguiremo con la nostra campagna ancor più decisi di prima!



“BASTA CON LA VIOLENZA E L'ARROGANZA DELLE FORZE DELL'ORDINE! CONTRASTIAMO CON OGNI MEZZO LA GUERRA SCATENATA CONTRO CHI LAVORA! FERMIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA VALLE DI SUSA E DELLE NOSTRE CITTA'



Collettivo comunista piemontese via Saluzzo 13 Torino.
Tel. 3476558445 colcompiemonte@yahoo.it

sabato 22 settembre 2012

SECONDA TAPPA DELLA CAMPAGNA ANTISBIRRO

PRESIDIO VOLANTINAGGIO DI FRONTE AL COMMISSARIATO S.PAOLO


 
 Questa mattina alle ore 10, 00, i compagni del CCP hanno presidiato il commissariato S.Paolo diffondendo 600 volantini e megafonando ai passanti chce si inserivano nel mercato adiacente. Sitratta della seconda tappa inserita nella campagna ANTISBIRRO lanciata dal CCP per sensibilizzare le masse popolari sulla necessità di costituire comitati popolari di autodifesa nei confronti degli sbirri che hanno sempre più mano libera nel soppraffare impunemente chiunque cerchi in maniera decisa di combattere per le ragioni del proletariato e delle masse popolari contro i padroni. Sabato prossimo daremo il via alla seconda tappa della seriere di presidi inseriti nella campagna contro polizia e carabinieri. che dovrà culminare con una assemblea pubblica durante la quale cercheremo di dare forma e sostanza ai comitati popolari di autodifesa.

giovedì 20 settembre 2012

Contestazione a Caselli alla festa di SEL

Giovedì 20 settembre un gruppo di compagni del Colettivo comunista piemontese, alla festa di SEL, ha intentato una contestazione contro il Procuratore Giancarlo Caselli ospite della festa per parlare di temi legati alla mafia.
Alla festa di Sinistra ecologia e libertà (sic.) erano presenti si e no una cinquantina di persone, mentre tra polizia e carabinieri erano sicuramente un centinaio.
Siamo entrati "normarmente" (seguiti a vista da una decina di Digos ) ed abbiamo atteso il Procuratore della Repubblica girando per la festa. Il capoccia di SEL , un certo infido di nome Curto, accompagnato da altri suoi giannizzeri, ci ha subito contattato chiedendoci quali fossero le nostere intenzioni perchè (diceva lui) preoccupato che non si dicesse in giro che alla loro festa siano stati sbattuti fuori dei compagni. Chiaramente un approccio molto ambiguo e tendenzioso al quale abbiamo risposto dicendo che non si sarebbero dovuti preoccupare sempre a patto che ci avessero lasciato fare un intervento domandando a Caselli il motivo per cui da un alto combatterebbe la mafia e dell'altro indagando, inquisendo ed arrestando i NO TAV, non farebbe altro che sostenere una enorme speculazione spalleggiando, anzi riproponendo la total militarizzazione della valle di Susa tenendo così in ostaggio un intera popolazione.
Il "federale" di SEL di Torino, si è poi accordato con la DIGOS per fare in modo che ci tenessero distanti dal palco in cui si svolgeva il dibattito. Altro che sinistra, altro che elogia e libertà! Questi signori sono peggio degli sbirri perchè gli sbirri lo fanno per lavoro mentre SEL lo fa per estrema predisposizione insita nel loro schifosissimo partitello. Alla compagna che era nel gruppo è stato chiesto di apire la borsa e chiaramente, a seguito del suo fermo rifiuto, gli sbirri hanno desistito, sempre mantenendoci a discreta distanza dal palco. Allora i compagni hano iniziato a gridare dicendo che erano stati sequestrati dalla polizia in accordo con i dirigenti di SEL e che Caselli avrebbe dovuto parlare realmente di Mafia e prendere delle posizioni drastichce contro di essa opponendosi alla TAV e alla conseguente militarizzazione della valle. Gl sbirri ci hanno scortato fuori dalla festa ed eravamo stretti tra  un gruppo di carabinieri e poliziotti.
Uscti dalla festa abbiamo appeso un piccolo striscione (che avremmo dovuto esporre durante il dibattito con Caselli e del quale pubblichiamo le foto) al ponte nei pressi della festa.
Altro che Sinistra Ecologia e Liberta'! Si tratta di una banda di dirigenti sbirri come nemmeno mai visto nel PCI di Berlinguer o nella CGIL. Almeno, all'epoca, ci pensava direttamente il servizio d'ordine del partito o del sindacato; oggi, invece, il connubbio tra militanti di quel partito e polizia è esplicito e senza vergogna.


Al dirigente Curto vogliamo solamente dire chce oramai è ora di gettare la maschera! non saremmo più disposti a sopportarlo, ne in piazza e nemmeno in comune dove egli svolge lo schifoso e viscido lavoro del politicante di turno. Odiamo i poliziotti ma tanto più odiamo le spie e i colaborazionisti!

PICCOLO PRIMO BILANCIO DELLA CAMPAGNA ANTISBIRRO

La campagna di sensibilizzazione contro polizia e carabinieri servi del padrone di turno è cominciata davanti al commissariato di barriera Nizza ottenendo un buon risultato, 1)  in termini di inchiesta rispetto l'opinione sempre più negativa delle masse nei confronti dei così detti "tutori dell'ordine", definiti forti e arroganti con i poveri e deboli e servili con i potenti. Moltissimi passanti hanno sollevato lo sdegno e la rabbia nei confronti dei servi in divisa ddei padroni chce picchiano operai e studenti in lotta. Molta approvazione vi è stata per lo striscione esposto chce riportava la frase "POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE" 2) in termini di contatti ricevuti dai passanti ai quali abbiamo diffuso il volantino 3) per aver avuto ragione su una nutrita pattuglia della DIGOS che non ha potuto fare altro che identificarci dopo la nostra lotta per avere difeso senza se e senza ma il nostro diritto all'agibilità politica e alla libertà di espressione.
La seconda iniziativa avverrà presso il commissariato di C.so Racconigi ai limiti del mercato per riuscire a diffondere i volatini di agitazione al maggior numero di cittadini possibile.

sabato 15 settembre 2012

NELL'AMBITO DELLA CAMPAGNA CONTRO POLIZIA E CARABINIERI LA PRIMA USCITA E' STATA DI FRONTE AL COMMISSARIATO DI CORSO SPEZIA

La crisi generale del sistema capitalistico, sta raggiungendo il suo apice. I lavoratori vengono licenziati e gettati in mezzo ad una strada con e loro famiglie, mentre i potenti e gli speculatori, allo scopo di mantenere i loro enormi profitti e i loro privilegi, eliminano sistematicamente i diritti che un tempo erano stati conquistati dalle masse popolari nelle strade e nelle piazze del nostro Paese. Per ultima, la dichiarazione del capo del governo Monti contro lo STATUTO dei LAVORTAORI definito, dallo stesso primo Ministro, una palla al piede per l’economia della Nazione. La crisi di questo sistema basato sullo sfruttamento di milioni di persone da parte di un pugno di parassiti, vogliono farla pagare ai lavoratori e alle masse popolari. Ma per farlo, essi sono costretti a mettere in campo tutto il loro apparato investigativo e militare aprendo inchieste ed arrestando i compagni che si oppongono alle loro angherie, facendo massacrare di manganellate operai, studenti e cittadini in lotta per la difesa del diritto al lavoro (operai dell’ALCOA picchiati duramente in piazza dalla polizia e dai carabinieri) ),  all’ambiente e contro gli intrallazzi mafiosi (vedi la lotta contro il TAV) o alla salute pubblica! Proprio la lotta contro la speculazione del TAV, ha mostrato ancora una volta il vero volto delle così dette “forze dell’ordine”, un volto truce, persecutore, torturatore ed assassino!
Ma quali “forze dell’ordine”, quale “Polizia di Stato”?! Essi non sono altro che il braccio armato dei potenti di turno i quali posseggono il monopolio della violenza che possono praticare indiscriminatamente, senza che nessuno venga in qualche modo punito per la brutalità con la quale si scagliano contro operai, famiglie, studenti in lotta, ecc… Inchieste, pedinamenti, carcerazioni e pestaggi sono ormai divenuti sempre più frequenti e sempre maggiore è lo sforzo economico-militare dei governi asserviti ai padroni e ai banchieri.
C’è più nessuno che difenda il cittadino? No, anzi, se il cittadino, stufo di subire le angherie dei ricchi e degli speculatori, manifesta il proprio dissenso e la propria rabbia,  si mette a rischio di indagini, denunce e (quando va bene) manganellate e se insiste nella sua sacrosanta lotta, anche a rischio carcerazione o peggio, di morte per mano di un carabiniere come è accaduto (non è l’unico ma è il più famoso) per Carlo Giuliani durante le manifestazioni anti G8 del 2001. I padroni e i loro servi della politica hanno scatenato una guerra strisciante contro i lavoratori e le masse popolari ormai divenuti peso morto dopo essere stati sfruttati sino all’osso. Una guerra alla quale dobbiamo rispondere combattendola, senza più fare finta che non ci sia. Ma per combattere questa guerra è necessario organizzarsi ed organizzare anche altri a fare lo stesso. E’ necessario unirsi attorno alle ragioni del proletariato, della gente che come unico mezzo di sopravvivenza possiede la propria forza lavoro che è costretta a svendere ai padroni sfruttatori ed aguzzini. E’ proprio da questa breve analisi che dobbiamo partire. Dobbiamo organizzarci per autodifenderci contro il braccio armato dei padroni partendo dalla costruzione di comitati di lavoratori, cittadini, giovani, disoccupati e sfrattati che sentano il bisogno di fare valere i propri diritti sanciti dalla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista e che non siano più disposti ad accettare di essere massacrati nelle piazze e nelle strade delle nostre città. ORA BASTA!
BASTA CON LA VIOLENZA E L’ARROGANZA DELLE FORZE DELL’ORDINE! CONTRASTIAMO CON OGNI MEZZO LA GUERRA CHE HANNO SCATENATO CONTRO CHI LAVORA! FERMIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA VALLE DI SUSA E DELLE NOSTRE CITTA’!














martedì 11 settembre 2012



ALTRO CHCE LE CAZZO DI TORRI GEMELLE CHE, PER ALTRO, HANNO APERTO LA STRADA ALL'INVASIONE DELL'AFGHANISTAN MA ANCHCE ALLA RIBELLIONE DEI POPOLI ARABI CONTRO GLI IMPERIALISTI!
Foto: 10/9/12 Clashes between ALCOA workers and police in Rome, Italy.


GRANDI OPERAI DELL'ALCOA,A LORO GLI SBIRRI DEL PADRONE NON FANNO PAURA!

venerdì 7 settembre 2012

I compagni Roberta ed Antonio, i quali avevano scelto di uscire dal Collettivo Comunista Piemontese per entrare nel partito dei CARC, hanno rivisto la loro scelta ed hanno riformulato la richiesta di tornare a lavorare politicamente nel collettivo che avevano lasciato abbagliati dalla "chimera" del partito "bell'è fatto"!
Ma per ricostruire questo partito Comunista non basta affermare unilateralmente di averlo già costruito! Sia il P.CARC che ilcosì detto "N pci" sono totalmente slegati dalle masse popolari e dalle loro lotte, tanto è vero che sono in pochissimi i compagni (tutti area CARC) che lo riconoscono .
Sia il P.Carc che il così detto N PCI non fanno altro che lanciare proclami di carattere rivoluzionario, proclami altisonanti che non attecchiscono assolutamnte sui lavoratori e sulle masse popolari (a causa della scarsissima presenza dei sostenitori CARC (N PCI) proprio tra e nelle lotte in corso e nemmeno in quelle passate. Insomma, se non si avvia un percorso di dibattito e di discussione sulla costruzione del partito della classe operaia, questo partito non potrà mai essere costruito. I CARC ed il (n) PCI hanno concluso ogni discussione formandosi, unilateralmente in partito e quindi ponendo un veto sulla discussione e sul dibattito tra comunisti che lavorano a questa ricostruzione, chi in una mniera, chi nell'altra.
Siamo quindi molto contenti che i compagni Roberta ed Antonio abbiano rivisto la loro decisione e che siano rientrati nel collettivo.
In seguito pubblichiamo alcuni stralci della loro lettera.

"Carissimi Compagni,
abbiamo riproposto di poter ritornare a far parte del Collettivo Comunista Piemontese dopo il nostro breve passaggio nel partito dei Carc, non facendone ancora parte perchè avremo dovuto presentare la nostra candidatura e prima di compiere questo passo abbiamo valutato seriamente questa scelta.
(...)
Questa scelta può essere stata anche dettata dal miraggio di avere un Partito Comunista già formato ,inoltre un altro grandissimo insegnamento che abbiamo imparato da questo brevissimo passaggio è quello che dobbiamo imparare a dialogare e unire le idee per trasformarle in fatti concreti.

Abbiamo potuto constatare che il Ccp è una realtà molto importante per la Città di Torino e solo unendo le forze possiamo tutti arrivare allo stesso obbiettivo, quello di creare un nuovo Partito Comunista Rivoluzionario , capace di guidare le Masse proletarie verso la Rivoluzione

La formazione politica che abbiamo fatto in questi mesi per noi è stata un motivo di crescita, ma la strada è ancora lunga e vorremmo percorrerla con Voi.

Prendendo in esempio questa situazione che si è venuta a creare, cercando di coinvolgere e unire sempre un maggior numero di proletari avvanzati, il nostro auspicio è quello che anche grazie noi, cioè al Collettivo Comunista Piemontese, si possa aprire un dialogo nazionale e produttivo verso l'obbiettivo che abbiamo in comune con altre realtà e cioè creare un nuovo partito comunista rivoluzionario."





Saluti Comunisti

Saluti Rossi

Antonio e Roberta


sabato 1 settembre 2012

LAVORO,SICUREZZA E AMBIENTE FANNO PARTE DI UN UNICA LOTTTA









Il GIP Patrizia Todisco ha disposto il fermo di 6 impianti a caldo dell’ILVA di Taranto, ipotizzando il rischio di un disastro ambientale consapevolmente prodotto per la logica del profitto. Che lo stabilimento siderurgico fosse una terribile fonte di dispersione incontrollata di sostanze nocive per la salute umana, era ben noto a tutti, scrive il magistrato, che sottolinea altresì l’assoluta insufficienza degli strumenti








adottati dai vertici aziendali per scongiurare il degrado di interi quartieri e di Taranto," nell’evidente intento di








contenere il budget di spesa". " per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza".








Contro la prospettiva della chiusura del siderurgico e la perdita del lavoro e del salario, a Taranto si è sviluppata la mobilitazione più grande e agguerrita degli ultimi tempi. Gli operai scesi in piazza hanno scoperto la propria forza. E hanno fatto paura, quella vera, quella che fa vacillare il potere padronale e degli apparati politici e di mediazione chi collusi e chi asserviti con gli interessi del padrone. E’ una situazione difficile, complessa, conflittuale, che si manifesta attraverso una apparente contraddizione tra i cittadini, e gli operai dell’ILVA, chi in difesa dell’ambiente, chi del lavoro e del salario.








Coloro che speravano nella contrapposizioni tra operai e cittadini di Taranto, sono rimasti delusi dal fatto evidente che la contraddizione è diventata occasione di unità tra rivendicazioni in apparenza diverse tra loro. Questa unità non riguarda solo gli operai di Taranto o il comparto siderurgico, ma tutto il mondo del lavoro. Pochi mesi or sono, altre migliaia di operai, quelli del Gruppo FIAT, con l’arma del ricatto occupazionale puntata alla tempia, avevano svenduto la propria dignità di lavoratori firmando i nuovi e più vessatori contratti, che imponevano più sfruttamento e schiavitù. Quindi, evidenziando le gravi responsabilità delle burocrazie sindacali asservite ai burattinai politici e padronali, degli apparati di governo del Paese che prima degli attuali padroni hanno avuto la gestione dell’insano sito industriale, della stessa magistratura che solo dopo decenni si è accorta che la fabbrica inquina pesantemente il territorio, non bisogna perdere di vista chi è il vero nemico da abbattere, artefice di questo ennesimo scempio della classe: i nemici sono i padroni sfruttatori e i loro servi della politica, di destra o della così detta sinistra alla Bersani i quali si godono sulle spalle di milioni di lavoratori! Chi ha gestito l’ILVA, ha continuato nell’attività inquinante con coscienza e volontà.








Il caso ILVA è l’emblema della vera ed unica contraddizione: quella tra capitale e lavoro! La sicurezza e la salute pubblica si traducono necessariamente in meno profitto per i padroni e, nel capitalismo, se non c’è profitto, ne fa le spese l’intero schifoso sistema. Ma le masse popolari hanno mostrato di essere unite dalla comune battaglia per la salute e la tutela dell’ambiente, lotta, questa, che coincide perfettamente con quella che milioni di operai devono affrontare quotidianamente per ottenere sicurezza sui posti di lavoro. L’impianto di Taranto, uno dei più importanti d’Europa, deve essere messo a norma di modo che, in sicurezza e nel rispetto dalla salute di operai e cittadini, la produzione possa continuare.








Il padron RIVA e chiunque fosse stato implicato nelle varie sporche operazioni di raggiro, deve pagare sia in termini di risanamento degli impianti e del territorio cittadino contaminato, sia in termini penali. Allo stesso modo devono essere severamente colpiti i vari servi e servetti della politica che, in tutti questi anni, non sono mai intervenuti sulla nota grave situazione ambientale e lavorativa e che, invece, hanno fatto “pappa e ciccia” con i padroni regalando loro uno stabilimento che era dello Stato e cioè (come dovrebbe essere ma non lo è) di tutti gli italiani. Inoltre, il padron RIVA e i suoi scagnozzi, devono garantire lo stipendio alle migliaia di lavoratori bloccati a causa delle sue mortali speculazioni, tese soltanto al profitto.








Sono questi i contenuti di una mobilitazione che deve coinvolgere e unire anche tutta la cittadinanza tarantina e quella degli altri siti industriali posseduti da RIVA. Quella che oggi si presenta è una
storica rottura tra lavoratori, un sindacalismo venduto e di facciata, la classe padronale e politica. E’ una preziosa occasione per condurre una vera lotta di popolo: operai, studenti e famiglie in piazza e nell’occupazione dello stabilimento contro i padroni assassini e questo sistema infame che sostiene e legittima lo sfruttamento dell’uomo e della natura

sabato 25 agosto 2012

ILVA: LAVORO, SICUREZZA E AMBIENTE NON SONO QUESTIONI DISGIUNTE!

La chiusura dello stabilimento ILVA di Taranto, disposta dallla magistratura a causa della rilevata pericolosità per la salute degli operai e della cittadinanza, è un atto dovuto e senza dubbio ritardatario rispetto ad una situazione che si è protratta per interi decenni senza che nessuno si sia mai impegnato seriamente nella battaglia per la sicurezza sul lavoro e per la salute pubblica.
Ma in prima persona vi sono gli operai dell'ILVA i quali, costretti dal ricatto del padron RIVA  e limitati nella lotta da dirigenti sindacali conniventi se non addirittura corrotti, hanno messo seriamente a rischio la propria vita per riuscire a mantenere le rispettive famiglie.
La chiusura dello stabilimento di Taranto ha però determinato la fermata delle attività lavorative e di conseguenza la perdita del posto di lvoro per migliaia di operai e la crisi di altri stabilimenti del padron Riva e di tutto l'indotto che rotea attorno alla lavorazione dell'acciaio.
 Se lo staabilimento venisse definitivamente fermato ci si guadagnerebbe in salute e in difesa dell'ambiente ma allo stesso tempo si perderebbero i posti di lavoro.

Si tratta di una contraddizione, è vero, una delle tante contraddizioni di questo sistema basato sul profitto di un pugno di parassiti. E' una contraddizione che però non è antagonista all'interno delle masse popolari, anzi! Questa relativa contraddizione che sembrerebbe mettere operai contro cittadini che reclamano il diritto alla salute, in realtà unisce e non certo divide. Unisce perchè la battaglia per la salute e l'ambiente è la stessa che milioni di operai devono affrontare in relazione alla sicurezza sui posti di lavoro.
L'impianto deve essere messo a norma di modo chce si possa continuare, nella sicurezza e nella salute pubblica, l'attività produttiva di un degli stabilimenti più importanti d'europa. Le migliia di lavoratori che svolgono le loro mansioni negli stabilimenti devono poter continuare a lavorare sicuri e allo stesso modo le loro famiglie devono godere di uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino: il diritto alla salute !

IL padron Riva e chiunque fosse stato implicato nelle varie e sporche  operazioni di raggiro , corruzione e speculazione sulla pelle degli operai e dei cittadini di Taranto, deve pagare sia intermini di risanamento degli impianti, che in termini penali! Non dimentichiamo i vari servi e servetti della politica i quali in tutti questi anni non hanno mai alzato un dito per intervenire sulla grave situazione ambientale e lavorativa e che anzi, hanno fatto "pappa e ciccia" con i padroni regalando loro uno stabilimento che era dello Stato e cioè (come dovrebbe essere ma non lo è) di tutti gli italiani.
Rimane la questione del mantenimento del posto di lavoro ed anchce qui, il padron Riva e i suoi scagnozzi devono garantire lo stipendio alle migliaia di persaone ferme a causa delle sue  mortali speculazioni tese soltanto al profitto.
La lotta deve essere questa! Una lotta che unisce tutta la cittadidanza tarantina e quella degli altri siti in cui il padrone pèossiede gli impianti. Questa contraddizione unisce e non divide. E' l'occasione per poter condurre una vera lotta di popolo: operai, studenti e famiglie in piazza e in occupazione nello stabiimento contro i padroni assassini e  questo sistema infame!