mercoledì 28 luglio 2010

MORTE ALL'IMPERIALISMO! W LA RESISTENZA AFGHANA!


Mentre prosegue la missione italiana di guerra imperialista per l’occupazione dell’Afghanistan, altri due militari italiani sono morti cercando di disinnescare un ordigno. Altri due mercenari al soldo dei capitalisti nostrani, ci hanno lasciato la pelle. Non possiamo fare altro che prendere atto della loro prematura scomparsa e ribadire quanto questa missione militare, come tutte le altre in cui sono impegnati i militari italiani, non sia assolutamente una missione di pace, come vogliono fare credere le Autorità del nostro Paese, ma una vera e propria guerra di occupazione. Alla ferocia e alla arroganza degli occupanti, la resistenza afghana risponde colpo su colpo e, come i nostri partigiani durante l’occupazione nazista dell’Italia, difendono con le unghie e con i denti la loro patria e la loro autodeterminazione.
Berlusconi si dice addolorato e dice anche che però queste morti nostrane, rafforzano l’idea che dobbiamo continuare ad esserci. Il capo banda del governo di mafiosi, fascisti, razzisti e speculatori, rivolge anche il proprio cordoglio alle famiglie dei due militari morti. Ma quelle famiglie dovrebbero indignarsi e odiare chi manda i loro figli a morire in una missione di guerra spacciata per “missione di pace”. Quelle famiglie dovrebbero augurare lo stesso dolore alla famiglia di Berlusconi e dei caporioni della sua banda di governo. Ma essi sono al sole delle loro spiagge e a godersi le loro sontuose ville al mare, attorniati da puttane e imbottiti di cocaina.
Lo stesso dolore che provano le famiglie dei due giovani mercenari morti ammazzati dalla legittima resistenza di un popolo aggredito, devono provarlo i mandanti di questa missione militare. Sono le famiglie delle carogne che ci governano che devono perdere i loro figli e vederli ammazzati dalla necessaria e doverosa resistenza di un popolo al quale si vorrebbe mettere le catene!

W la resistenza afghana!
Morte all’imperialismo!



Collettivo Comunista Piemontese
colcompiemonte@yahoo.it
tel. 3476558445.
Via Spotorno 4 Torino.

sabato 24 luglio 2010

Lunedì 26 luglio dalle 9,00 presidio per Luigi Davide, Luca e Mschino


Il 12 maggio scorso, durante un operazione repressiva della polizia politica, venivano condotti al carcere delle Vallette i compagni Luigi, Davide e Luca, mentre altri 13 compagni venivano sottoposti a misure cautelari. Tutti sono accusati di aver partecipato agli scontri con le forze dell’ordine durante lo sgombero del centro sociale L’Ostile avvenuto il 10 dicembre 2009 a Torino. Dopo un periodo in carcere (quasi due mesi per Davide e Luigi, quest’ultimo in condizioni di semi-isolamento) sono stati posti agli arresti domiciliari fuori da Torino, Luigi nella bergamasca a casa di una compagna che si è resa disponibile ad ospitarlo, Davide a Giaveno e Luca a Bussoleno su imposizione del PM Rinaudo (che risulta iscritto nelle liste della P2 e amico intimo di Luciano Moggi) titolare dell’inchiesta. Il compagno Moschino, altro fermato per gli scontri del 10 dicembre, ha avuto l’obbligo di dimora a Barge.
Per Luigi, Davide, Luca e Moschino, il PM Rinaudo ha preteso un vero e proprio PROVVEDIMENTO DI CONFINO, come nel ventennio usavano fare i tribunali speciali fascisti per allontanare i comunisti, gli anarchici e gli antifascisti dal proprio luogo di origine, dai propri famigliari e dai propri compagni di lotta ed isolarli dal resto delle masse popolari. Nel caso del compagno Luigi l’accanimento del PM Rinaudo è stato ancora più grave perché teso a danneggiarlo anche economicamente, in quanto Luigi ha un’abitazione in affitto e il lavoro a Torino che chiaramente rischierebbe di perdere nel caso il provvedimento di confino dovesse protrarsi nel tempo.
Come è possibile che per difendere gli spazi di agibilità politica e sociale si debba essere malmenati, incarcerati, allontanati dalle proprie abitazioni e privati del proprio lavoro senza il quale un proletario non potrebbe vivere, oppure uccisi come nel caso del giovane compagno Carlo Giuliani durante le manifestazioni contro il G8 del luglio 2001 a Genova!?
Come è possibile che una Repubblica democratica possa permettere a Pubblici Ministeri piduisti di pretendere che vengano adottati provvedimenti di chiaro stampo fascista come il confino che oggi i nostri compagni stanno subendo con il rischio di perdere il lavoro e la casa!?
Questi provvedimenti sono gli stessi che venivano adottati dal regime fascista per isolare gli antifascisti dal resto delle masse popolari al fine di scongiurare la diffusione delle idee di libertà e giustizia sociale che essi sostenevano e propagandavano tra i lavoratori e la popolazione schiacciata da un regime infame.
I compagni Davide, Luca, Moschino e Luigi devono essere liberati e devono poter tornare alle loro case e al loro lavoro. Essi non hanno fatto altro che difendere uno spazio sociale ribellandosi alla violenza della polizia e al tentativo di soffocare un movimento di resistenza che nel nostro paese si sta sviluppando contro l’eliminazione dei diritti e delle conquiste che le masse popolari hanno acquisito a costo di dure lotte nelle strade, nelle piazze e nelle fabbriche del nostro Paese. Una repressione che si sviluppa a largo raggio attraverso il tentativo di colpire le avanguardie di lotta per INTIMORIRE, SPAVENTARE E “EDUCARE”il resto delle masse popolari e dei lavoratori. Del resto anche i padroni della FIAT stanno attuando la stessa forma di terrorismo licenziando senza giusta causa i sindacalisti come monito per tutti gli altri.

sabato 10 luglio 2010

GIORNATA BENEFIT COMPAGNI PRIGIONIERI LUIGI E DAVIDE



Luigi arrestato con Davide il 12 maggio in seguito alle cariche della polizia durante lo sgombero del centro sociale L’OSTILE di corso Vercelli a Torino. Il PM Rinaudo, titolare dell’inchiesta ha posto per la sua scarcerazione la discriminante dell’allontanamento dalla città. In perfetto stile fascista il compagno è stato posto in confino a Bergamo ed ora rischia di perdere casa e lavoro.


PROGRAMMA

Ore 12,30
PRANZO (euro 10)
Ore 16,30
DIBATTITO :
Per i compagni presi: che fare?
Ore 18,00
TOMBOLATA BENEFIT

Dalle ore 15,00 verrà allestito un buffet di pizza fino al suo totale esaurimento!

mercoledì 7 luglio 2010

ONORIAMO IL SACRIFICIO DEI SETTE EROI DELLA THYSSEN, INASPRIAMO LA LOTTA DI CLASSE PER IL SOCIALISMO!


L’udienza del 30 Giugno prevedeva l’audizione dei consulenti tecnici nominati dalla difesa: il professor Betta, l’ing. Queto ed il prof. Cerri.
Betta, per oltre due ore, ha tentato di dimostrare come e quanto l’azienda sia stata attenta alle misure di sicurezza previste dalla legge. Il prof. Betta inoltre non ha mai rinunciato, durante la sua esposizione, di alludere, quando non di affermare direttamente, che la colpa della strage sarebbe stata degli stessi operai e che il disastro si sarebbe potuto evitare se avessero messo maggiore attenzione e rispettato le regole della sicurezza.
Per confermare la validità della sua relazione filo padronale e antioperaia l’esimio (sic!) professore ha fatto riferimento ai bilanci, (come dire che se i bilanci di una azienda sono positivi, anche le sue condizioni in materia di antinfortunistica e della sicurezza, devono essere per forza nella norma) dell’azienda. Il prof. Betta però dimentica che fu lo stesso Harald Espenhan, amministratore delegato della Thyssen, che dichiarò di avere bloccato i soldi destinati alla messa in sicurezza della linea dove avvenne la strage di operai e che quindi se i soldi non furono utilizzati, la messa in sicurezza della linea di produzione non fu effettuata!
Ma con quale coraggio questi signori possono prestarsi ad un gioco così atroce e completamente privo di rispetto per la vita umana!? I ricchi padroni possono pagare avvocati, testimoni, ispettori dell’INPS e consulenti vari, mentre le famiglie dei lavoratori morti nell’incendio e i loro compagni sopravvissuti, devono ogni giorno faticare per “mettere insieme il pranzo con la cena” ed affrontare le spese di una vita sempre più cara e sempre più ai limiti della più nera povertà.
Per questi mercenari, servi dei padroni e dei potenti, l’unica cosa che conta è il compenso che ricevono e l’impunità di cui godono in un paese come il nostro nel quale un pugno di ricchi parassiti la fanno da padrona dettando regole e tempi della politica e della società! La crisi del sistema che si basa sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo costringe i padroni a dimostrare il loro vero volto, il volto dell’arroganza, della prepotenza e della vile menzogna, violando impunemente le stesse leggi che i loro servi della politica hanno emanato su loro mandato.
Ma quando sono i lavoratori e i proletari ad alzare la testa e a violare le regole imposte dalla democrazia dei padroni, essi non disdegnano di fare uso della forza e della repressione mandando polizia e carabinieri a sgomberare picchetti, a caricare i manifestanti in corteo (come per i terremotati dell’Aquila) o a perquisire, arrestare e processare i compagni e i lavoratori che più di altri alzano la testa contro i soprusi e le angherie dei padroni e dei loro servi.
A chi giova questo tipo di democrazia basata su di un sistema che prevede lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo se non a quel pugno di parassiti ricchi sfondati che comprano per pochi euro la nostra forza lavoro e calpestano la nostra dignità? Una democrazia con la D minuscola che viene difesa a suon di manganellate, carcerazioni e uccisioni come per il giovane compagno Carlo Giuliani ammazzato come un cane dai carabinieri mentre manifestava, nel luglio 2001 a Genova, il suo sdegno contro il sistema di sfruttamento e morte al quale i padroni vorrebbero costringerci.
Il processo contro i padroni della Thyssen Krupp mostra evidentemente strutture e dinamiche di un sistema che deve essere abbattuto e sostituito con un sistema basato sul protagonismo e la partecipazione del proletariato e delle masse popolari. Un sistema dove non vi sarà alcuno spazio per padroni, sfruttatori e loro servi. Un sistema socialista!

per la costruzione di un vero partito comunista rivoluzionario strumnto indispensabile alla vittoria della classe operaia!

lunedì 5 luglio 2010

COMUNICATO CCC





CONTRO LA REPRESSIONE BORGHESE, RESISTERE E SVILLUPARE LA LOTTA PER IL COMUNISMO
L’8 luglio prossimo alle ore 12, presso il tribunale di Milano, si terrà la seconda udienza del processo in cui è imputato il compagno Enrico Levoni del Coordinamento dei Collettivi Comunisti. Si tratta dell’udienza che il 14 gennaio scorso venne rimandata. Come avevamo ipotizzato, la cassazione ha dato ragione al giudice Giovagnoli accettando il suo ricorso. Scrivevamo infatti nel precedente comunicato: “L’udienza del 14 gennaio faceva parte di un procedimento giudiziario stralciato da quello per associazione sovversiva che vede imputati vari compagni del Partito dei CARC (di cui il compagno Enrico era membro) e messo in piedi dal giudice Giovagnoli. Procedimento per il quale la giudicessa Boccassini aveva dichiarato il non luogo a procedere. Giovagnoli aveva quindi deciso di ricorrere in cassazione. Proprio la sera prima dell’udienza veniamo a conoscenza del fatto che il 20 gennaio si terrà l’udienza (a porte chiuse) in cui la Cassazione valuterà se accettare o meno il ricorso di Giovagnoli. La mattina del 14 gennaio, a pochi minuti dal suo inizio, udienza contro il compagno Enrico è stata rinviata causa l’assenza del giudice titolare (la dott.ssa D’Addea). Una coincidenza? Difficile crederlo! Si tratta molto più probabilmente del tentativo di far rientrare il procedimento contro il compagno Enrico nel più ampio procedimento giudiziario per associazione sovversiva e di usare i supposti reati di cui il compagno è accusato per colpire più duramente tutti gli imputati del procedimento di Giovagnoli, compagno Enrico compreso.”.

Così infatti è stato. Ora l’iter giudiziario borghese fa il suo corso spendendo il denaro pubblico per perseguitare i compagni e le organizzazioni che lottano affinché la classe operaia e le masse popolari tutte possano godere di una vita migliore. Non bastano gli speculatori finanziari, i capitalisti che mandano in rovina decina di migliaia di famiglie licenziando i lavoratori, i tagli ai servizi, la devastazione ambientale, lo sperpero delle risorse a vantaggio dei ricchi e a danno dei proletari. La difesa dell’ordinamento sociale borghese richiede anche che siano colpiti sul nascere tutti quei compagni e quelle organizzazioni che la borghesia ritiene siano o possano diventare un pericolo per i suoi interessi, per il mantenimento del suo regime di sfruttamento e repressione, guerra e devastazione.

Quella dell’8 luglio non è altro che una delle innumerevoli udienze su cui i tribunali borghesi “costringono” i compagni a dedicare risorse ed energie e che seguono e sostengono le ben più pesanti azioni di controllo, le intimidazioni, le perquisizioni, i sequestri, le violenze, le carcerazioni, ecc. a cui ormai migliaia di compagni sono sottoposti continuamente.

Sono anni che numerosi compagni e organizzazioni del movimento comunista che lottano per ridare alla classe operaia del nostro paese un vero partito comunista vengono colpiti da procedimenti giudiziari (ogni volta conclusisi con il non luogo a procedere). Sono anni che compagni e organizzazioni del movimento comunista, antifascista, antimperialista e anarchico vengono colpiti dalla repressione borghese.

Le autorità giudiziarie del nostro paese tentano di mettere in piedi dei moderni tribunali speciali. Si fanno beffe della Carta Costituzionale e perseguitano i comunisti e chiunque lotti per un mondo migliore al pari di quanto facevano i fascisti, solo che lo fanno in una forma più subdola, comunque mitigata, frenata, ostacolata dalle conquiste di civiltà e benessere che la classe operaia e le masse popolari, guidate dal partito comunista, hanno strappato alla borghesia con le dure lotte del passato e con la vittoriosa Resistenza antifascista.

Le autorità giudiziarie borghesi hanno sempre cercato di far passare noi comunisti per banditi e terroristi; sono le stesse autorità che difendono gli interessi della classe borghese, quella classe che scatena guerre in ogni angolo del mondo, massacrando e terrorizzando con le sue “bombe intelligenti” milioni di persone. Queste autorità giudiziarie accusano noi comunisti di terrorismo e difendono i veri terroristi borghesi salvandoli dai processi in cui sono imputati. Vogliono privare noi comunisti, antifascisti, antimperialisti e anarchici della libertà di lottare e difendono la libertà della borghesia di sfruttare, massacrare e distruggere.

La tanto decantata liberà di cui si riempiono la bocca i rappresentanti politici della classe dirigente non è che una farsa. La loro liberà è in realtà libertà di sfruttare fino alla morte i lavoratori, costringendo quelli immigrati ad una vita da bestie e quelli locali a rinunciare alla vita dignitosa che si erano faticosamente conquistati. La loro libertà è la libertà di scatenare una guerra tra poveri. La loro libertà è la libertà dei padroni di costringere i lavoratori ad una vita di stenti e a rischiare la malattia e la morte ogni giorno per produrre profitto. La loro libertà porta alla miseria, alla fame, alla guerra e alla distruzione del pianeta.

Per noi comunisti la libertà è invece libertà di lottare contro questo sistema, libertà di lottare per un mondo in cui siano i veri produttori, la classe operaia e i lavoratori tutti a decidere cosa produrre e come, nell’interesse loro e del resto delle masse popolari.

Ma questa libertà è incompatibile con quella dei padroni e delle loro autorità. Perché la loro libertà necessita di grandi masse di proletari da comprare come schiavi moderni per estorcere plusvalore dal loro sudore. La loro libertà necessità allo stesso tempo di grandi masse di disoccupati, di affamati, di disperati per mezzo dei quali ricattare i proletari per costringerli ad accettare condizioni di merda di vita e di lavoro. La loro libertà è sfarzo e lusso per pochi e fatica, miseria e morte per molti.

Se lottare contro la loro libertà vuol dire essere terroristi, allora siamo tutti terroristi!

La persecuzione che la borghesia scatena contro di noi può e deve essere combattuta con coraggio, resistendo alla persecuzione e non cedendo alle minacce della borghesia e delle sue autorità. Ma ancora più importante è il lavoro per costruire un fronte comune contro la repressione in cui unire e organizzare le forze di tutte le componenti del movimento comunista, antifascista, antimperialista, anarchico e di tutte le organizzazioni operaie e delle masse popolari che subiscono la repressione borghese. Un fronte organizzato che lavori in primo luogo per far partecipare e organizzare il resto delle masse popolari nella lotta contro la repressione, in ragione del fatto che la difesa di chi lotta contro gli sfruttatori, i fascisti e i guerrafondai lotta per gli interessi di tutto il popolo.



No alla persecuzione dei comunisti!

Costruire un fronte comune di lotta contro la repressione!



Coordinamento dei Collettivi Comunisti

www.coorcolcom.org - coorcolcom@tiscali.it