domenica 28 febbraio 2010

BIELLA, REPRESSIONE CONTRO GLI STUDENTI COMUNISTI


Il giorno 25 Febbraio 2010 Umberto e Valentina, due compagni del collettivo Stella Rossa di Biella, entrambi studenti, hanno ricevuto un avviso di garanzia per la manifestazione del 24 Novembre 2009 contro l’accorpamento delle scuole professionali. Sono accusati di aver guidato la manifestazione senza l’autorizzazione della questura. Questi compagni colpevoli soltanto di aver difeso in prima linea i diritti degli studenti e del proletariato di avere un’istruzione, rischiano fino ad un anno e mezzo di reclusione. La DIGOS così colpisce un collettivo di comunisti che da ormai un anno guida la lotta studentesca contro la riforma Gelmini.

Questo ennesimo atto di repressione dello Stato borghese, vuole contrastare la lotta studentesca e la lotta di classe in generale. Vi è infatti un continuo tentativo di reprimere il movimento comunista che lotta per l’emancipazione del proletariato.

La lotta contro la riforma Gelmini-Tremonti e contro il piano di accorpamento dei professionali ha visto e vede la partecipazione di tutti gli studenti, uniti contro la chiusura delle proprie scuole. Quindi queste denunce non sono altro che un vile tentativo delle forze dell’ordine e della Magistratura di fermare la lotta colpendo i compagni più attivi cercando di farli risultare come dei criminali agli occhi degli altri studenti e della cittadinanza.

Questo infame atto repressivo si inserisce già in un clima in cui i compagni del collettivo Stella Rossa sono continuamente fermati e perquisiti dai cani da guardia della borghesia, basti pensare alla vera e propria campagna intimidatoria intrapresa dai Carabinieri di Gattinara nei confronti di due giovani compagni aderenti al Coordinamento dei Collettivi Comunisti (di cui Stella Rossa fa parte).

In quest’ultimo periodo questo governo di mafiosi, affaristi e fascisti sta potenziando sempre di più l’apparato repressivo dello stato, basti pensare all’operazione della DIGOS a Torino che ha portato in carcere sette antirazzisti accusandoli di reati strumentali solo a criminalizzare la loro lotta, o ai compagni in carcere dal 2007 accusati di terrorismo e condannati a 15 anni di carcere con processi farsa basati sul niente. Questo governo così vuole reprimere il movimento di lotta delle masse contro la crisi del capitalismo e del loro sistema marcio alla radice.

I servi della DIGOS di Biella, così, non fanno altro che mettersi in linea con le direttive del ministero dell’interno.

Non pensi il questore di fermare la lotta studentesca e delle masse tutte con questi mezzucci degni di chi non ha altri argomenti che la repressione, il questore di Biella non è altro che un servo, un servo del padronato che ha interessi a devastare la scuola pubblica a favore di quella privata e a non dare un istruzione di qualità alle masse.

Combattere contro questo ennesimo atto repressivo della questura di Biella non vuol dire soltanto lottare a fianco di chi lotta per difendere gli interessi degli studenti e delle masse tutte ma anche difendere i diritti nati dalla Resistenza e sanciti dalla Costituzione che ne è espressione, garantiti a tutti.

E’ necessario dare la massima solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione senza lasciarli soli di fronte alla violenza dello Stato. Dobbiamo difendere chi lotta contro la scuola di classe, impegnandoci tutti in prima persona a partecipare alle iniziative che verranno organizzate nelle prossime settimane per pagare le spese legali, e per far sentire la nostra solidarietà di classe a Valentina e Umberto.

La solidarietà è un’arma che dobbiamo usare per combattere il sistema capitalista e lo Stato borghese che esso protegge.

Valentina e Umberto assolti subito!



Collettivo Stella Rossa 28-02-2010

giovedì 25 febbraio 2010

LIBERTA’ PER AVNI ER. NO ALL’ESPUSLSIONE NELLA TURCHIA FASCISTA


Durante la riunione tenutasi il 24 febbraio in via Spotorno 4, gli antifascisti hanno deciso i primi interventi a sostegno della causa del compagno AVNI, antifascista perseguitato politico in Turchia e a rischio di espulsione verso lo Stato fascista turco:

Durante la riunione tenutasi il 24 febbraio in via Spotorno 4, gli antifascisti hanno deciso i primi interventi a sostegno della causa del compagno AVNI, antifascista perseguitato politico in Turchia e a rischio di espulsione verso lo Stato fascista turco:

- Sabato 27 febbraio dalle 9,00 presso la Cascina Marchesa di corso Vercelli 141, in occasione della presentazione della lista elettorale della “Federazione della Sinistra” sarà effettuato un volantinaggio e verrà esposto lo striscione:”LIBERTA’ PER AVNI ER. NO ALL’ESPUSLSIONE NELLA TURCHIA FASCISTA”.

- Lunedì 1°marzo, durante lo sciopero dei migranti presso la stazione di Porta Nuova, volantinaggio e partecipazione al corteo con lo striscione per AVNI

- Presidio alla redazione de La Stampa di Torino (data da definirsi).

Invitiamo tutti gli antifascisti alla mobilitazione immediata per salvare la vita al compagno AVNI , perché gli venga garantito il diritto sancito dalla Costituzione dello Stato di rifugiato politico!





Antifascisti torinesi colcompiemonte@yahoo.it tel. 3476558445

martedì 23 febbraio 2010

SOLIDARIETA’ CON GLI ANTIRAZZISTI TORINESI, SOLIDARIETA’ A RADIO BLACKOUT.


Questa mattina la DIGOS di Torino ha eseguito decine (23 circa) di perquisizioni in tutta la città ordinate dal GIP Emanuela Gai su richiesta del PM Padalino, già noto per le sue persecuzioni nei confronti degli antirazzisti di Torino, e dell’altra PM Manuela Pedrotta. Sono state arrestate tre persone: Andrea, Fabio e Luca. Mentre a Maya, Marco e Paolo sono stati imposti gli arresti domiciliari. In più ad un'altra persona è stato imposto l’obbligo di dimora.
È stata perquisita, anche, la sede di radio Blackout, a cui sono stati sequestrati i computer (necessari anche per le trasmissioni) e gli è stato impedito di trasmettere per diverse ore.
Tutti i compagni sono indagati con capi di imputazione pretestuosi e di scarsissima rilevanza penale per colpire la loro lotta contro le leggi razziste di questo governo e contro i CIE, veri e propri campi di concentramento.
Questo è un evidente attacco alle libertà fondamentali sancite dalla costituzione antifascista nata dalla Resistenza. E’ un modo di colpire chi da sempre è in prima linea per combattere il razzismo e il fascismo.
È, inoltre, estremamente grave che sia stata attaccata una radio che fa libera informazione. Già da tempo sotto attacco. Così si vuole impedire di far circolare informazione libera, non sottomessa alle disposizioni della questura e alle logiche padronali. Dove si fa vera informazione e non l’informazione di giornalisti servi, come Massimo Numa, sempre pronti a denigrare e a dire falsità sui movimenti popolari e sulle lotte dei compagni.
È l’ennesimo episodio di un ondata repressiva che va avanti da diverso tempo volta a colpire la lotta per un mondo migliore delle masse popolari italiane. Come in val di Susa la polizia non si è fatta problemi a massacrare la gente che difendeva la propria terra dalla speculazione e dallo sfruttamento così oggi, l’apparato repressivo dello stato, sempre più reazionario, non si è fatto problemi ad arrestare chi lotta per i propri diritti e per quelli degli immigrati che i padroni vorrebbero sempre più schiavi da sfruttare a loro piacimento.
Il prossimo passo di questo governo, sempre più fascista, sarà effettuare arresti in massa di comunisti, anarchici e antifascisti e chiudere le sedi politiche!? Facendo così l’ultimo passo verso la cancellazione dei diritti democratici conquistati durante la Resistenza partigiana e durante 60 anni di lotte operaie.
Combattere questa nuova ondata repressiva non vuol dire solo lottare per la liberazione di compagni incarcerati ingiustamente ma vuol dire anche difendere i diritti di tutti.
Invitiamo tutti ad esprimere la propria solidarietà nei confronti dei compagni inquisiti, indagati e arrestati, e a mobilitarsi, secondo le proprie possibilità, per ottenere una loro immediata liberazione.

lunedì 22 febbraio 2010

Siamo tutti operai della Thyssen, tutti studenti e tutti valsusini

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Le autorità italiane vogliono consegnare il compagno Avni Er allo stato fascista turco



A seguito della scarcerazione del militante comunista turco Avni Er, a lungo impegnato in Italia in una campagna di sensibilizzazione sulla repressione feroce portata avanti dal governo di Ancara, che era stato condannato nel 2004 dal tribunale di Perugia per la sua appartenenza alla associazione comunista turca DHKP-C e condannato a 7 anni di carcere.
A seguito della scarcerazione le autorità Turche ne hanno chiesto l’estradizione che potrebbe essere concessa.
La sua situazione è grave anche in considerazione del ruolo attribuitogli dalla sentenza emessa dalla Corte di Assise di Perugia nella quale viene indicato come un soggetto a conoscenza di informazioni vitali dell’associazione DHKP-C. E' evidente come la polizia turca cercherà di acquisire queste presunte informazioni, con la tortura, già largamente utilizzata.
Pertanto invitiamo tutti i compagni, gli antifascisti e i sinceri democratici all’assemblea convocata mercoledì 24 febbraio presso la Casa del Popolo “Stalingrado 43”, in Via Spotorno 4, per decidere come agire per ottenere una sua liberazione e il riconoscimento per Avni Er di rifugiato politico.


ASSEMBLEA
MERCOLEDI' 24 FEBBRAIO
ORE 21:00
CASA DEL POPOLO "STALINGRADO 43"
VIA SPOTORNO 4

mercoledì 17 febbraio 2010

Basta con la violenza poliziesca e l’impunità degli sbirri ! NO TAV!

Apprendiamo che nelle ultime ore, durante un presidio NO TAV in valle di Susa, la polizia ha caricato ripetutamente e duramente i manifestanti, causando il ferimento grave di uno di loro che è stato trasportato all’ospedale Le Molinette di Torino per “ematoma celebrale post traumatico”. Un’altra manifestante è stata portata all’ospedale di Susa per “traumi multipli alla testa e al naso”.
Gli sbirri hanno nuovamente manifestato tutto il loro fascistissimo furore contro le masse popolari che tentano di difendere il proprio territorio e i propri diritti.
Ogni singolo poliziotto o carabiniere, presente (o non presente) durante le cariche è da ritenersi responsabile della violenza inaudita dei suoi colleghi, come altrettanto responsabili sono i politici che, da centro destra e da centro sinistra, hanno fatto della TAV il loro cavallo di battaglia elettorale per compiacere gli speculatori che sull’opera devastante tenteranno di fare soldi a palate. La stessa responsabilità che hanno anche quei politici che invece non hanno mobilitato un militante o speso nessuna energia per ostacolare il progetto e che anzi, proprio sotto le elezioni, mantengono il così detto “basso profilo” sulla questione sperando di non essere tagliati fuori dalla corsa alle poltrone.
Non si stupiscano quindi le forze dell’ordine se l’odio delle masse popolari e dei proletari antifascisti diventa ogni giorno maggiore nei loro riguardi! E’ la naturale reazione alle loro scorribande squadristiche e alla loro violenza che, nella storia recente (da Genova 2001 in poi) è entrata a fare parte integrante dei programmi dei gruppi politici che si alternano al governo del nostro paese che garantiscono ai loro sgherri la massima impunità gridando invece “al terrorista” quando qualcuno li denuncia pubblicamente facendone circolare le foto e i nominativi sui siti internet.
Per l'autodifesa delle masse popolari e del proletariato!
Di fronte alla ferocia di polizia e carabinieri le masse popolari il proletariato e gli operi devono organizzare l'autodifesa!
Piena solidarietà ai due manifestanti feriti e agli altri caricati duramente dalla polizia!

Basta con la violenza poliziesca e l’impunità degli sbirri !

lunedì 15 febbraio 2010

domenica 14 febbraio 2010

PERCHE' LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA CANDIDA UN FILO FASCISTA ALLE ELEZIONI REGIONALI?


Apprendiamo che la Federazione della Sinistra ha candidato alle elezioni regionali un dirigente biellese del PDCI (già espulso per le sue posizioni filo fasciste dal PRC): Toni Filoni.

Per comprendere meglio bisogna riepilogare la storia politica di questo individuo: membro della prima ora di Rifondazione Comunista e eletto nel consiglio comunale della città di Biella dal 2004 al 2009, prima per il PRC poi per il PDCI. Nel 2005 questo losco figuro appare su tutti i giornali della provincia mentre è intento a salutare romanamente insieme ad un consigliere comunale di Alleanza Nazionale. Subito criticato duramente dai Giovani Comunisti biellesi (di cui tra l’altro due militanti erano stati pestati a sangue da un gruppo di fascisti qualche giorno prima),si difendeva asserendo di averlo fatto in solidarietà con Paolo Dicanio, calciatore della Lazio squalificato e multato per la sua ripetuta propaganda fascista sui campi di calcio, e aggiungendo che per lui fare un saluto romano non era un problema e che la sua fede calcistica veniva prima di quella politica. A quel punto venne espulso da Rifondazione e qualche giorno dopo ripescato dal PDCI di Biella alla disperata ricerca di un consigliere comunale. Adesso Filoni è candidato in Regione per un partito la cui base da sempre è in prima linea per difendere i valori della Resistenza e della Costituzione antifascista che da essa è scaturita.

Tutto questo mentre in Italia si assiste sempre di più ad una deriva reazionaria, ben caldeggiata da Berlusconi e dalla sua banda di mafiosi.

Ma i dirigenti del PDCI e della Federazione della Sinistra che hanno candidato un filofascista alle elezioni regionali quale criterio avrebbero usato per decidere la candidatura di Filoni? Non verificano i loro candidati?

Non considerano infamamante candidare un individuo che pubblicamente ha difeso un fascista salutando anch’esso romanamente?

Difendere i fascisti e atteggiarsi al loro pari significa appoggiare l’ideologia che ha portato allo sterminio degli ebrei, alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale alle uccisioni in massa di comunisti e antifascisti.

La Federazione della Sinistra candidando il filo fascista Filoni, contribuisce ad infangare non solo tutti i comunisti onesti che ne fanno parte ma, anche i valori della Resistenza.

Facciamo appello a tutti i militanti e agli elettori della Federazione della Sinistra a prendere le distanze da questa candidatura e a chiedere l’immediata rimozione di Filoni e la sua espulsione dal PDCI in quanto fiancheggiatore dei fascisti.


mercoledì 10 febbraio 2010

IL CCP ADERISCE ALLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO


Mentre proseguono gli iter infiniti dei processi della magistratura borghese contro i padroni della Eternit e i dirigenti della Thyssen krupp, nel nostro paese si continua a morire di lavoro e per lavoro. Non passa giorno in cui, tra le altre cose, gli operai non abbiano incidenti più o meno gravi a causa delle continue e ripetute pressioni del padrone o del vile ricatto del dover ogni giorno riuscire a portare a casa la giornata per la sopravvivenza quotidiana. La questione si complica ulteriormente se sei un immigrato e ancor di più se sei un immigrato senza il permesso di soggiorno. Al di la dei processi sopracitati (ma ve ne sono in corso anche altri) che rappresentano l'atto di accusa della classe operaia di fronte al tribunale della borghesia e che è necessario trasformare in occasione di lotta politica di classe, è necessario rafforzare ed estendere l'organizzazione su una delle fondamentali questioni che direttamente coinvolgono tutti i lavoratori e i loro famigliari come la sicurezza sui posti di lavoro. Per questo motivo il Collettivo Comunista Piemontese (CCP) aderisce alla Rete Nazionale per la Sicurezza sui Posti di Lavoro con l'intento di contribuire a costruire il nodo della rete torinese e dare il nostro contributo attivo per il suo rafforzamento.

I compagni del CCP.

martedì 9 febbraio 2010

SIAMO TUTTI OPERAI THYSSEN!


Mentre nelle aule del Tribunale della Repubblica prosegue “l’iter processuale” regolamentato dalle leggi di un sistema, espressione degli interessi della classe padronale, in cui i ricchi hanno sempre la possibilità di farla franca (magari attendendo comodamente la prescrizione dei reati grazie al decreto sul “PROCESSO BREVE” e strapagando i servigi di avvocati senza scrupoli e le false deposizioni di qualche leccapiedi) gli operai continuano a morire ogni giorno nelle fabbriche e nei cantieri . Ad un anno dall’avvio del processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp, tra rinvii e ostruzionismi orchestrati dalla difesa, siamo ancora nella fase di udienza dei testimoni nominati dagli avvocati. Indubbiamente a godere della lunga tempistica sono soltanto gli imputati anche perché essi, grazie alla loro enorme disponibilità di denaro, non hanno certo il problema di sostenere le spese causate dalla perdita di giornate lavorative o dai viaggi per essere presenti alle udienze. Inoltre lor signori non hanno nemmeno la preoccupazione di mettere insieme il pranzo con la cena come invece sono costretti a fare i parenti degli operai uccisi o i loro compagni di lavoro.

Dall’inizio del processo ad oggi è calata anche di molto l’attenzione e la tensione attorno a quella che si può definire una delle più efferate stragi di operai della storia moderna per la quale, per la prima volta in assoluto, i dirigenti di una grande azienda multinazionale vengono trascinati in tribunale con l’imputazione di omicidio. Il processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp, è l’atto d’accusa di tutti i lavoratori contro i padroni sfruttatori e assassini di fronte ai giudici di un tribunale della repubblica borghese e per questo rappresenta una crepa nel sistema tanto caro ai padroni. E’ un processo politico che mette in discussione, non solo i dirigenti e i padroni della Thyssen, ma il sistema di sfruttamento e morte che garantisce il profitto di un pugno di parassiti sulla pelle di milioni di proletari.

Di fronte alla lentezza delle procedure processuali e di fronte alle leggi salva padroni non possiamo certo attendere che la “giustizia borghese faccia il suo corso” senza utilizzare l’unica arma che i lavoratori posseggono: l’organizzazione e la lotta. E’ necessario adoperarsi per riprendere le mobilitazioni e i presidi durante le udienze e davanti il Tribunale per tenere il fiato sul collo alle Autorità competenti costringendole a rispettare le poche leggi democratiche a favore del proletariato ancora in vigore, oppure a smascherarsi rendendo evidente la loro sudditanza agli interessi della classe dominante. Riprendere con vigore la mobilitazione e alzare l’attenzione e la tensione sul processo Thyssen significa anche restituire dignità alle migliaia di vittime del lavoro e da lavoro che nel nostro paese ogni anno pagano con il sangue la sete di profitto dei padroni.

lunedì 8 febbraio 2010

domenica 7 febbraio 2010

Polizia e Carabinieri ancora una volta a difesa della feccia fascista




Sabato 7 febbraio un gruppo di fascisti di Casa Pound e altri infami, avrebbero voluto sfilare in corteo per le vie della periferia della città onorando quelli che a loro a loro dire e a dire dei revisionisti, sarebbero i “Martiri delle Foibe”, chec in realtà equivalgono ai collaborazionisti e ai fiancheggiatori dei fascisti che, durante la seconda guerra mondiale, si resero colpevoli dei più atroci delitti in quella che prima era la Jugoslavia: 150.000 deportati iugoslavi nei campi di sterminio di Arbe, Palmanova, Gonars, Renicci ed altri ancora, con più di 4000 morti di fame e di stenti. Le vittime iugoslave del campo di concentramento fascista di Zlatin, gli abitanti maschi di Srbernovo spediti nei lager, le donne seviziate dall'esercito fascista e poi gettate nelle foibe. Ed inoltre la Risiera di S. Sabba, lager nazista di Trieste, dove furono sterminati comunisti, ebrei e rom con la complicità diretta degli sgherri di Mussolini. Circa duecento antifascisti, si sono radunati in presidio ed hanno cercato di impedire che i fasci muovessero in corteo ma l’ingente quantitativo di poliziotti e carabinieri disposti nella piazza del presidio e in tutte le vie limitrofe al percorso del corteo fascista hanno immediatamente caricato gli antifascisti con estrema brutalità. Due compagne ed un compagno sono stati feriti ed un altro è stato fermato dagli sbirri.
Ancora una volta gli sbirri hanno dato prova di grande zelo nel massacrare gli antifascisti per proteggere i fasci! Tra fascisti e polizia il connubio è sempre più evidente e sempre minori sono i tentativi di celarlo, basti pensare con quale efferatezza abbiano massacrato una compagna già a terra e non contenti, le siano passati sopra durante la seconda carica. Questo grazie anche ai revisionisti come Violante (o a quelli alla Chiamparino che incontrano in comune i fascisti per promettere loro gli spazi sociali!) i quali hanno aperto la strada allegramente ai rigurgiti del fascismo e quindi legittimato anche quelli interni alle forze dell’ordine che hanno sempre più spazio e impunità.
Malgrado questa situazione gli antifascisti torinesi sono determinati a non cedere un passo e a tentare l’impossibile per non concedere agibilità politica ai fascisti anche a costo di pagare personalmente in termini fisici o di soppressione della libertà!

W l’antifascismo militante! W le antifasciste e gli antifascisti torinesi! ORA E SEMPRE RESISTENZA!

FASCI A TORINO: COMUNICATO ANPI SEZ.LINGOTTO


Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Ente Morale D.L. 5 aprile 1945 - n. 224

Comitato Provinciale di Torino
Sezione di Torino Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfia
“Giacomo Perotti M.A.V.M. e Alberto Appendino”



Torino, 6 febbraio 2010

COMUNICATO STAMPA

Al Comitato Provinciale A.N.P.I. di Torino

alle redazioni di:
La Stampa
La Repubblica
Liberazione
Il Manifesto
Nuova Società
Europa
Il fatto quotidiano
L’Unità


La Sezione ANPI di Torino, Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfia “Giacomo Perotti M.A.V.M. e Alberto Appendino” appreso spiacevolmente che domani 7 febbraio 2010 è prevista una manifestazione del gruppo neofascista “CasaPound”, con il pretesto di commemorare i "martiri delle foibe", ha approvato il seguente comunicato.

CasaPound sono coloro che negano l'olocausto le camere a gas dei campi di concentramento nazisti; CasaPound sono coloro che aggrediscono e accoltellano comunisti, anarchici, antifascisti, immigrati, gay e qualche volta uccidono, ultima aggressione ieri a Roma contro dei frequentatori di un centro sociale.

Torino, città decorata con la medaglia d'oro alla Resistenza, non può permettere a fascisti di marciare per le strade cittadine, inneggiando al fascismo;

Torino, città decorata con la medaglia d'oro alla Resistenza, non può permettere ai fascisti di dare lezioni di storia sul nostro passato;

La Sezione ANPI di Torino, Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfia, esprime preoccupazione e sdegno per l'iniziativa e ricorda che l’apologia di fascismo è un reato sancito dalla Costituzione;

chiede al Comitato Provincale A.N.P.I. di Torino, di prendere posizione e condannare pubblicamente l’iniziativa neofascista;

si rivolge alle istituzioni a tutti i livelli, a tutti gli antifascisti e a tutti i sinceri
democratici di vigilare affinchè, in occasione dell’evento, non si verifichino rischi per
l’incolumità degli abitanti dei quartieri interessati da parte di sbandati fascisti.

Nessuno spazio ai fascisti! Ora e sempre resistenza!



La Sezione A.N.P.I. di Torino Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfia
“Giacomo Perotti M.A.V.M. e Alberto Appendino”

mercoledì 3 febbraio 2010

Sabato 30-1 Biella: corteo contro la repressione, UN ESEMPIO DA SEGUIRE!



Sabato 30 gennaio a Biella il Collettivo Stella Rossa, (aderente al Coordinamento dei Collettivi Comunisti) e il Collettivo Autonomo biellese avevano organizzato un banchetto informativo contro la repressione che il sindaco di Biella Dino Gentile e il presidente della Provincia Simonetti hanno assunto come parola d’ordine per governare i rispettivi ambiti istituzionali. La Questura di Biella aveva però negato l’autorizzazione. La risposta dei compagni biellesi è stata immediata e il banchetto si è trasformato in corteo per le vie della città. Durante il corteo, al quale hanno partecipato un centinaio di compagni tra cui anche i compagni torinesi del CCP, si è dato risalto ai continui atti intimidatori perpetrati da polizia e carabinieri, coordinati dalla Digos, contro due compagni aderenti al Coordinamento dei Collettivi Comunisti. Il corteo si è snodato per le vie della città malgrado le imposizioni della questura che vedendo l’alta partecipazione e la determinazione dei compagni presenti ha dovuto rassegnarsi al percorso che i compagni hanno deciso sul posto.

E’ stata una risposta esemplare che ha saputo ribaltare i rapporti di forza. Alle regole imposte dagli sbirri i compagni hanno risposto con le loro regole trasformando un banchetto in un corteo partecipato e agguerrito. E’ senza alcun dubbio l’esempio pratico della concezione che ci deve guidare e che conferma l’efficacia della tattica di rispondere agli attacchi della borghesia trasformandoli in contrattacchi contro la borghesia stessa.

Bravi i compagni di Biella! Non saranno certo ne le intimidazioni, ne i divieti di sbirri e Autorità varie a fermare la lotta del proletariato e l’azione dei comunisti!







martedì 2 febbraio 2010

THYSSEN, ETERNIT: IL PROLETARIATO HA SOLO UN' ARMA, L’ORGANIZZAZIONE!


Venerdì 29, l’udienza del processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen è stata rinviata. Il rinvio è stato deciso a causa dell’agitazione dei legali delle parti lese e dello stesso Pubblico Ministero Guariniello i quali non si sono presentati in aula per protesta contro la annunciata “riforma della giustizia” e in particolare sulla questione del decreto sul PROCESSO BREVE che rischierà di fare archiviare procedimenti come Eternit, Parmalat e lo stesso processo Thyssen, garantendo l’impunità a malfattori del calibro di Callisto Tanzi e a stragisti come lo svizzero Stephan Schmidheiny, e il barone belga Jean Louis De Cartier (Eternit) o come i dirigenti Espenhan e Cafueri degni servitori dei padroni della Thyssen Krupp tra cui Federico Falk segretario dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti. L’agitazione e la protesta non ha però riguardato gli avvocati dei dirigenti della Thyssen che se ne stavano beatamente al loro posto in attesa che l’udienza avesse inizio.
Un agitazione che ha avuto carattere nazionale e che si è sviluppata il giorno seguente durante l’apertura dell’anno giudiziario. In moltissimi, sono stati i magistrati che, Costituzione alla mano, hanno abbandonato l’aula in segno di protesta proprio durante gli interventi dei rappresentanti del governo. Al di la del ruolo di difensori che svolgono i legali della Thyssen, questa situazione di agitazione e di allarme della Magistratura borghese che, mani alla Costituzione insorge contro un provvedimento utile soltanto ai padroni (per i comunisti e gli oppositori del regime democratico borghese i tempi dei processi sono sempre stati molto brevi ed oggi, con questa riforma, lo saranno ancora di più abbreviando, ovviamente, anche i tempi per il verdetto di colpevolezza) dovrebbe quanto meno sollecitare le coscienze di chi, tra quegli avvocati, ancora dice di seguire un codice etico e si offende sino a minacciare la querela, se qualche operaio comunista lo mette in discussione. Invece NO! Nessun comunicato, nessuna presa di posizione, ne a favore ne contro il decreto legge! Si “sfregheranno le mani” di certo, pensando al momento in cui, dopo avere portato a testimoniare altre decine e decine di testimoni a favore, o dopo avere intentato qualche altro espediente ostruzionistico, cercando di prolungare i tempi del processo, giungerà per decreto (appunto) la notizia dell’archiviazione. Risultato: assistiti danarosi e paganti impuniti e famigliari, parenti, amici e compagni di lavoro degli operai rimasti senza Giustizia! Ma in un Paese in cui le leggi e i regolamenti li commissiona la classe dominante, quella cioè che possiede i mezzi di produzione e quindi anche la forza lavoro che milioni di persone sono costrette a vendere per campare, tutto questo non solo è possibile ma è inevitabile! Lo stesso Craxi, durante un udienza del processo per “Mani pulite” ammise candidamente che “tutti i partiti percepivano mazzette dai grandi gruppi economici, compresa la FIAT” con le quali finanziare le campagne elettorali. Cosa, i padroni volevano in cambio era altrettanto chiaro a tutti: corsie preferenziali per la gestione del denaro pubblico e leggi che favorissero le loro imprese. Se i padroni hanno dalla loro la possibilità di sfruttare, fare ammalare, licenziare e ammazzare i lavoratori, dalla nostra abbiamo una sola arma: l’organizzazione. Un organizzazione che sappia tenere il fiato sul collo alle Autorità preposte costringendole ad applicare quelle poche leggi democratiche rimaste o a smascherarsi, a denunciare con forza i servi e gli imbroglioni al soldo dei padroni, ad organizzare la resistenza alla guerra di sterminio che la borghesia ha scatenato contro le masse popolari trasformandola in lotta per la costruzione di un mondo senza più sfruttati ne sfruttatori, il SOCIALISMO! Questa organizzazione, alla quale i comunisti lavorano si chiama partito comunista!!