mercoledì 30 giugno 2010

Bilancio iniziative per i compagni prigionieri Davide e Luigi.




Nell’ultima sua lettera che il compagno Luigi Giani scriveva dal carcere delle Vallette di Torino, dove si trova prigioniero da più di due mesi dopo essere stato arrestato per gli scontri avvenuti durante lo sgombero dello stabile occupato L’Ostile, annunciava di avere potuto, finalmente, fare il suo primo colloquio. Infatti, Luigi, da più due mesi si trova ancora al padiglione “nuovi giunti”, reparto del carcere con forti restrizioni, nel quale i prigionieri devono restare soltanto per il tempo necessario alle visite mediche per poi essere mandati nei padiglioni con gli altri detenuti. Ai “nuovi giunti”, proprio a causa del fatto che i prigionieri dovrebbero rimanerci per un tempo limitato, non hanno la TV, non possono utilizzare fornellini per cucinare, hanno soltanto tre quarti d’ora d’aria al giorno. I compagni del nostro collettivo, con altri compagni solidali, si sono subito mobilitati per denunciare la situazione di semi-isolamento nella quale il compagno si trova e la negazione dei diritti fondamentali del prigioniero, quali ad esempio i colloqui. Il PM Rainaudo (grande amico di Luciano Moggi e iscritto alla loggia massonica P2) ha inoltre posto, come discriminante per la concessione degli arresti domiciliari al compagno Luigi, l’allontanamento dalla città di Torino nella quale egli ha una casa in affitto e un lavoro fisso. Un vero e proprio provvedimento di confino di stampo fascista.
Sono state fatte due iniziative di denuncia: una davanti al Tribunale distribuendo 800 volantini e megafonando. L’altra proprio davanti al carcere, all’entrata dei colloqui, con volantinaggio e agitazione tra i famigliari dei detenuti che, attendendo ore per riuscire ad entrare, subiscono anche le perquisizioni e l’arroganza dispotica delle guardie addette. In entrambe le occasioni siamo partiti trattando la questione particolare del compagno Luigi (e di Davide anch’egli detenuto per lo stesso motivo, ma che già aveva ottenuto i colloqui con il padre ed era stato spostato dai nuovi giuti) per trattare anche più in generale la situazione disumana e indegna nella quale sono costretti migliaia di prigionieri poveri (perché quelli ricchi trovano sempre il modo di scamparla) nelle carceri della nostra “beneamata” Repubblica. Inoltre abbiamo lanciato l’appello a tutti i compagni per recarsi al Tribunale a chiedere l’autorizzazione per le visite al compagno Luigi, con l’intenzione di sollevare, anche in questo modo, un problema di ordine pubblico all’interno degli uffici addetti che avrebbero immediatamente avvisato il PM Rainaudo, titolare dell’inchiesta contro Luigi e gli altri compagni.
Il 30 giugno l’avvocato Novaro ha presntato un istanza di scarcerazione ed entro pochi giorni sapremo quale sarà la decisione della Corte, sia sulla concessione degli arresti domiciliari connessi alla casa e al lavoro a Torino, sia su quella subordinata al confino di Davide e Luigi.
La mobilitazione dei compagni del CCP e di altri compagni solidali con Luigi e Davide ha sicuramente contribuito a sbloccare una situazione che altrimenti, passando sotto silenzio, avrebbe potuto prolungarsi per tutto il periodo che il massone PM Rainaudo, avrebbe ritenuto opportuno.
Invitiamo quindi tutti i compagni solidali con i compagni in carcere, a non abbassare la guardia e a mobilitarsi per tenere il fiato sul collo alle Autorità competenti, siano esse appartenenti alla magistratura che ai corpi di polizia, perché non possano violare impunemente le loro stesse leggi negando i diritti fondamentali dei prigionieri. La denuncia pubblica delle angherie di questi signori, affiancata alla mobilitazione concreta, sono elementi essenziali della lotta contro la repressione e strumenti efficaci per il sostegno e la liberazione dei compagni caduti nelle mani del nemico.


Collettivo Comunista Piemontese
colcompiemonte@yahoo.it
tel 3476558445

martedì 29 giugno 2010

LETTERA DAL CARCERE DELLE VALLETTE DI TORINO DEL COMPAGNO PRIGIONIERO LUIGI GIANI


Lettera di Luigi dal carcere delle Vallette di Torino

Venerdì 25.06.2010

Ciao compagni,
oggi ho ricevuto il primo colloquio con i miei famigliari, mio fratello e mia sorella. Ho saputo che nessun altro colloquio sarà mai permesso dal magistrato. Mi spiace per tutti quei compagni che ne hanno fatto richiesta. Inutile dire che vanno contro le loro stesse leggi. (…) Il confino nel quale vorrebbero relegarmi non avverrà e io resterò in carcere. Prospettiva ultima, visto che i miei, per buoni e comprensibili motivi, non possono accettarmi, è di attendere la fine della corte estiva che dovrebbe coincidere con il rientro a casa di un loro amico prete che sarebbe disposto a tenermi per tutto il periodo dei domiciliari, se il giudice deciderà in tal senso(…)
Sto però attendendo la risposta dell’avvocato sulla disponibilità ad ospitarmi, di una comunità vicino a Torino. (…) La solidarietà concreta dei compagni del CCP e degli altri non potrà certo garantire il mantenimento della casa di Torino in cui abito per pagare luce, gas e affitto (troppi soldi) per cui rimarrei con il culo per terra anche dal quel punto di vista. (…) La solidarietà così copiosa che mi ha seguito per tutto questo periodo, non riesce ancora a concretizzarsi nel trovarmi un posto dove confinarmi(…) Non intendo finire in casa di un prete, anche se solo per il tempo dei domiciliari e poi vorrebbe dire perdere casa e lavoro(…) Non è il carcere che mi spaventa, ma il fatto di rimanere qui, inutile ai compagni e lontano dall’impegno politico concreto che qui dentro resta un sogno senza senso. Oggi c’è stata parecchia agitazione al blocco B, perché la spesa ritarda di un giorno e intanto continuiamo ad essere trattati come animali.(…) Sto rifiutando quegli insulsi “gruppi” che ti propongono le gentili signore volontarie dove offrono le caramelle e ci sono i giornali da leggere tra cui Leggo,city, La Stampa, La Repubblica e L’immancabile Avvenire.(…)

So che state lottando per me e questo mi rafforza. Grazie compagni tutti.

Sempre a pugno chiuso, Luigi

sabato 26 giugno 2010

VOLANTINAGGIO ENTRATA COLLOQUI PARENTI DEI RECLUSI NEL CARCERE DELLE VALLETTE A TORINO


SOLIDARIETA’ CON I DETENUTI. DIRITTO AI COLLOQUI PER TUTTI. BASTA SOVRAFFOLLAMENTO

Sono passati due mesi dall’arresto (12 maggio) dei compagni Luigi, Davide e Luca per gli scontri durante lo sgombero della casa occupata Lostile del dicembre scorso.
Il 28 maggio il tribunale del riesame al quale i tre arrestati si erano appellati (insieme ad altri 13 compagni colpiti da misure restrittive) ha dato responso negativo sulla scarcerazione dei tre, ponendo soltanto il compagno Luca agli arresti domiciliari. Luigi e Davide restano in carcere con l’accusa di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Dopo due mesi dall’arresto di Luigi e malgrado le ripetute domande che i compagni hanno fatto al Tribunale per andare a visitarlo, il PM Rinaudo non ha concesso alcuna autorizzazione e non è stata nemmeno resa nota una motivazione del diniego. Nemmeno a suo fratello hanno autorizzato ancora i colloqui Questa prassi sembra ripetersi di frequente per chi è detenuto nel carcere delle Vallette di Torino; ma quanto ci risulta in altre città del Nord Italia il diritto ai colloqui dei detenuti è maggiormente tutelato. Infine, il compagno Luigi dopo più di un mese si trova ancora rinchiuso nel settore “nuovi giunti”, un settore del carcere dove i detenuti dovrebbero rimanere soltanto il tempo necessario per le visite mediche. Un settore sprovvisto di televisione e con limitatissime agibilità dei detenuti che vi si trovano. Perché il compagno Luigi Giani è ancora ai nuovi giunti in una situazione di semi isolamento? Perché non può ricevere colloqui? Eppure sui colloqui l’ordinamento carcerario parla abbastanza chiaro:
I detenuti possono avere colloqui e corrispondenza con i congiunti e con altre persone. Anzi particolare favore viene accordato ai colloqui con i familiari. I detenuti possono avere quotidiani, periodici, libri. Ciascun detenuto è fornito di biancheria, vestiario e di effetti di uso in quantità sufficiente. Il permesso per avere un colloquio con un imputato in attesa del giudizio di 1°grado viene concesso dal PM. Un appellante, ricorrente o definitivo ha il diritto di essere visitato dai familiari o dal convivente. I non familiari devono richiedere il permesso al PM nel primo caso e alla Direzione nel secondo caso. (Art. 18 OP) I detenuti usufruiscono di 6 colloqui al mese (4 per i detenuti dell'art. 4bis). Durata massima del colloquio, 1 ora. A ciascun colloquio possono partecipare non più di 3 persone. (Art. 37 Reg)
Quasi un anno è trascorso dalla sentenza della Corte europea dei Diritti umani (16 luglio 2009) che ha condannato l’Italia a risarcire un detenuto recluso per mesi in una cella in cui per sé disponeva di meno di tre metri quadri. Una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea, un’ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante.
Oggi la situazione è peggiore di allora: pressoché in tutte le carceri italiane si riscontra una cronica situazione di sovraffollamento, che si aggrava durante l’estate a causa del clima caldo.
I detenuti (quelli poveri, perché i ricchi o non finiscono in galera o ne escono immediatamente, o se ci restano hanno sempre un trattamento di riguardo) si trovano in spazi ristretti e nella sporcizia, come hanno denunciato gli stessi prigionieri delle Vallette in alcune recenti lettere ai giornali. Il prossimo 20 settembre saranno dieci anni dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento Penitenziario (varato appunto nel 2000), che guardava verso condizioni più dignitose di detenzione. In cinque anni era fissato il termine per adeguare le carceri ad alcuni parametri strutturali. Che ci fosse l’acqua calda, per fare solo un esempio. Ne sono passati dieci, di anni, e quasi ovunque gli edifici sono ancora inadeguati se non in condizioni peggiori.
Questa situazione carceraria sempre più insostenibile è causata dalla politica criminogena e repressiva attuata dalla classe dominante per arginare gli effetti della crisi di un sistema che produce soltanto miseria e morte per le masse popolari, mentre i ricchi si arricchiscono sempre di più.
Contro questa politica e gli effetti che ne derivano è necessario mobilitarsi in vario modo.
Siamo disposti a farlo con chiunque lo voglia, per sostenere le rivendicazioni dei detenuti e lottare con loro per condizioni di vita più dignitose.

Per contatti: colcompiemonte@libero.it 3476558445

mercoledì 23 giugno 2010

Stralci della lettera di Luigi di venerdì 18 giungo



(..) Stavo ascoltando radio Black Out e ho saputo del presidio volantinaggio davanti al tribunale per denunciare le violazioni dei diritti su di me e Davidono. Mi chiedo come mi considerano: di fatto terrorista a 41 bis, ma formalmente qualcosa d’altro? (…) Siamo sempre ai nuovi giunti, niente TV, niente di niente, ne fornelli e per mangiare soltanto lo schifo che ti passa la “casanza”. Vogliono vedermi chinare la testa?, Vogliono una mia dissociazione?, Un pentimento? O finalmente si saranno convinti che faccio parte della classe operaia e quindi, acerrimo nemico della merdosa borghesia che mi tiene prigioniero e mi nega i diritti che loro stessi hanno sancito(…) La situazione non cambia per me, le ultime proposte sono quelle di fare i domiciliari a casa di mio fratello in montagna (che non sarebbe dove è stato anche male) o la comunità (…) Ma di questo si interessa l’avvocato e in più mio fratello non può parlarmi visti i colloqui bloccati (…)

martedì 22 giugno 2010

PER L'UNITA' DEI COMUNISTI. COMUNICATO CONGIUNTO CCCE PROLETARI COMUNISTI.




Un nuovo passo in avanti nell’unità dei comunisti per il partito



Si è tenuto l’incontro della Commissione Congiunta di Proletari comunisti e del Coordinamento dei collettivi comunisti; incontro avente l’obiettivo di stabilire contenuti, tempi e percorso del processo di unità tra le due organizzazioni al servizio dell’unità più generale dei comunisti per la costruzione del partito comunista necessario al nostro paese, nell’epoca storica attuale e nella situazione attuale.



L’incontro è stato preceduto anche, ed è bene sottolinearlo, da un’indecente azione della polizia/Digos torinese che ha sottoposto la delegazione di Proletari comunisti giunta a Torino ad un immediato atteggiamento di controllo, fatto di pedinamenti e foto, ad opera di quattro agenti riconosciuti. Il riconoscimento e la reazione della delegazione di Proletari comunisti ha ottenuto l’allontanamento frettoloso della forza repressiva. Noi da un lato denunciamo con forza questa azione, dall’altro essa conferma l’attenzione e la pericolosità percepita dallo Stato e dal governo della borghesia rispetto all’avanzamento del processo di unità dei comunisti.



L’incontro si è svolto in un clima caloroso e unitario anche se franco nelle opinioni e nell’affrontare i temi, come è necessario che sia dato l’impegno, l’importanza e la qualità che questo passo richiede.



Temi importanti affrontati nella riunione: il maoismo, l’internazionalismo, il rapporto tra teoria e pratica in questo processo. Così come si è ritornati sulla valutazione da dare e i passi da fare in merito alla battaglia nel movimento comunista più generale nel nostro paese.

Un altro elemento significativo del dibattito è stato quello relativo alla lotta ideologica attiva, lotta tra le due linee, funzione e applicazione del centralismo democratico; temi importanti anche perché alla base, tra l’altro, della separazione tra i quadri e compagni del Coor.Coll.Com. e il Carc/(n)Pci.



L’incontro ha avuto un esito positivo. Sono stati definiti, integrati e precisati 10 punti a base del processo di unità tra le due organizzazioni, che saranno oggetto di sviluppo e confronto per raggiungere questa unità in un tempo definito genericamente di massimo un anno, ma che naturalmente entrambe le organizzazioni sperano di accorciare per rispondere alle esigenze politiche della lotta di classe e del movimento comunista.



Il contenuto del dibattito deve servire a confermare, rafforzare, specificare ulteriormente che il partito comunista che vogliamo costruire deve essere:

1. basato sul marxismo-leninismo-maoismo;

2. basato sulla strategia della guerra popolare adatta alle condizioni specifiche del nostro paese;

3. fondato sulla centralità operaia, che sia reparto d’avanguardia organizzato della classe operaia;

4. costruito nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse;

5. di tipo nuovo che attui una completa rottura nel campo dell’ideologia, della teoria, della organizzazione, della pratica con il revisionismo vecchio e nuovo;

6. saldamente interno al movimento comunista internazionale e in particolare a quello di orientamento marxista-leninista-maoista, con un forte legame con i partiti comunisti impegnati nelle guerre popolari;

7. che combatta attivamente l’economicismo e l’eclettismo teorico-politico;

8. alternativo alle due varianti elettoralismo e militarismo, presenti nel nostro campo;

9. che sappia far vivere al suo interno la lotta ideologica attiva e la lotta tra le due linee e realmente attuare il centralismo democratico, alla luce delle esperienze negative che nel nostro campo ci sono state e che ancora ci possono essere;

10. consapevole che il grande lavoro per unire i comunisti nel nostro paese deve svilupparsi attraverso la lotta al settarismo come una delle deviazioni che ancora domina gran parte del movimento comunista.

Si è anche deciso che il dibattito su questi dieci punti possa essere condotto in forme aperte al fine di raccogliere l’attenzione e anche l’impegno di tutti i compagni organizzati e non che vogliono contribuire ed entrare nello spirito di questo percorso di unità. Invitiamo pertanto sin da ora chiunque voglia partecipare al dibattito ad inviare contributi (al momento utilizzando le caselle e.mail e i siti delle nostre organizzazioni).

Si è anche condiviso che questa unità, di quella che potremmo chiamare la componente marxista-leninista-maoista, non chiude il processo, ma anzi ne apre uno più ampio che permette l’avanzamento di tutto il movimento comunista e della battaglia per il partito.



L’importanza dell’incontro e il rapporto unitario che esso ha costituito e reso significativo si è mostrato nella convergenza nella pratica del lavoro comune che può fare da cemento e verifica e aiutare il processo di unità e il ruolo di esso nella più generale lotta di classe.

Su tre punti sono state prese decisioni operative:

1. il lavoro comune nelle fila della classe operaia, che comprende l’elaborazione di parole d’ordine comuni, piani di interventi in alcune fabbriche e realtà del ns paese, e la verifica di questo lavoro;

2. elaborare una proposta per unire il fronte di lotta contro la repressione statale contro le forze comuniste, le realtà proletarie e rivoluzionarie, le lotte politiche e sociali; per uscire dalla frammentazione, dalla lotta “ognuno per sé” che è una tendenza che deve essere superata;

3. la campagna a sostegno della guerra popolare in India, già lanciata a livello internazionale e nazionale e che vedrà l’impegno delle due organizzazioni nella promozione di meeting e delle altre attività.



È evidente che se a questa intesa, parole e progetto corrisponderà una elaborazione e una pratica conseguente, un passo in avanti e controcorrente verrà davvero fatto sarà dato un duro colpo alle concezioni e alla prassi dei dogmatici e dei settari. E borghesia, riformisti e opportunisti avranno di che preoccuparsi.



La Commissione Congiunta

15.6.2010

sabato 19 giugno 2010

L'ATTACCO CONTRO GLI OPERAI DI POMIGLIANO NON DEVE PASSARE!

Marchionne sta cercando di attuare il piano per il “rilancio della FIAT” che altro non è che il rilancio dei profitti a discapito della vita dei lavoratori, della loro dignità, dei loro diritti. A partire dalla chiusura di Termini Imerese e dal vergognoso e ignobile ricatto su Pomigliano D’Arco: “o accettate la cancellazione di tutti i vostri diritti o vi sbattiamo in mezzo a una strada”, la questione si lega strettamente al piano più generale, di Confindustria e governo, di abolire lo Statuto dei Lavoratori e il diritto di sciopero con la complicità dei dirigenti dei sindacati che si sono da subito resi disponibili e messi al loro servizio, come Angeletti e Bonanni.
Infatti, se i padroni fanno la loro parte cercando di ricattare gli operai e i sindacati, dall’altra il governo della banda Berlusconi fa la sua abolendo per decreto, pezzo dopo pezzo, gli articoli della Costituzione come l’ART.41, che limita ai padroni la possibilità di poter fare ciò che vogliono per logiche di mercato. Il capobanda Berlusconi del resto lo aveva detto pubblicamente qualche tempo fa di fronte all’assemblea degli industriali e poi a quella degli artigiani: “con questa Costituzione non è possibile governare”.
Ma per attuare il loro piano di lacrime e sangue contro i lavoratori, Marchionne, Marcegaglia e servi di governo devono ottenere il consenso più largo possibile che possa giustificare ogni azione anticostituzionale e antisindacale che i padroni intenderanno mettere in atto. Senza questo largo consenso, Marchionne e soci sanno bene che sarà per loro molto difficile riuscire a mettere in atto il loro piano contro la classe operaia. E’ per questo motivo che sono stati costretti a giocarsi la carta del ricatto di Pomigliano (per poi riuscire ad estenderlo agli altri stabilimenti) al fine di costringere la FIOM a legittimare, firmando l’accordo, le angherie padronali.
FIM e UILM, insieme, contano meno iscritti della sola FIOM e senza il benestare della FIOM diventerebbe impossibile qualsiasi tipo di manovra antioperaia. I padroni oggi hanno provato con il ricatto di Pomigliano, ma hanno trovato sulla loro strada il NO secco della più grande organizzazione sindacale dei metalmeccanici italiana. Il NO della FIOM all’accordo con Marchionne ha un significato molto più grande e più generale che va oltre la semplice contrattazione aziendale. Il NO della FIOM è un NO in difesa dello Statuto dei Lavoratori e della Costituzione italiana per la quale hanno dato la vita migliaia e migliaia di giovani, donne e uomini durante la Resistenza e la lotta di liberazione dal nazifascismo! La FIOM diventa quindi lo scoglio contro il quale si infrange l’arroganza dei padroni e dell’intera classe dominante. Un NO condiviso dalla maggior parte dei lavoratori i quali, al di la della loro appartenenza sindacale, hanno apportato la loro firma sull’appello per un assemblea generale lanciato dalla FIOM: 2500 firme e la FIOM conta 600 iscritti circa a Mirafiori. Sostenere la FIOM nella sua lotta è necessario ed è dovere di tutti i lavoratori e di tutti gli organismi politici che, in qualche misura, si rifanno agli interessi della classe operaia e delle masse popolari.
È interesse di tutti gli operai e di tutti i lavoratori che il piano FIAT per Pomigliano non passi. È interesse dei padroni farlo passare a tutti i costi. Non sarà facile quindi vincere la battaglia, ma perdere questa battaglia significa far retrocedere gravemente la posizione dei lavoratori. La fiducia che essi ancora accordano alla FIOM è oggi, ancora una volta, alla prova dei fatti. La FIOM questa volta deve quindi andare fino in fondo!
Usare ogni risorsa per mobilitare tutti gli operai e i lavoratori contro il piano FIAT.

Sotto la direzione del partito comunista, il più grande sindacato dei lavoratori italiani ha vinto grandi battaglie e ha strappato grandi conquiste. Oggi non esiste in Italia un partito comunista all’altezza del ruolo che ad esso compete. Ma la classe operaia può ricostruirlo anche a partire dalle lotte che oggi deve combattere e sulla base delle organizzazioni che oggi ha in mano.


lunedì 14 giugno 2010

APPELLO OSPITALITA' PER IL COMPAGNO PROGIONIERO LUIGI



STRALCI DI LETTERE DAL CARCERE DEL COMPAGNO LUIGI

(…) Oggi Davidino ed io abbiamo visto l’avvocato e l’unica condizione per ottenere i domiciliari è allontanarci da Torino. Nel mio caso, per legge, non esiste che io debba essere allontanato da Torino (una specie di soggiorno obbligato) ma questo allontanamento viene comunque messo in pratica. Vogliono tenerci distanti dalle lotte, vogliono allontanarci da Torino e dalla solidarietà dei compagni.

(…) ho saputo dell’attacco sionista alle navi della flottiglia, ho saputo del merdosissimo Ghiglia che si è acchiappato qualche calcio nel culo durante il corteo per la Palestina . L’infamia prosegue, giorno dopo giorno. Non posseggo una radio ma chi ce l’ha mi ha fatto sapere della grande solidarietà dai microfoni di radio Black Out. La solidarietà è un arma potente, dobbiamo usarla! (…) Gioco a pallone (quando c’è) nell’unica ora d’aria e il resto del tempo lo passo a leggere e a studiare, mi sono arrivati libri da Milano, da Roma. La solidarietà che mi giunge mi mantiene attivo, sia nel corpo che nella mente. Resto solo contrariato per i dissidi tra i gruppi dei compagni.

Fate sapere anche questo. Se durante la Resistenza le varie forze in campo hanno lottato unite ed hanno vinto, un motivo ci sarà stato!? O NO? Così saremo schiacciati e potremo dire grazie solo a noi stessi.



(…) Come prevedevo (ma un po, però ci speravo) il tribunale del riesame ha respinto la mia istanza di scarcerazione. Va beh, nessun cruccio, quando la lotta si fa dura…eccetera, eccetera. Uno stato che si autodefinisce democratico, quando incarcera chi si ribella alle angherie e alla polizia assassina, cala la maschera e si mostra in tutto il suo reale carattere post e parafascista.

(…) E’ uscito Luca e ne sono felice anche se sarei stato ancor più felice fosse uscito anche Davide. Sono giovani e di loro c’è molto più bisogno fuori!



(…) Oggi Davidino ed io abbiamo visto l’avvocato e l’unica condizione per ottenere i domiciliari è allontanarci da Torino. Nel mio caso, per legge, non esiste che io debba essere allontanato da Torino (una specie di soggiorno obbligato) ma questo allontanamento viene comunque messo in pratica. Vogliono tenerci distanti dalle lotte, vogliono allontanarci da Torino e dalla solidarietà dei compagni. Ovvio, scarcerano tossici e comuni (ben venga si capisce) , persone che non daranno fastidio al sistema. Vogliono un popolo di servi, gente che lavora ai loro ordini e senza una difesa attiva lo avranno. Mi servirebbe qualche compagno disposto ad ospitarmi fuori Torino per il periodo degli arresti.



Il compagno Luigi non inserisce mai la data nei suoi scritti ma gli stralci delle tre lettere sono in successione per ordine di tempo. Ribadiamo l'appelo del compagno luigi in relazine alla ricerca di una persona incensurata che abiti fuori Torino, disposta ad opsitarlo per l'eventuale periodo di arresi domicialiari!

giovedì 10 giugno 2010

VOLANTINO UDIENZA PROCESSO THYSSEN DEL 07.06.2010


L’ultima udienza del processo per omicidio volontario, contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp, ha ribadito, con l’ultimo testimone della difesa, le corresponsabilità generali per la strage dei sette operai di Torino. Corresponsabilità di Istituzioni ed Enti istituzionali (commissioni regionali e comunali, ispettori del lavoro, tecnici e consulenti, Ministeri, ecc…) con i dirigenti della multinazionale tedesca. Da questo processo emergono palesemente i meccanismi economici, politici, giuridici e sociali di un sistema basato sul profitto e sullo sfruttamento di un pugno di ricchi ed opulenti parassiti ai danni di milioni di lavoratori e proletari e delle loro famiglie. Anche la Giustizia è parte integrante di questo sistema perché rappresenta l’apparato giudicante in merito all’applicazione o alla violazione delle leggi e dei regolamenti che reggono il sistema stesso. Il processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp rappresenta, da questo punto di vista, un caso emblematico.
La Dott.ssa Di Bitonto, ultimo testimone della difesa e membro della commissione del Ministero dell’Ambiente che ispezionò la Thyssen nel giugno 2006 per conto del Ministero, non ha fatto altro che proseguire con il metodo della “mera lettura” delle risposte, che altri testi della difesa, prima di lei, avevano utilizzato ampiamente ma che, per ragioni a noi sconosciute, non era stato ravvisato nè dal PM Guariniello, nè dagli avvocati di parte civile e nemmeno dal Presidente della Corte Anna Iannibelli. Per rendere meglio l’idea dell’utilizzo improprio di documenti da parte dei testimoni, riportiamo stralci di un articolo apparso il 12 maggio 2010, sulle pagine web di Zipnews, A firma dell’Avv. Roberto Codebò, dal titolo “Thyssenkrupp: tra supporti alla memoria e deposizioni svuotate”
(…) , la dott.ssa Di Bitonto si è troppo spesso trincerata dietro i “non ricordo”, ricorrendo così ai numerosi documenti che teneva con sé. Sul punto, si entra in una questione assai delicata del processo penale. Recitano infatti i sacri principi del dibattimento che il testimone deve parlare sulla scorta della sua memoria (insomma, raccontare senza leggere); tali principi sono però temperati dalla possibilità che il teste stesso tenga con sé taluni documenti “in supporto alla memoria”. (…) Un tale supporto alla memoria, però non può né deve trasformarsi nella mera lettura delle risposte. Proprio ciò che è accaduto stamattina, con una teste impacciata, trincerata per l’appunto dietro la scarsa memoria dei fatti, intenta a frugare tra le carte in suo possesso dopo ogni domanda rivoltale da pubblici ministeri e avvocati. Scontate le obiezioni dell’accusa. (…) Sul piano tecnico, il peggio che possa accadere in un caso del genere è la sostanziale irrilevanza della deposizione. Dal punto di vista di chi commenta, e vorrebbe suggerire un rimedio, ancora una volta balza agli occhi l’impossibilità di tracciare i confini precisi di una regola: in quale punto finisce il supporto alla memoria, e comincia la mera lettura? In materia, una sola certezza: stamattina, quel punto è stato abbondantemente superato.
Tra regolamenti processuali e loro interpretazioni, tattiche ostruzionistiche degli avvocati, arroganti e offensivi atteggiamenti degli ”imputati eccellenti”, falsi testimoni e compiacenti rappresentanti degli Enti istituzionali, sta per concludersi il primo grado di un processo che viene definito“complesso”da PM, avvocati, parti civili, sindacalisti e giornalisti ma che dal punto di vista di noi lavoratori, è di una mostruosa e inconfutabile semplicità. Si tratta del processo contro la classe di sfruttatori e il loro sistema di sfruttamento, miseria e morte e contro chi, nascondendosi dietro alle leggi e ai regolamenti commissionati dai padroni, ne sancisce la legittimità bollando poi, come illegale, qualsiasi tentativo di contrastarlo e di abbatterlo! Per questo motivo, i proletari invece rivendicano, a fronte della legalità sancita dalle leggi borghesi, la legittimità della loro lotta contro questo sistema e contro chi lo sostiene e lo legittima!

lunedì 7 giugno 2010

PRESIDIO AL TRIBUNALE DI TORINO


Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le modalità previste dalla legge”. (art.10 della Costituzione italiana).

LIBERTA’ PER AVNI ER!
SI ALL’ASILO POLITICO IN ITALIA
NO ALL’ESPULSIONE IN TURCHIA

Il 10 giugno 2010 al Tribunale di Bari è in programma una nuova udienza di appello in cui viene discussa la richiesta di asilo politico in Italia di Avni Er, comunista turco che se espulso nel suo paese rischierebbe il carcere, la tortura e la morte, come è capitato a tanti altri suoi compagni che hanno avuto il coraggio di denunciare e combattere le violenze del regime turco, perpetrate in particolare nei confronti degli oppositori politici. Nella scorsa udienza del 18 maggio il giudice ha acquisito nuova documentazione presentata dai difensori di Avni, mentre d’altro canto l’Avvocatura dello Stato si è costituita parte avversa.
Il 28 maggio poi il governo italiano ha risposto all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Dario Ginefra del PD sulla richiesta di status di rifugiato politico presentata da Avni Er (consultabile insieme agli altri documenti sul sito www.avni-zeynep.net). In essa il sottosegretario all’Interno Michelino Davico afferma tra l’altro: “La competenza del Ministero dell’interno si esaurisce con la pronuncia della Commissione territoriale che - tengo a sottolinearlo - ha trattato l’istanza nel pieno rispetto dei termini. Ogni valutazione sulla legittimità della decisione adottata da quest’ultima è riservata alla competente Autorità giudiziaria, nei confronti delle cui decisioni il Governo non può esercitare alcuna forma di condizionamento, per rispetto ai principi di autonomia e indipendenza sanciti dalla Costituzione.”
Sappiamo tutti che questo corretto pronunciamento spesso rimane sulla carta in quanto le prese di posizione contro questo o quel giudice (nonché nei confronti della magistratura in generale) sono prassi frequente da parte di diversi esponenti della maggioranza di governo, e ciò è avvenuto anche riguardo al caso specifico di Avni Er.
Altra circostanza emblematica di quello che è il contesto nel quale si sta giocando questa partita è stata la pubblicazione del rapporto 2010 di Amnesty International, che contiene aspre critiche alla politica italiana nei confronti dell’immigrazione e all’operato della polizia in alcuni casi eclatanti (Emmanuel Bonsu, Stefano Cucchi); contro questo rapporto è insorto lo stesso ministro Frattini, definendolo “indegno”!
In sostanza quello di Avni può essere visto come un caso specifico di una lotta più generale per la difesa dei più elementari diritti umani, che in molte circostanze nel nostro paese vengono già apertamente violati, e per questo a maggior ragione invitiamo tutti gli individui, le associazioni, le forze politiche moralmente sensibili a prendere in vario modo posizione in suo favore.

firmiamo l’appello di Amnesty International in difesa di Avni Er
(http://www.amnesty.it/rimpatrio_tortura_turchia.html)

PRESIDIO AL TRIBUNALE DI TORINO
GIOVEDI 10 GIUGNO DALLE 9.00
in concomitanza con l’udienza di Bari

sabato 5 giugno 2010

DENUNCIAMO GLI ABUSI SUI PRIGIONIERI E LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI DEI LORO DIRITTI!


E’ ormai passato un mese dall’arresto dei compagni Luigi, Davide e Luca, per gli scontri durante lo sgombero de L’Ostile del dicembre scorso. Il tribunale del riesame al quale i tre arrestati si erano appellati, con altri 13 compagni denunciati, chi ai domiciliari, chi a piede libero, ha dato responso negativo sulla scarcerazione dei tre, ponendo soltanto il compagno Luca agli arresti domiciliari. Luigi e Davide restano in carcere.
Dopo più di un mese dal suo arresto e malgrado le ripetute domande che i compagni del nostro collettivo, hanno fatto al Tribunale di Sorveglianza per andare a visitarlo, non è stata concessa, dal Tribunale, alcuna autorizzazione e non è stata nemmeno resa nota alcuna motivazione del diniego.
Di Davide non abbiamo ancora informazioni certe ma crediamo si trovi nelle stesse condizioni del compagno Luigi.
E’ inaccettabile che dopo quasi un mese dal suo arresto, il compagno Luigi non possa ricevere le visite dei compagni che ne fanno richiesta. Il Tribunale di Sorveglianza di Torino deve rendere note le motivazioni del diniego e definire quale è la posizione carceraria del compagno Luigi il quale, per altro, ufficialmente, non si trova nemmeno in isolamento!
Quindi di che si tratterebbe? Il compagno Luigi è sottoposto ad “isolamento non dichiarato”, impedendo che riceva le visite alle quali egli ha diritto? In questo caso si tratterebbe di un abuso gravissimo che non può certo passare sotto silenzio. Ma anche se si trattasse di questioni legate alla burocrazia del Tribunale, si tratterebbe comunque di una grave violazione dei diritti fondamentali del prigioniero!
I servi della dittatura democratica dello Stato borghese intendono, forse, farla pagare comunque al compagno Luigi, anche a costo di violare le loro stesse regole e leggi? Noi crediamo di si e non intendiamo fare passare sotto silenzio nemmeno una delle violazioni (palesi o mascherate da impedimenti burocratici) dei diritti umani, civili e politici, che questo governo parafascista, per mano dei suoi servitori, tenta di sopprimere.
Pretendiamo che venga fatta chiarezza sulla condizione di prigioniero del compagno Luigi e che vengano rese note le motivazioni del diniego alle ripetute richieste di colloquio che i nostri compagni hanno inoltrato al Tribunale!
Non è ammissibile che dopo un mese di carcerazione preventiva un prigioniero non abbia ancora avuto la possibilità di un colloquio!

LIBERTA’ PER I COMPAGNI PRIGIONIERI! ESTENDIAMO LA SOLIDARIETA’ NEI LORO CONFRONTI!
CONTRO LA REPRESSIONE NON SI TACE, NESSUNA GIUSTIZIA NESSUNA PACE!

venerdì 4 giugno 2010

Volantino in diffusione a Mirafiori, lunedì 7 giugno OPERAI, LAVORATORI: PRENDIAMO IN MANO IL NOSTRO DESTINO!


Tutti noi operai sappiamo in cosa consiste il piano Marchionne, amministratore delegato della FIAT, ma è sempre bene ripeterlo: chiudere Termini Imerese, inserire i 18 turni, applicando il WCM, tagliare le pause da 40 a 30 minuti, spostare la pausa pranzo alla fine dei turni di lavoro, inserire la mobilità interna durante i turni, eliminare il disagio linea, il premio mansione e i premi specialiTutti noi operai ci rendiamo ben conto di cosa significhi tutto ciò e di quanto andrà ad incidere sulla nostra busta paga, ma anche sulla nostra vita di tutti i giorni in quanto, oltre a fare sempre più fatica a pagare l’affitto, le bollette e la spesa, ci troveremo ad avere sempre meno tempo per noi stessi e per le nostre famiglie. Ci ritroveremo a dovere sottostare completamente ai tempi e alle esigenze dei signori della FIAT, i quali non si fanno certo alcuno scrupolo nel toglierci anche quel poco di relazioni famigliari e sociali che ci rimangono. E’ per tutti questi motivi che è necessario pretendere che il piano Marchionne venga spiegato e messo in discussione con tutti gli operai!
Per ottenere un’assemblea degli operai, che i dirigenti degli altri sindacati non vogliono perché favorevoli ad un piano di ulteriore sfruttamento e povertà, la FIOM ha già raccolto circa 2500 firme a Mirafiori. Considerando che a Mirafiori la FIOM conta 600 iscritti, le 1900 firme (e non è poco!) che rimangono, sono quelle di operai iscritti ad altri sindacati. Ciò significa che i dirigenti degli altri sindacati, volenti o nolenti, devono accettare che l’assemblea di tutti i lavoratori si faccia, perché i lavoratori devono decidere il proprio destino; i sindacati devono essere uno strumento nelle mani dei lavoratori!
Prima di sedersi al tavolo della trattativa, i dirigenti dei sindacati devono consultare noi lavoratori e soltanto dopo avere avuto il nostro mandato possono andare al tavolo delle trattative portando le nostre richieste, non il contrario, come succede sistematicamente! Ma l’assemblea deve essere un momento in cui si tratta non solo dei problemi specifici interni alla fabbrica, ma anche delle condizioni di vita in generale dei lavoratori e si decide insieme di mobilitarsi per difenderle e migliorarle!
Molte delle nostre famiglie sono ormai “alla canna del GAS”: i salari al minimo e il costo della vita insopportabile. Spese mediche, scuola, casa e mezzi pubblici sono sempre più costosi mentre padroni (sempre più ricchi) e governo (di imbroglioni e mafiosi) vogliono farci fare ulteriori sacrifici. Chiedono sacrifici alle masse popolari e intanto si comprano gli yachts di lusso come ha fatto il figlio di Berlusconi o i parlamentari si danno stipendi di 20.000 € al mese. Quanto potremo ancora andare avanti?
E’ necessario organizzarci e ribellarci allo sfruttamento e all’impoverimento mettendo in campo forme di lotta adeguate ad ottenere ciò che ci spetta: disobbedienza civile, autoriduzione delle tariffe, degli affitti, delle spese ospedaliere o scolastiche, dei biglietti dei mezzi pubblici, ecc. Ma più di ogni altra cosa dobbiamo organizzarci ed unire le nostre forze.
Già in mille modi ogni proletario cerca di cavarsela come può. Ma contro ogni proletario isolato si schierano compatte le autorità, i controllori, i poliziotti e ogni servo dei padroni.
L’unità dei proletari contro i soprusi, in difesa del diritto di ogni lavoratore ad avere quanto gli serve per una vita dignitosa per sé e per la sua famiglia; l’unità per opporsi con forza e con successo all’ingiustizia di chi ci sfrutta e ci opprime è l‘unità nella lotta e l’unità nel partito e a fianco del partito.
Oggi questo tipo di unità è tutta da costruire, dopo che i partiti che si dichiaravano paladini dei lavoratori si sono svenduti ai padroni. L’unità nella lotta e l’unità nel partito è il compito che noi operai più decisi dobbiamo assumerci in prima persona.
Dobbiamo riprendere in mano il nostro destino imponendo di ottenere quello che ci spetta. Noi siamo il motore e la benzina dell’intera società: diventiamone anche il pilota!
Operai, lavoratori: lottiamo con determinazione per difendere i nostri diritti e uniamoci nella ricostruzione del partito comunista!

TORINO MANIFESTAZIONE PER LA PALESTINA DI VENERDI' 4 GIUGNO 2010

martedì 1 giugno 2010

VENERDI' 4 GIUGNO MANIFESTAZIONE PER LA PALESTINA

UNA PEDATA E' MEGLIO DI NIENTE!


Durante la manifestazione di protesta contro il vile e fascista attacco israeliano contro i pacifisti che portavano gli aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sembra che il disonorevole Agostino Ghiglia del PDL (AN) abbia lamentato un
Calcio in una gamba da parte di qualche estremista di sinistra che era presente alla manifestazione.
E’ singolare come il fascista Agostino Ghiglia, dopo essersi defilato da una votazione sulla condanna del vile attacco nazi-fascista israeliano al convoglio umanitario, si sia trovato, guarda caso, a passare proprio nel bel mezzo del corteo filopalestinese . Il fascista Ghiglia, oltre ad essere un dichiarato fiancheggiatore dei nazi-sionisti del governo di Israele, responsabili del genocidio del popolo palestinese e dell’ultima strage di civili che portavano medicine, viveri e mezzi di sostentamento ad un popolo oppresso, massacrato ed affamato, è anche uno sporco e arrogante provocatore. Questa sua pratica è la pratica che i fascisti hanno sempre messo in atto allo scopo di calunniare e denigrare le masse popolari che scendono in campo per difendere i diritti e le conquiste di civiltà e benessere frutto della Resistenza partigiana e della Costituzione nata da quella grande ed eroica guerra di popolo. Ma per IL FASCISTA Ghiglia la Costituzione è CARTA STRACCIA anche se, ogni qual volta gli necessita, ne fa appello, come ad esempio quando deve protestare contro gli antifascisti che sgomberano i presidi della LEGA razzista e di Casa Pound o Gioventù Italiana ed altre componenti fasciste.
IL FASCISTA Ghiglia deve soltanto ringraziare di non aver ricevuto veramente la lezione che si sarebbe meritato a seguito della sua ignobile provocazione! Altro che pedate! Ai provocatori fascisti un tempo venivano riservate ben altre attenzioni!