sabato 26 giugno 2010

VOLANTINAGGIO ENTRATA COLLOQUI PARENTI DEI RECLUSI NEL CARCERE DELLE VALLETTE A TORINO


SOLIDARIETA’ CON I DETENUTI. DIRITTO AI COLLOQUI PER TUTTI. BASTA SOVRAFFOLLAMENTO

Sono passati due mesi dall’arresto (12 maggio) dei compagni Luigi, Davide e Luca per gli scontri durante lo sgombero della casa occupata Lostile del dicembre scorso.
Il 28 maggio il tribunale del riesame al quale i tre arrestati si erano appellati (insieme ad altri 13 compagni colpiti da misure restrittive) ha dato responso negativo sulla scarcerazione dei tre, ponendo soltanto il compagno Luca agli arresti domiciliari. Luigi e Davide restano in carcere con l’accusa di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Dopo due mesi dall’arresto di Luigi e malgrado le ripetute domande che i compagni hanno fatto al Tribunale per andare a visitarlo, il PM Rinaudo non ha concesso alcuna autorizzazione e non è stata nemmeno resa nota una motivazione del diniego. Nemmeno a suo fratello hanno autorizzato ancora i colloqui Questa prassi sembra ripetersi di frequente per chi è detenuto nel carcere delle Vallette di Torino; ma quanto ci risulta in altre città del Nord Italia il diritto ai colloqui dei detenuti è maggiormente tutelato. Infine, il compagno Luigi dopo più di un mese si trova ancora rinchiuso nel settore “nuovi giunti”, un settore del carcere dove i detenuti dovrebbero rimanere soltanto il tempo necessario per le visite mediche. Un settore sprovvisto di televisione e con limitatissime agibilità dei detenuti che vi si trovano. Perché il compagno Luigi Giani è ancora ai nuovi giunti in una situazione di semi isolamento? Perché non può ricevere colloqui? Eppure sui colloqui l’ordinamento carcerario parla abbastanza chiaro:
I detenuti possono avere colloqui e corrispondenza con i congiunti e con altre persone. Anzi particolare favore viene accordato ai colloqui con i familiari. I detenuti possono avere quotidiani, periodici, libri. Ciascun detenuto è fornito di biancheria, vestiario e di effetti di uso in quantità sufficiente. Il permesso per avere un colloquio con un imputato in attesa del giudizio di 1°grado viene concesso dal PM. Un appellante, ricorrente o definitivo ha il diritto di essere visitato dai familiari o dal convivente. I non familiari devono richiedere il permesso al PM nel primo caso e alla Direzione nel secondo caso. (Art. 18 OP) I detenuti usufruiscono di 6 colloqui al mese (4 per i detenuti dell'art. 4bis). Durata massima del colloquio, 1 ora. A ciascun colloquio possono partecipare non più di 3 persone. (Art. 37 Reg)
Quasi un anno è trascorso dalla sentenza della Corte europea dei Diritti umani (16 luglio 2009) che ha condannato l’Italia a risarcire un detenuto recluso per mesi in una cella in cui per sé disponeva di meno di tre metri quadri. Una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea, un’ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante.
Oggi la situazione è peggiore di allora: pressoché in tutte le carceri italiane si riscontra una cronica situazione di sovraffollamento, che si aggrava durante l’estate a causa del clima caldo.
I detenuti (quelli poveri, perché i ricchi o non finiscono in galera o ne escono immediatamente, o se ci restano hanno sempre un trattamento di riguardo) si trovano in spazi ristretti e nella sporcizia, come hanno denunciato gli stessi prigionieri delle Vallette in alcune recenti lettere ai giornali. Il prossimo 20 settembre saranno dieci anni dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento Penitenziario (varato appunto nel 2000), che guardava verso condizioni più dignitose di detenzione. In cinque anni era fissato il termine per adeguare le carceri ad alcuni parametri strutturali. Che ci fosse l’acqua calda, per fare solo un esempio. Ne sono passati dieci, di anni, e quasi ovunque gli edifici sono ancora inadeguati se non in condizioni peggiori.
Questa situazione carceraria sempre più insostenibile è causata dalla politica criminogena e repressiva attuata dalla classe dominante per arginare gli effetti della crisi di un sistema che produce soltanto miseria e morte per le masse popolari, mentre i ricchi si arricchiscono sempre di più.
Contro questa politica e gli effetti che ne derivano è necessario mobilitarsi in vario modo.
Siamo disposti a farlo con chiunque lo voglia, per sostenere le rivendicazioni dei detenuti e lottare con loro per condizioni di vita più dignitose.

Per contatti: colcompiemonte@libero.it 3476558445

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