sabato 22 settembre 2012

SECONDA TAPPA DELLA CAMPAGNA ANTISBIRRO

PRESIDIO VOLANTINAGGIO DI FRONTE AL COMMISSARIATO S.PAOLO


 
 Questa mattina alle ore 10, 00, i compagni del CCP hanno presidiato il commissariato S.Paolo diffondendo 600 volantini e megafonando ai passanti chce si inserivano nel mercato adiacente. Sitratta della seconda tappa inserita nella campagna ANTISBIRRO lanciata dal CCP per sensibilizzare le masse popolari sulla necessità di costituire comitati popolari di autodifesa nei confronti degli sbirri che hanno sempre più mano libera nel soppraffare impunemente chiunque cerchi in maniera decisa di combattere per le ragioni del proletariato e delle masse popolari contro i padroni. Sabato prossimo daremo il via alla seconda tappa della seriere di presidi inseriti nella campagna contro polizia e carabinieri. che dovrà culminare con una assemblea pubblica durante la quale cercheremo di dare forma e sostanza ai comitati popolari di autodifesa.

giovedì 20 settembre 2012

Contestazione a Caselli alla festa di SEL

Giovedì 20 settembre un gruppo di compagni del Colettivo comunista piemontese, alla festa di SEL, ha intentato una contestazione contro il Procuratore Giancarlo Caselli ospite della festa per parlare di temi legati alla mafia.
Alla festa di Sinistra ecologia e libertà (sic.) erano presenti si e no una cinquantina di persone, mentre tra polizia e carabinieri erano sicuramente un centinaio.
Siamo entrati "normarmente" (seguiti a vista da una decina di Digos ) ed abbiamo atteso il Procuratore della Repubblica girando per la festa. Il capoccia di SEL , un certo infido di nome Curto, accompagnato da altri suoi giannizzeri, ci ha subito contattato chiedendoci quali fossero le nostere intenzioni perchè (diceva lui) preoccupato che non si dicesse in giro che alla loro festa siano stati sbattuti fuori dei compagni. Chiaramente un approccio molto ambiguo e tendenzioso al quale abbiamo risposto dicendo che non si sarebbero dovuti preoccupare sempre a patto che ci avessero lasciato fare un intervento domandando a Caselli il motivo per cui da un alto combatterebbe la mafia e dell'altro indagando, inquisendo ed arrestando i NO TAV, non farebbe altro che sostenere una enorme speculazione spalleggiando, anzi riproponendo la total militarizzazione della valle di Susa tenendo così in ostaggio un intera popolazione.
Il "federale" di SEL di Torino, si è poi accordato con la DIGOS per fare in modo che ci tenessero distanti dal palco in cui si svolgeva il dibattito. Altro che sinistra, altro che elogia e libertà! Questi signori sono peggio degli sbirri perchè gli sbirri lo fanno per lavoro mentre SEL lo fa per estrema predisposizione insita nel loro schifosissimo partitello. Alla compagna che era nel gruppo è stato chiesto di apire la borsa e chiaramente, a seguito del suo fermo rifiuto, gli sbirri hanno desistito, sempre mantenendoci a discreta distanza dal palco. Allora i compagni hano iniziato a gridare dicendo che erano stati sequestrati dalla polizia in accordo con i dirigenti di SEL e che Caselli avrebbe dovuto parlare realmente di Mafia e prendere delle posizioni drastichce contro di essa opponendosi alla TAV e alla conseguente militarizzazione della valle. Gl sbirri ci hanno scortato fuori dalla festa ed eravamo stretti tra  un gruppo di carabinieri e poliziotti.
Uscti dalla festa abbiamo appeso un piccolo striscione (che avremmo dovuto esporre durante il dibattito con Caselli e del quale pubblichiamo le foto) al ponte nei pressi della festa.
Altro che Sinistra Ecologia e Liberta'! Si tratta di una banda di dirigenti sbirri come nemmeno mai visto nel PCI di Berlinguer o nella CGIL. Almeno, all'epoca, ci pensava direttamente il servizio d'ordine del partito o del sindacato; oggi, invece, il connubbio tra militanti di quel partito e polizia è esplicito e senza vergogna.


Al dirigente Curto vogliamo solamente dire chce oramai è ora di gettare la maschera! non saremmo più disposti a sopportarlo, ne in piazza e nemmeno in comune dove egli svolge lo schifoso e viscido lavoro del politicante di turno. Odiamo i poliziotti ma tanto più odiamo le spie e i colaborazionisti!

PICCOLO PRIMO BILANCIO DELLA CAMPAGNA ANTISBIRRO

La campagna di sensibilizzazione contro polizia e carabinieri servi del padrone di turno è cominciata davanti al commissariato di barriera Nizza ottenendo un buon risultato, 1)  in termini di inchiesta rispetto l'opinione sempre più negativa delle masse nei confronti dei così detti "tutori dell'ordine", definiti forti e arroganti con i poveri e deboli e servili con i potenti. Moltissimi passanti hanno sollevato lo sdegno e la rabbia nei confronti dei servi in divisa ddei padroni chce picchiano operai e studenti in lotta. Molta approvazione vi è stata per lo striscione esposto chce riportava la frase "POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE" 2) in termini di contatti ricevuti dai passanti ai quali abbiamo diffuso il volantino 3) per aver avuto ragione su una nutrita pattuglia della DIGOS che non ha potuto fare altro che identificarci dopo la nostra lotta per avere difeso senza se e senza ma il nostro diritto all'agibilità politica e alla libertà di espressione.
La seconda iniziativa avverrà presso il commissariato di C.so Racconigi ai limiti del mercato per riuscire a diffondere i volatini di agitazione al maggior numero di cittadini possibile.

sabato 15 settembre 2012

NELL'AMBITO DELLA CAMPAGNA CONTRO POLIZIA E CARABINIERI LA PRIMA USCITA E' STATA DI FRONTE AL COMMISSARIATO DI CORSO SPEZIA

La crisi generale del sistema capitalistico, sta raggiungendo il suo apice. I lavoratori vengono licenziati e gettati in mezzo ad una strada con e loro famiglie, mentre i potenti e gli speculatori, allo scopo di mantenere i loro enormi profitti e i loro privilegi, eliminano sistematicamente i diritti che un tempo erano stati conquistati dalle masse popolari nelle strade e nelle piazze del nostro Paese. Per ultima, la dichiarazione del capo del governo Monti contro lo STATUTO dei LAVORTAORI definito, dallo stesso primo Ministro, una palla al piede per l’economia della Nazione. La crisi di questo sistema basato sullo sfruttamento di milioni di persone da parte di un pugno di parassiti, vogliono farla pagare ai lavoratori e alle masse popolari. Ma per farlo, essi sono costretti a mettere in campo tutto il loro apparato investigativo e militare aprendo inchieste ed arrestando i compagni che si oppongono alle loro angherie, facendo massacrare di manganellate operai, studenti e cittadini in lotta per la difesa del diritto al lavoro (operai dell’ALCOA picchiati duramente in piazza dalla polizia e dai carabinieri) ),  all’ambiente e contro gli intrallazzi mafiosi (vedi la lotta contro il TAV) o alla salute pubblica! Proprio la lotta contro la speculazione del TAV, ha mostrato ancora una volta il vero volto delle così dette “forze dell’ordine”, un volto truce, persecutore, torturatore ed assassino!
Ma quali “forze dell’ordine”, quale “Polizia di Stato”?! Essi non sono altro che il braccio armato dei potenti di turno i quali posseggono il monopolio della violenza che possono praticare indiscriminatamente, senza che nessuno venga in qualche modo punito per la brutalità con la quale si scagliano contro operai, famiglie, studenti in lotta, ecc… Inchieste, pedinamenti, carcerazioni e pestaggi sono ormai divenuti sempre più frequenti e sempre maggiore è lo sforzo economico-militare dei governi asserviti ai padroni e ai banchieri.
C’è più nessuno che difenda il cittadino? No, anzi, se il cittadino, stufo di subire le angherie dei ricchi e degli speculatori, manifesta il proprio dissenso e la propria rabbia,  si mette a rischio di indagini, denunce e (quando va bene) manganellate e se insiste nella sua sacrosanta lotta, anche a rischio carcerazione o peggio, di morte per mano di un carabiniere come è accaduto (non è l’unico ma è il più famoso) per Carlo Giuliani durante le manifestazioni anti G8 del 2001. I padroni e i loro servi della politica hanno scatenato una guerra strisciante contro i lavoratori e le masse popolari ormai divenuti peso morto dopo essere stati sfruttati sino all’osso. Una guerra alla quale dobbiamo rispondere combattendola, senza più fare finta che non ci sia. Ma per combattere questa guerra è necessario organizzarsi ed organizzare anche altri a fare lo stesso. E’ necessario unirsi attorno alle ragioni del proletariato, della gente che come unico mezzo di sopravvivenza possiede la propria forza lavoro che è costretta a svendere ai padroni sfruttatori ed aguzzini. E’ proprio da questa breve analisi che dobbiamo partire. Dobbiamo organizzarci per autodifenderci contro il braccio armato dei padroni partendo dalla costruzione di comitati di lavoratori, cittadini, giovani, disoccupati e sfrattati che sentano il bisogno di fare valere i propri diritti sanciti dalla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista e che non siano più disposti ad accettare di essere massacrati nelle piazze e nelle strade delle nostre città. ORA BASTA!
BASTA CON LA VIOLENZA E L’ARROGANZA DELLE FORZE DELL’ORDINE! CONTRASTIAMO CON OGNI MEZZO LA GUERRA CHE HANNO SCATENATO CONTRO CHI LAVORA! FERMIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA VALLE DI SUSA E DELLE NOSTRE CITTA’!














martedì 11 settembre 2012



ALTRO CHCE LE CAZZO DI TORRI GEMELLE CHE, PER ALTRO, HANNO APERTO LA STRADA ALL'INVASIONE DELL'AFGHANISTAN MA ANCHCE ALLA RIBELLIONE DEI POPOLI ARABI CONTRO GLI IMPERIALISTI!
Foto: 10/9/12 Clashes between ALCOA workers and police in Rome, Italy.


GRANDI OPERAI DELL'ALCOA,A LORO GLI SBIRRI DEL PADRONE NON FANNO PAURA!

venerdì 7 settembre 2012

I compagni Roberta ed Antonio, i quali avevano scelto di uscire dal Collettivo Comunista Piemontese per entrare nel partito dei CARC, hanno rivisto la loro scelta ed hanno riformulato la richiesta di tornare a lavorare politicamente nel collettivo che avevano lasciato abbagliati dalla "chimera" del partito "bell'è fatto"!
Ma per ricostruire questo partito Comunista non basta affermare unilateralmente di averlo già costruito! Sia il P.CARC che ilcosì detto "N pci" sono totalmente slegati dalle masse popolari e dalle loro lotte, tanto è vero che sono in pochissimi i compagni (tutti area CARC) che lo riconoscono .
Sia il P.Carc che il così detto N PCI non fanno altro che lanciare proclami di carattere rivoluzionario, proclami altisonanti che non attecchiscono assolutamnte sui lavoratori e sulle masse popolari (a causa della scarsissima presenza dei sostenitori CARC (N PCI) proprio tra e nelle lotte in corso e nemmeno in quelle passate. Insomma, se non si avvia un percorso di dibattito e di discussione sulla costruzione del partito della classe operaia, questo partito non potrà mai essere costruito. I CARC ed il (n) PCI hanno concluso ogni discussione formandosi, unilateralmente in partito e quindi ponendo un veto sulla discussione e sul dibattito tra comunisti che lavorano a questa ricostruzione, chi in una mniera, chi nell'altra.
Siamo quindi molto contenti che i compagni Roberta ed Antonio abbiano rivisto la loro decisione e che siano rientrati nel collettivo.
In seguito pubblichiamo alcuni stralci della loro lettera.

"Carissimi Compagni,
abbiamo riproposto di poter ritornare a far parte del Collettivo Comunista Piemontese dopo il nostro breve passaggio nel partito dei Carc, non facendone ancora parte perchè avremo dovuto presentare la nostra candidatura e prima di compiere questo passo abbiamo valutato seriamente questa scelta.
(...)
Questa scelta può essere stata anche dettata dal miraggio di avere un Partito Comunista già formato ,inoltre un altro grandissimo insegnamento che abbiamo imparato da questo brevissimo passaggio è quello che dobbiamo imparare a dialogare e unire le idee per trasformarle in fatti concreti.

Abbiamo potuto constatare che il Ccp è una realtà molto importante per la Città di Torino e solo unendo le forze possiamo tutti arrivare allo stesso obbiettivo, quello di creare un nuovo Partito Comunista Rivoluzionario , capace di guidare le Masse proletarie verso la Rivoluzione

La formazione politica che abbiamo fatto in questi mesi per noi è stata un motivo di crescita, ma la strada è ancora lunga e vorremmo percorrerla con Voi.

Prendendo in esempio questa situazione che si è venuta a creare, cercando di coinvolgere e unire sempre un maggior numero di proletari avvanzati, il nostro auspicio è quello che anche grazie noi, cioè al Collettivo Comunista Piemontese, si possa aprire un dialogo nazionale e produttivo verso l'obbiettivo che abbiamo in comune con altre realtà e cioè creare un nuovo partito comunista rivoluzionario."





Saluti Comunisti

Saluti Rossi

Antonio e Roberta


sabato 1 settembre 2012

LAVORO,SICUREZZA E AMBIENTE FANNO PARTE DI UN UNICA LOTTTA









Il GIP Patrizia Todisco ha disposto il fermo di 6 impianti a caldo dell’ILVA di Taranto, ipotizzando il rischio di un disastro ambientale consapevolmente prodotto per la logica del profitto. Che lo stabilimento siderurgico fosse una terribile fonte di dispersione incontrollata di sostanze nocive per la salute umana, era ben noto a tutti, scrive il magistrato, che sottolinea altresì l’assoluta insufficienza degli strumenti








adottati dai vertici aziendali per scongiurare il degrado di interi quartieri e di Taranto," nell’evidente intento di








contenere il budget di spesa". " per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza".








Contro la prospettiva della chiusura del siderurgico e la perdita del lavoro e del salario, a Taranto si è sviluppata la mobilitazione più grande e agguerrita degli ultimi tempi. Gli operai scesi in piazza hanno scoperto la propria forza. E hanno fatto paura, quella vera, quella che fa vacillare il potere padronale e degli apparati politici e di mediazione chi collusi e chi asserviti con gli interessi del padrone. E’ una situazione difficile, complessa, conflittuale, che si manifesta attraverso una apparente contraddizione tra i cittadini, e gli operai dell’ILVA, chi in difesa dell’ambiente, chi del lavoro e del salario.








Coloro che speravano nella contrapposizioni tra operai e cittadini di Taranto, sono rimasti delusi dal fatto evidente che la contraddizione è diventata occasione di unità tra rivendicazioni in apparenza diverse tra loro. Questa unità non riguarda solo gli operai di Taranto o il comparto siderurgico, ma tutto il mondo del lavoro. Pochi mesi or sono, altre migliaia di operai, quelli del Gruppo FIAT, con l’arma del ricatto occupazionale puntata alla tempia, avevano svenduto la propria dignità di lavoratori firmando i nuovi e più vessatori contratti, che imponevano più sfruttamento e schiavitù. Quindi, evidenziando le gravi responsabilità delle burocrazie sindacali asservite ai burattinai politici e padronali, degli apparati di governo del Paese che prima degli attuali padroni hanno avuto la gestione dell’insano sito industriale, della stessa magistratura che solo dopo decenni si è accorta che la fabbrica inquina pesantemente il territorio, non bisogna perdere di vista chi è il vero nemico da abbattere, artefice di questo ennesimo scempio della classe: i nemici sono i padroni sfruttatori e i loro servi della politica, di destra o della così detta sinistra alla Bersani i quali si godono sulle spalle di milioni di lavoratori! Chi ha gestito l’ILVA, ha continuato nell’attività inquinante con coscienza e volontà.








Il caso ILVA è l’emblema della vera ed unica contraddizione: quella tra capitale e lavoro! La sicurezza e la salute pubblica si traducono necessariamente in meno profitto per i padroni e, nel capitalismo, se non c’è profitto, ne fa le spese l’intero schifoso sistema. Ma le masse popolari hanno mostrato di essere unite dalla comune battaglia per la salute e la tutela dell’ambiente, lotta, questa, che coincide perfettamente con quella che milioni di operai devono affrontare quotidianamente per ottenere sicurezza sui posti di lavoro. L’impianto di Taranto, uno dei più importanti d’Europa, deve essere messo a norma di modo che, in sicurezza e nel rispetto dalla salute di operai e cittadini, la produzione possa continuare.








Il padron RIVA e chiunque fosse stato implicato nelle varie sporche operazioni di raggiro, deve pagare sia in termini di risanamento degli impianti e del territorio cittadino contaminato, sia in termini penali. Allo stesso modo devono essere severamente colpiti i vari servi e servetti della politica che, in tutti questi anni, non sono mai intervenuti sulla nota grave situazione ambientale e lavorativa e che, invece, hanno fatto “pappa e ciccia” con i padroni regalando loro uno stabilimento che era dello Stato e cioè (come dovrebbe essere ma non lo è) di tutti gli italiani. Inoltre, il padron RIVA e i suoi scagnozzi, devono garantire lo stipendio alle migliaia di lavoratori bloccati a causa delle sue mortali speculazioni, tese soltanto al profitto.








Sono questi i contenuti di una mobilitazione che deve coinvolgere e unire anche tutta la cittadinanza tarantina e quella degli altri siti industriali posseduti da RIVA. Quella che oggi si presenta è una
storica rottura tra lavoratori, un sindacalismo venduto e di facciata, la classe padronale e politica. E’ una preziosa occasione per condurre una vera lotta di popolo: operai, studenti e famiglie in piazza e nell’occupazione dello stabilimento contro i padroni assassini e questo sistema infame che sostiene e legittima lo sfruttamento dell’uomo e della natura