Sul numero di Resistenza (mensile dei CARC consultabile sul loro sito) del mese di ottobre, è apparso un articolo riguardante la mancata costruzione della sezione torinese di tale partito.
L’articolo faceva riferimento a due linee (una “di destra” e l’altra “di sinistra”dal punto di vista dei dirigenti dei CARC) interne al CCP che ad un certo momento, considerato il rientro, dopo una relativa lunga assenza, del compagno del CCP Valter Ferrarato, si sarebbero scontrate. Sempre secondo il punto di vista dei dirigenti dei CARC, la linea “di destra” interna al CCP avrebbe prevalso su quella “di sinistra” compromettendo il lavoro di formazione dei compagni e conseguentemente la costruzione della sezione torinese. Secondo i dirigenti dei CARC quindi avrebbe vinto la destra “movimentista” e “personalistica”. Nell’articolo di Resistenza si accenna
1) ad una minaccia di espulsione che la così detta (sempre dal punto di vista dei dirigenti del P.CARC) “fazione di destra” del CCP avrebbe rivolto ai tre compagni che per un momento sono stati abbagliati dalle lusinghe e dall’esteriorità espresse dal segretario nazionale dei CARC in occasione della loro richiesta di formazione politica in quel periodo mancante all’interno del collettivo comunista piemontese. Espulsione che a rigor di logica (diciamo noi) sarebbe dovuta avvenire d’ufficio in quanto i compagni avrebbero scelto di aderire ad un altro organismo o partito.
2) All’espulsione del compagno Valter Ferrarato e di atri compagni dal loro partito a causa della “diatriba”interna ai CARC sulla parola d’ordine della costruzione di un “governo di blocco popolare”. Discussione che non vi è mai stata perché calata dall’alto ed indiscutibile a detta del loro segretario nazionale Pietro Vangeli durante una seduta della Direzione Nazionale dei CARC. Anzi, i compagni espulsi dai CARC (membri della Segreteria Nazionale) sono stati espulsi con l’accusa inconsistente di disfattismo perché si rifiutarono di fare autocritica forzata su di alcune loro posizioni chiedendo di mantenere le loro riserve, in linea con le regole del Centralismo democratico. I dirigenti dei CARC quindi ora “piangono” sul loro latte versato attribuendo alla “destra” interna al CCP la colpa del loro fallimento . Ma come?! Non erano proprio i massimi dirigenti del P. CARC ad asserire che se a vincere sono le posizioni della destra è perché la sinistra non è in grado di presentare alcuna valida alternativa?! Inoltre i dirigenti dei CARC, sempre su Resistenza di ottobre, accennano una flebile e fine a se stessa autocritica asserendo di avere commesso errori dovuti alla superficialità con la quale avrebbero dato per “concluso il processo di rafforzamento ideologico e politico dei compagni” del CCP coinvolti, superficialità che gli avrebbe impedito“di tenere conto del processo storico individuale” dei compagni del CCP e delle “dinamiche interne al gruppo, aspetti necessari a impostare un serio e mirato piano di candidatura con un adeguato periodo di conoscenza e di verificareciproca”. I dirigenti dei CARC vogliono forse dire di avere fallito con il progetto della costruzione della sezione torinese a causa dell’arretratezza dei singoli compagni del CCP e dell’inadeguatezza dell’impostazione storico politica dello stesso gruppo? Questa sarebbe un autocritica? Oppure questo è l’ulteriore tentativo dei dirigenti del P.CARC di evitare ulteriori brutte figure all’interno del movimento comunista nazionale dopo avere cantato vittoria senza aver fatto i conti con l’analisi concreta della situazione concreta e con la loro boriosa autoreferenzialità che li ha portati a calare immediatamente la maschera pretendendo immediati sacrifici (anche di carattere economico) agli stessi singoli compagni del CCP come se essi fossero già inquadrati ed ammaestrati in una logica di sotterfugi che con la tattica politica poco hanno a che vedere?! Per la cronaca sono stati gli stessi tre compagni del CCP coinvolti a valutare concretamente la situazione traendone un analisi altrettanto concreta che ha fornito, quella sì, un insegnamento del quale il segretario dei CARC Pietro Vangeli dovrebbe farne tesoro. L’analisi concreta della situazione concreta non la si costruisce dal nulla a tavolino ma essa è frutto proprio della capacità dei comunisti di vedere la realtà per quello che è, non per ciò che vorremmo che fosse; ma forse questo dipende dagli scopi che si perseguono mentre si analizza la realtà?!
Del resto, lo stesso segretario nazionale del P.CARC Pietro Vangeli, dopo avere ricevuto dal compagno del CCP Valter Ferrarato, richiesta di autocritica pubblica in relazione ai metodi utilizzati per espellere lui e la compagna Lia Giafaglione, ha risposto dicendo che l’autocritica i CARC la fanno con il “lavoro politico quotidiano”. Ma che razza di risposta sarebbe?! No compagni, crediamo fermamente che i metodi di questi dirigenti non abbiano nulla a che vedere con il comunismo e ne siamo dispiaciuti perché sappiamo che all’interno del P-CARC vi sono compagni in buona fede disposti a tutto per fare avanzare la bandiera rossa della rivoluzione proletaria. Ma l’articolo su Resistenza di ottobre dovrebbe fare riflettere.
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