Come volevasi dimostrare! Martedì 4 novembre l’aula del tribunale del processo contro i padroni stragisti della Thyssen Krupp, è stata teatro di una ignobile, quanto offensiva farsa. Precedentemente i due dirigenti tedeschi, Hespenhan e Prignitz, avevano richiesto un interprete come condizione per sottoporsi alle domande dell’accusa. Durante le audizioni dei due dirigenti, l’interprete mostrava non poche difficoltà nel tradurre le risposte di Prignitz e Hespenhan . Inoltre, proprio Hespenhan, dimostrando ancora di conoscere bene la nostra lingua, ha risposto direttamente ad alcune domande senza bisogno di attendere la traduzione. L’ignobile farsa orchestrata dal collegio di difesa e dai due dirigenti saltava dunque agli occhi di tutti ed emergeva molto chiaramente come i due maggiori responsabili della strage dei sette operai, fossero addestrati a recitare la parte.
Una vera e propria “tattica di ostruzionismo” che gli ha consentito di sottrarsi dal dover rispondere in maniera dettagliata alle domande e di prolungare a dismisura i tempi dell’udienza ma che non ha impedito ai PM di mettere in difficoltà i due dirigenti facendo emergere non poche contraddizioni dalle loro laconiche e telegrafiche risposte. Espenhan, incalzato dalle domande di Guariniello, ha anche negato di conoscere l’autore del documento che gli avevano sequestrato dopo la strage dal quale emergeva il volgare disprezzo per gli operai che venivano definiti (…) “operai che fanno di tutto pur di farsi notare, anche morire bruciati vivi”(…) “operai che vanno a fare gli eroi in TV, raccontando dei compagni morti”(…) “operai che ci mettono un mese a morire”(…)
Ma non pensino i dirigenti e i padroni della Thyssen che quel disprezzo non gli sia restituito dalla classe operaia! Qualsiasi espediente i dirigenti della Thyssen e i loro difensori mercenari si inventeranno per sottrarsi alla giustizia borghese, non servirà a placare la sete di giustizia del proletariato! Sequestri, censure e denunce non azzittiranno la classe operaia!
A due anni dalla strage della Thyssen Krupp, nelle fabbriche e nei cantieri, i lavoratori continuano a morire sotto i colpi dello sfruttamento dei padroni. La lotta contro i responsabili della morte dei sette operai della Thyssen non può ridursi ad una causa da sostenere esclusivamente nelle aule di un tribunale. Il sacrificio dei sette operai morti a Torino, come di tutti quelli che ogni giorno perdono la vita sul posto di lavoro, deve essere onorato con l’estensione e l’inasprimento delle lotte di tutti i lavoratori contro il tentativo dei padroni di fare pagare a noi la loro crisi, sia in termini di morti da lavoro, sia in termini di eliminazione dei diritti e delle conquiste sino ad ora acquisite, con le dure lotte, dalla classe operaia.
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