sabato 27 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
LETTERA PUBBLICA A TORINO E CINTURA NO TAV
Ogni singola lotta è la conseguenza delle molteplici aberrazioni che la borghesia vorrebbe costringerci ad ingoiare e che sono le fondamenta del sistema capitalistico basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di qualsiasi altra risorsa come ad esempio quella ambientale. La lotta contro la TAV quindi è una lotta che si inserisce nettamente in quella più generale contro questo sistema di sfruttatori, speculatori e mafiosi.
La lotta energica e di popolo contro la TAV è senza dubbio d’esempio per tutte le altre lotte in corso, in tutti i settori della società. Una lotta di popolo che ha dato forza e coraggio a tutti gli elementi della masse popolari impegnati su altri fronti, compreso i compagni del CCP. E’ evidente che in tutti i movimenti, comitati od organismi impegnati nelle singole lotte vi siano delle differenze dettate dalle diverse esperienze politiche e o sindacali, differenze che ha nostro avviso sono una risorsa per il movimento perché danno modo di confrontarsi sia sul merito che sul metodo delle battaglie da intraprendere o già in opera rendendole, in questo modo, più determinate. Sono diversità che dovrebbero rafforzare tutto il movimento e che dovrebbero essere di esempio a tutti quelli che fanno del settarismo la loro ed unica ragione di impegno coltivando soltanto i loro orticelli. Uno dei metodi più utilizzati al loro scopo è senza dubbio il rigetto dei simboli di appartenenza politica durante le manifestazioni. Con questo sistema che all’apparenza sembrerebbe atto ad unire tutti, si da adito all’individualismo di chi vorrebbe far prevalere la propria persona o il proprio gruppo composto da persone che necessitano dello stesso bisogno: apparire come singoli individui impedendo così al movimento la pluralità di cui necessiterebbe. Inoltre questo genere di logica, favorisce le infiltrazioni di fascisti e opportunisti e questo non possiamo certo permetterlo.
Da comunisti ed antifascisti, ovviamente, cerchiamo in ogni ambito in cui operiamo, di proporre la nostra visione del mondo e di legare tra loro tutte le lotte in corso contro questo sistema portando il nostro contributo a fare diventare un'unica lotta.
Ogni lotta contro questo regime non può che unirsi nella più generale LOTTA DI CLASSE, perchè chi la combatte sono le stesse masse popolari (operai, disoccupati, stidenti e pensionati) sfruttate e impoverite sempre di più dagli esponenti della borghesia.
Quindi è innegabile la relazione che c'è tra la LOTTA RIVENDICATIVA e la LOTTA DI CLASSE.
Noi del CCP siamo entrati in una stretta collaborazione con il comitato TORINO E CINTURA, una relazione proficua ma anche, in certi momenti, controversa. In particolar modo sulla questione della CMC e della campagna “C’è lavoro e lavoro”perché non è stata presa in considerazione la questione degli operai che lavorano ai cantieri per la TAV. Non sono infatti questioni separate ma facenti parte dello stesso sistema di sfruttamento e di speculazione. Per “proporre”ad un operaio di lasciare il suo posto di lavoro è necessario prima cercare di conoscere complessivamente la sua la sua condizione di sfruttamento e quella sindacale ed intervenire sul tema inserendo nelle parole d’ordine contro il TAV anche quelle relative alle rivendicazioni di quell’operaio. I sistemi sarebbero tanti ed uno di questi potrebbe essere quello di rendere pubbliche, nel maggior modo possibile, i dibattiti e le discussioni che si svolgono all’interno del comitato; in questo modo si raggiungerebbero più persone possibili che potrebbero, grazie alla pressa visione dei resoconti delle assemblee, unirsi concretamente alla nostra lotta. Questo il comitato Torino e Cintura dovrebbe prenderlo in considerazione. Il fatto di non rendere pubblici nessun resoconto assembleare e di cercare di sminuire, smontare o peggio censurare ogni proposta non portata avanti dai singoli individui disposti a tutto pur di apparire, sta portando pesanti conseguenze:
1- La repressione: Quando vengono isolate delle idee, solo perchè non partorite dalla propria mente, non si isola solo l'idea, ma si isolano anche i compagni che restando soli e quindi più a rischio.
2- Far differenza tra buoni e cattivi:
E' usanza ormai comune in questo comitato dissociarsi da vari tipi di azioni; se il nemico sa chi si dissocia di conseguenza sa anche chi non si dissocia, e a parer nostro anche questa è una forma di denuncia.
3- La gogliardia e il pacifismo:
Un grande movimento di lotta come il Movimento No Tav, con più di 20 anni di esperienza, con i suoi caduti, i suoi prigionieri, i suoi dispersi, non può improntare la sua lotta solo sulla gogliardia del tipo Clown army, Vasi alla Cmc, ecc… E tanto meno producente è la persistente apologia della non violenza che, a nostro avviso, favorisce il nemico: la Borghesia e la MAFIA.
Un movimento come il movimento No Tav si merita di più.
Ci chiediamo dunque, come ancora vari soggetti che pensano che si possa avere un dialogo con chi fa prigionieri, maltratta, tortura e uccide i Compagni, non siano criticati e ricondotti ad una più realistica visione della situazione.
Che fare dunque?
Le nostre proposte sono dettate dalla razionalità, da una visione comunista del mondo, dal metodo materialistico dialettico di vedere le cose:
1 Rendere pubblica ogni decisione assembleare, affinchè tutti possano interagire, dibattere, discutere ed unirsi alla lotta elevando il livello di confronto.
2 Adottare il Centralismo Democratico nelle Assemblee ( Metodo che garantisce anche di mantenere le proprie riserve, pur lavorando sempre nella direzione della maggioranza). La minoranza si dedica con abnegazione comunque alle direttive della maggioranza pur mantenendo le proprie riserve che potranno essere ridibattute nell’ambito dei vari bilanci delle iniziative svolte sul campo.
3 Educare le masse alla Resistenza, alla lotta di classe e all'Antifascismo.
4 Prendere coscienza che ogni mezzo, lecito per le masse popolari, non è per forza legale ( Ad esempio, non chiedere permessi per volantinaggi, o per manifestazioni varie) e che quindi, essendo lecito, deve essere utilizzato indebolendo così le forze del nemico.
5 Individuare, per ogni settore le persone più competenti, che dall'assemblea colgono le richieste e le trasformano in cose pratiche.
6 Denunciare con ogni mezzo ( Mezzo stampa, Web etc) i soprusi di varia natura da parte delle forze dell'ordine verso le masse popolari e non soltanto riguardanti la linea ad alta velocità contro la quale ci stiamo battendo.
7 Formare un servizio d'ordine per le manifestazioni contro gli infiltrati, reazionari, e per avere una costante protezione nel corteo.
Con questa lettera aperta intendiamo affrontare un dibattito che ci conduca ad una superiore unità .
SALUTI COMUNISTI E NO TAV
La lotta energica e di popolo contro la TAV è senza dubbio d’esempio per tutte le altre lotte in corso, in tutti i settori della società. Una lotta di popolo che ha dato forza e coraggio a tutti gli elementi della masse popolari impegnati su altri fronti, compreso i compagni del CCP. E’ evidente che in tutti i movimenti, comitati od organismi impegnati nelle singole lotte vi siano delle differenze dettate dalle diverse esperienze politiche e o sindacali, differenze che ha nostro avviso sono una risorsa per il movimento perché danno modo di confrontarsi sia sul merito che sul metodo delle battaglie da intraprendere o già in opera rendendole, in questo modo, più determinate. Sono diversità che dovrebbero rafforzare tutto il movimento e che dovrebbero essere di esempio a tutti quelli che fanno del settarismo la loro ed unica ragione di impegno coltivando soltanto i loro orticelli. Uno dei metodi più utilizzati al loro scopo è senza dubbio il rigetto dei simboli di appartenenza politica durante le manifestazioni. Con questo sistema che all’apparenza sembrerebbe atto ad unire tutti, si da adito all’individualismo di chi vorrebbe far prevalere la propria persona o il proprio gruppo composto da persone che necessitano dello stesso bisogno: apparire come singoli individui impedendo così al movimento la pluralità di cui necessiterebbe. Inoltre questo genere di logica, favorisce le infiltrazioni di fascisti e opportunisti e questo non possiamo certo permetterlo.
Da comunisti ed antifascisti, ovviamente, cerchiamo in ogni ambito in cui operiamo, di proporre la nostra visione del mondo e di legare tra loro tutte le lotte in corso contro questo sistema portando il nostro contributo a fare diventare un'unica lotta.
Ogni lotta contro questo regime non può che unirsi nella più generale LOTTA DI CLASSE, perchè chi la combatte sono le stesse masse popolari (operai, disoccupati, stidenti e pensionati) sfruttate e impoverite sempre di più dagli esponenti della borghesia.
Quindi è innegabile la relazione che c'è tra la LOTTA RIVENDICATIVA e la LOTTA DI CLASSE.
Noi del CCP siamo entrati in una stretta collaborazione con il comitato TORINO E CINTURA, una relazione proficua ma anche, in certi momenti, controversa. In particolar modo sulla questione della CMC e della campagna “C’è lavoro e lavoro”perché non è stata presa in considerazione la questione degli operai che lavorano ai cantieri per la TAV. Non sono infatti questioni separate ma facenti parte dello stesso sistema di sfruttamento e di speculazione. Per “proporre”ad un operaio di lasciare il suo posto di lavoro è necessario prima cercare di conoscere complessivamente la sua la sua condizione di sfruttamento e quella sindacale ed intervenire sul tema inserendo nelle parole d’ordine contro il TAV anche quelle relative alle rivendicazioni di quell’operaio. I sistemi sarebbero tanti ed uno di questi potrebbe essere quello di rendere pubbliche, nel maggior modo possibile, i dibattiti e le discussioni che si svolgono all’interno del comitato; in questo modo si raggiungerebbero più persone possibili che potrebbero, grazie alla pressa visione dei resoconti delle assemblee, unirsi concretamente alla nostra lotta. Questo il comitato Torino e Cintura dovrebbe prenderlo in considerazione. Il fatto di non rendere pubblici nessun resoconto assembleare e di cercare di sminuire, smontare o peggio censurare ogni proposta non portata avanti dai singoli individui disposti a tutto pur di apparire, sta portando pesanti conseguenze:
1- La repressione: Quando vengono isolate delle idee, solo perchè non partorite dalla propria mente, non si isola solo l'idea, ma si isolano anche i compagni che restando soli e quindi più a rischio.
2- Far differenza tra buoni e cattivi:
E' usanza ormai comune in questo comitato dissociarsi da vari tipi di azioni; se il nemico sa chi si dissocia di conseguenza sa anche chi non si dissocia, e a parer nostro anche questa è una forma di denuncia.
3- La gogliardia e il pacifismo:
Un grande movimento di lotta come il Movimento No Tav, con più di 20 anni di esperienza, con i suoi caduti, i suoi prigionieri, i suoi dispersi, non può improntare la sua lotta solo sulla gogliardia del tipo Clown army, Vasi alla Cmc, ecc… E tanto meno producente è la persistente apologia della non violenza che, a nostro avviso, favorisce il nemico: la Borghesia e la MAFIA.
Un movimento come il movimento No Tav si merita di più.
Ci chiediamo dunque, come ancora vari soggetti che pensano che si possa avere un dialogo con chi fa prigionieri, maltratta, tortura e uccide i Compagni, non siano criticati e ricondotti ad una più realistica visione della situazione.
Che fare dunque?
Le nostre proposte sono dettate dalla razionalità, da una visione comunista del mondo, dal metodo materialistico dialettico di vedere le cose:
1 Rendere pubblica ogni decisione assembleare, affinchè tutti possano interagire, dibattere, discutere ed unirsi alla lotta elevando il livello di confronto.
2 Adottare il Centralismo Democratico nelle Assemblee ( Metodo che garantisce anche di mantenere le proprie riserve, pur lavorando sempre nella direzione della maggioranza). La minoranza si dedica con abnegazione comunque alle direttive della maggioranza pur mantenendo le proprie riserve che potranno essere ridibattute nell’ambito dei vari bilanci delle iniziative svolte sul campo.
3 Educare le masse alla Resistenza, alla lotta di classe e all'Antifascismo.
4 Prendere coscienza che ogni mezzo, lecito per le masse popolari, non è per forza legale ( Ad esempio, non chiedere permessi per volantinaggi, o per manifestazioni varie) e che quindi, essendo lecito, deve essere utilizzato indebolendo così le forze del nemico.
5 Individuare, per ogni settore le persone più competenti, che dall'assemblea colgono le richieste e le trasformano in cose pratiche.
6 Denunciare con ogni mezzo ( Mezzo stampa, Web etc) i soprusi di varia natura da parte delle forze dell'ordine verso le masse popolari e non soltanto riguardanti la linea ad alta velocità contro la quale ci stiamo battendo.
7 Formare un servizio d'ordine per le manifestazioni contro gli infiltrati, reazionari, e per avere una costante protezione nel corteo.
Con questa lettera aperta intendiamo affrontare un dibattito che ci conduca ad una superiore unità .
SALUTI COMUNISTI E NO TAV
mercoledì 24 ottobre 2012
ONORIAMO LA MEMORIA DEL COMPAGNO DELLE BR FRANCESCO BERARDI "SUICIDATO" DALLO STATO IN UN CARCERE DELLA BORGHESIA!
Entrato nelle Brigate Rosse con la funzione di "postino" con lo scopo di diffondere ciclostilati inneggiati alle BR all'interno dell'Italsider, venne sospettato di coinvolgimento da Guido Rossa, anche lui operaio dello stabilimento, e il 25 ottobre 1978 venne scoperto da Rossa mettere ciclostilato su un distributore di bevande: Tentò di fuggire, ma venne fermato dalla vigilanza della fabbrica, consegnato ai Carabinieri, si dichiarò prigioniero politico e poco dopo venne denunciato da Guido Rossa e processato per direttissima alla Corte d'Assise di Genova. Il 31 ottobre 1978 venne processato alla Corte d'Assise di Genova e condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per partecipazione a banda armata ed associazione sovversiva e pubblica istigazione e apologia al processo continuò a dichiararsi prigioniero politico, e dopo la sentenza venne portato nel carcere di Cuneo e detenuto in cella singola in isolamento. Il 24 ottobre 1979 venne trovato il corpo senza vita verso le 19:45 da dei secondini durante il servizio di controllo interno del carcere. Morto per impiccagione con le lenzuola della branda.
Entrato nelle Brigate Rosse con la funzione di "postino" con lo scopo di diffondere ciclostilati inneggiati alle BR all'interno dell'Italsider, venne sospettato di coinvolgimento da Guido Rossa, anche lui operaio dello stabilimento, e il 25 ottobre 1978 venne scoperto da Rossa mettere ciclostilato su un distributore di bevande: Tentò di fuggire, ma venne fermato dalla vigilanza della fabbrica, consegnato ai Carabinieri, si dichiarò prigioniero politico e poco dopo venne denunciato da Guido Rossa e processato per direttissima alla Corte d'Assise di Genova. Il 31 ottobre 1978 venne processato alla Corte d'Assise di Genova e condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per partecipazione a banda armata ed associazione sovversiva e pubblica istigazione e apologia al processo continuò a dichiararsi prigioniero politico, e dopo la sentenza venne portato nel carcere di Cuneo e detenuto in cella singola in isolamento. Il 24 ottobre 1979 venne trovato il corpo senza vita verso le 19:45 da dei secondini durante il servizio di controllo interno del carcere. Morto per impiccagione con le lenzuola della branda.
domenica 21 ottobre 2012
Il collettivo comunista piemontese, nell'ambito della campagna (ANTISBIRRO) per la costruzione di comitati popolari di autodifesa, ha portato il suo sostegno al CSO GABRIO di via Revello 3 che, a causa del suo impegno contro gli sfratti e per il sostegno di politiche sociali, per gli immigrati e per la scuola e la sanità pubblica sta affrontando l'attacco del vile socialdemocratico Fassino, della sua giunta e (da sempre) della destra schifosa che siede sui banchi di un comune medaglia d'oro per la Resistenza.
IL COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE, DURANTE LA MANIFESTAZIONE DEL CSOA GABRIO, HA ORGANIZZATO UN SERVIZIO D'ORDINE CONTRO L'INFILTRAZIONE DELLA DIGOS FACENDO ARRETRARE LE LORO MACCHINE DAL CORTEO.
QUESTA PRIMA AZIONE DEI COMITATI DI AUTODIFESA DELLE MASSE POPOLARI E' ANDATA A BUON FINE, MA PER FAR SI CHE ALTRE AZIONI VADANO MEGLIO DOBBIAMO ACCUMULARE FORZE RIVOLUZIONARIE E ALLARGARCI SEMPRE DI PIU' IN OGNI QUARTIERE.
PER QUESTO INVITIAMO TUTTI AD ADERIRE E FAR ADERIRE ALLA COSTITUZIONE DI NUOVI COMITATI DI AUTODIFESA PER LE MASSE POPOLARI.
QUESTA PRIMA AZIONE DEI COMITATI DI AUTODIFESA DELLE MASSE POPOLARI E' ANDATA A BUON FINE, MA PER FAR SI CHE ALTRE AZIONI VADANO MEGLIO DOBBIAMO ACCUMULARE FORZE RIVOLUZIONARIE E ALLARGARCI SEMPRE DI PIU' IN OGNI QUARTIERE.
PER QUESTO INVITIAMO TUTTI AD ADERIRE E FAR ADERIRE ALLA COSTITUZIONE DI NUOVI COMITATI DI AUTODIFESA PER LE MASSE POPOLARI.
venerdì 19 ottobre 2012
LETTERA APERTA AL P-CARC
Sul numero di Resistenza (mensile dei CARC consultabile sul loro sito) del mese di ottobre, è apparso un articolo riguardante la mancata costruzione della sezione torinese di tale partito.
L’articolo faceva riferimento a due linee (una “di destra” e l’altra “di sinistra”dal punto di vista dei dirigenti dei CARC) interne al CCP che ad un certo momento, considerato il rientro, dopo una relativa lunga assenza, del compagno del CCP Valter Ferrarato, si sarebbero scontrate. Sempre secondo il punto di vista dei dirigenti dei CARC, la linea “di destra” interna al CCP avrebbe prevalso su quella “di sinistra” compromettendo il lavoro di formazione dei compagni e conseguentemente la costruzione della sezione torinese. Secondo i dirigenti dei CARC quindi avrebbe vinto la destra “movimentista” e “personalistica”. Nell’articolo di Resistenza si accenna
1) ad una minaccia di espulsione che la così detta (sempre dal punto di vista dei dirigenti del P.CARC) “fazione di destra” del CCP avrebbe rivolto ai tre compagni che per un momento sono stati abbagliati dalle lusinghe e dall’esteriorità espresse dal segretario nazionale dei CARC in occasione della loro richiesta di formazione politica in quel periodo mancante all’interno del collettivo comunista piemontese. Espulsione che a rigor di logica (diciamo noi) sarebbe dovuta avvenire d’ufficio in quanto i compagni avrebbero scelto di aderire ad un altro organismo o partito.
2) All’espulsione del compagno Valter Ferrarato e di atri compagni dal loro partito a causa della “diatriba”interna ai CARC sulla parola d’ordine della costruzione di un “governo di blocco popolare”. Discussione che non vi è mai stata perché calata dall’alto ed indiscutibile a detta del loro segretario nazionale Pietro Vangeli durante una seduta della Direzione Nazionale dei CARC. Anzi, i compagni espulsi dai CARC (membri della Segreteria Nazionale) sono stati espulsi con l’accusa inconsistente di disfattismo perché si rifiutarono di fare autocritica forzata su di alcune loro posizioni chiedendo di mantenere le loro riserve, in linea con le regole del Centralismo democratico. I dirigenti dei CARC quindi ora “piangono” sul loro latte versato attribuendo alla “destra” interna al CCP la colpa del loro fallimento . Ma come?! Non erano proprio i massimi dirigenti del P. CARC ad asserire che se a vincere sono le posizioni della destra è perché la sinistra non è in grado di presentare alcuna valida alternativa?! Inoltre i dirigenti dei CARC, sempre su Resistenza di ottobre, accennano una flebile e fine a se stessa autocritica asserendo di avere commesso errori dovuti alla superficialità con la quale avrebbero dato per “concluso il processo di rafforzamento ideologico e politico dei compagni” del CCP coinvolti, superficialità che gli avrebbe impedito“di tenere conto del processo storico individuale” dei compagni del CCP e delle “dinamiche interne al gruppo, aspetti necessari a impostare un serio e mirato piano di candidatura con un adeguato periodo di conoscenza e di verificareciproca”. I dirigenti dei CARC vogliono forse dire di avere fallito con il progetto della costruzione della sezione torinese a causa dell’arretratezza dei singoli compagni del CCP e dell’inadeguatezza dell’impostazione storico politica dello stesso gruppo? Questa sarebbe un autocritica? Oppure questo è l’ulteriore tentativo dei dirigenti del P.CARC di evitare ulteriori brutte figure all’interno del movimento comunista nazionale dopo avere cantato vittoria senza aver fatto i conti con l’analisi concreta della situazione concreta e con la loro boriosa autoreferenzialità che li ha portati a calare immediatamente la maschera pretendendo immediati sacrifici (anche di carattere economico) agli stessi singoli compagni del CCP come se essi fossero già inquadrati ed ammaestrati in una logica di sotterfugi che con la tattica politica poco hanno a che vedere?! Per la cronaca sono stati gli stessi tre compagni del CCP coinvolti a valutare concretamente la situazione traendone un analisi altrettanto concreta che ha fornito, quella sì, un insegnamento del quale il segretario dei CARC Pietro Vangeli dovrebbe farne tesoro. L’analisi concreta della situazione concreta non la si costruisce dal nulla a tavolino ma essa è frutto proprio della capacità dei comunisti di vedere la realtà per quello che è, non per ciò che vorremmo che fosse; ma forse questo dipende dagli scopi che si perseguono mentre si analizza la realtà?!
Del resto, lo stesso segretario nazionale del P.CARC Pietro Vangeli, dopo avere ricevuto dal compagno del CCP Valter Ferrarato, richiesta di autocritica pubblica in relazione ai metodi utilizzati per espellere lui e la compagna Lia Giafaglione, ha risposto dicendo che l’autocritica i CARC la fanno con il “lavoro politico quotidiano”. Ma che razza di risposta sarebbe?! No compagni, crediamo fermamente che i metodi di questi dirigenti non abbiano nulla a che vedere con il comunismo e ne siamo dispiaciuti perché sappiamo che all’interno del P-CARC vi sono compagni in buona fede disposti a tutto per fare avanzare la bandiera rossa della rivoluzione proletaria. Ma l’articolo su Resistenza di ottobre dovrebbe fare riflettere.
mercoledì 17 ottobre 2012
Il PM aveva chiesto condanne da 4 a 6 anni per gli imputati
Primo grado di giudizio
Il tribunale ha deciso di togliere il reato di lesioni per tutti gli imputati e condanna
1 anno e 3 mesi per 7 imputati
1 anno per 5 imputatiassoluzione per 5 imputati
Siamo lieti che il nostro compagno Luigi ed altri compagni processati per gli scontri durante lo sgombero, siano stati asdsolti. Questa setenza dimostra ampiamente come, durante questo momento di crisi generale del sistema capitalistico, anche la giustizia demcratico borghese dimostri grandi falle nel suo sistema.
Tutte le montature e i castelli giudiziari si stanno sgretolndo come ad esempio quello del processo al (n) PCI e ai compagni dei CARC i quali sono stati assoltia Bologna.
E' decisamente un momento in cui la classe lavoratrice e tutto il proletariato possono approfittare della debolezza del sistema, (compreso quello giudiziario) ed alzare il tiro rispetto obbiettivi e tattiche rivoluzionarie. E' necessario costituire, in ogni quartiere e in ogni città, Comitati Popolari di Autodifesa per scongiurare la brutalità sbirresca e le montature della magistratura. AVANTI VERSO IL SOCIALISMO!giovedì 11 ottobre 2012
NO TAV: LETTERA AL PRC RAVENNATE
Cari compagni,
siamo un collettivo di comunisti di Torino che ha aderito ala manifestazione del 13. La nostra adesione è stata alquanto dibattuta e la decisionedi esserci è stata dovuta proprio lle diaspore sul problema del lavoro che abbiamo sostenuto conuna folta parte di movimento NOTAV la quale, unilatealmente, ha inserito una campagna, a nostro avviso deleteria contro una coop.
La nostra battaglia ideologica all'interno del movimento NO TAV è riconosciuta nella pratca con la quale noi attuiamo la visione comunista del mondo e graze alla quale sappiamo lavorare sulle contraddizioni insite nel sistema capitalistico. Non siamo contro chi lavora, anzi: proprio perchè comunisti e NO TAV, siamo dalla parte di chi più patisce queste speculazioni e questi abusi come ad esempio la questione della TAV.
Saremo a Ravenna con le nostre bandiere e diffonderemo un volantino, non contro la CMC, ma bensi contro gli speculatori e i loro servi, in particolare i servi delle forze dell'ordine.
No essere presenti ala manifestazione non vuol dire sostenere le ragioni di una coop e l'etica di essa. E' necessario essere presenti proprio per rimarcare l'etica con cui le coop, nate sotto una stella diversa da quella attuale, debbano intrepretare le ragioni del lavoro e dei lavoratori.
Ci spiace chce abbiate preso quest decisione.
Collettivo comunista piemontese
via Saluzzo 13 Torino tel 3476558445
siamo un collettivo di comunisti di Torino che ha aderito ala manifestazione del 13. La nostra adesione è stata alquanto dibattuta e la decisionedi esserci è stata dovuta proprio lle diaspore sul problema del lavoro che abbiamo sostenuto conuna folta parte di movimento NOTAV la quale, unilatealmente, ha inserito una campagna, a nostro avviso deleteria contro una coop.
La nostra battaglia ideologica all'interno del movimento NO TAV è riconosciuta nella pratca con la quale noi attuiamo la visione comunista del mondo e graze alla quale sappiamo lavorare sulle contraddizioni insite nel sistema capitalistico. Non siamo contro chi lavora, anzi: proprio perchè comunisti e NO TAV, siamo dalla parte di chi più patisce queste speculazioni e questi abusi come ad esempio la questione della TAV.
Saremo a Ravenna con le nostre bandiere e diffonderemo un volantino, non contro la CMC, ma bensi contro gli speculatori e i loro servi, in particolare i servi delle forze dell'ordine.
No essere presenti ala manifestazione non vuol dire sostenere le ragioni di una coop e l'etica di essa. E' necessario essere presenti proprio per rimarcare l'etica con cui le coop, nate sotto una stella diversa da quella attuale, debbano intrepretare le ragioni del lavoro e dei lavoratori.
Ci spiace chce abbiate preso quest decisione.
Collettivo comunista piemontese
via Saluzzo 13 Torino tel 3476558445
martedì 9 ottobre 2012
UN ESEMPIO DA SEGUIRE
Nell'ottobre del 1966, a Oakland, California, Huey Newton e Bobby Seale fondarono il Black Panther Party (di cui, in seguito, diverrà uno dei principali dirigenti George Jackson, autore de I fratelli di Soledad, scritto durante la lunga detenzione in carcere), con lo scopo di dotare la comunità nera di un'organizzazione in grado di proteggerla: l'autodifesa militante delle minoranze era dunque l'obiettivo prioritario delle pantere, che si rivolgevano in primo luogo al proletariato e al sottoproletariato dei ghetti delle grandi città, e sul piano politico - ideologico il socialismo rivoluzionario era il loro riferimento.
Il partito (che nei primi tempi era in realtà un gruppetto molto esiguo, ma che rapidamente crescerà fino a diventare un soggetto politico presente in tutti gli Stati Uniti) era una delle prime organizzazioni nella storia degli Stati Uniti a lottare per l'emancipazione delle minoranze etniche sulla base di un programma di uguaglianza economica, giustizia sociale e politica.
Nell'aprile 1967 esce il primo numero di The Black Panther, l'organo ufficiale del partito. "Accetto di essere considerato un fuorilegge, perché per cambiare le leggi devi metterti al di fuori della legge. Se fai così e la gente è con te, allora diventerai un eroe; se non lo è, allora diventerai un criminale. Accetto di essere considerato un deviante. Ho deviato dal rimanere docile. Questo governo ha distrutto il movimento, ha distrutto il fervore rivoluzionario della comunità... Ma sto aspettando che sorgano nuovi movimenti. I movimenti rivoluzionari arrivano a ondate e, se mi guardo intorno, vedo movimenti crescere dentro la comunità. Ora sono nel loro stadio infantile, ma io credo nella capacità del tempo di rimarginare tutte le ferite." (Huey P. Newton)
Il partito (che nei primi tempi era in realtà un gruppetto molto esiguo, ma che rapidamente crescerà fino a diventare un soggetto politico presente in tutti gli Stati Uniti) era una delle prime organizzazioni nella storia degli Stati Uniti a lottare per l'emancipazione delle minoranze etniche sulla base di un programma di uguaglianza economica, giustizia sociale e politica.
Nell'aprile 1967 esce il primo numero di The Black Panther, l'organo ufficiale del partito. "Accetto di essere considerato un fuorilegge, perché per cambiare le leggi devi metterti al di fuori della legge. Se fai così e la gente è con te, allora diventerai un eroe; se non lo è, allora diventerai un criminale. Accetto di essere considerato un deviante. Ho deviato dal rimanere docile. Questo governo ha distrutto il movimento, ha distrutto il fervore rivoluzionario della comunità... Ma sto aspettando che sorgano nuovi movimenti. I movimenti rivoluzionari arrivano a ondate e, se mi guardo intorno, vedo movimenti crescere dentro la comunità. Ora sono nel loro stadio infantile, ma io credo nella capacità del tempo di rimarginare tutte le ferite." (Huey P. Newton)
venerdì 5 ottobre 2012
CAMPAGNA PER LA COSTRUZIONE DI COMITATI POPOLARI DI AUTODIFESA
LENIN: LE FUNZIONI DI POLIZIA E QUELLE MILITARI DEVONO ESSERE SVOLTE DIRETTAMENTE DALLA POPOLAZIONE ARMATA
I brani proposti sono di Lenin e dimostrano chiaramente come la popolazione armata possa svolgere compiti di polizia giudiziaria, di polizia di sicurezza, di polizia amministrativa ed anche funzioni militari, e che possa farlo senza limitazioni particolari, mandando in soffitta l'idea malsana che bisogna avere chissà quali 'requisiti', 'benemerenze' o 'credenziali' per svolgere correttamente funzioni di polizia e che i corpi di polizia borghese siano addirittura indispensabili. La funzione di polizia in una società deve ovviamente esserci, ma il suo svolgimento da parte di 'corpi' che (secondo la propaganda dell'ideologia borghese) sarebbero particolarmente selezionati e quindi dotati di particolare credibilità e speciali meriti che - a dire della propaganda - sarebbero esclusivi di una élite dotata di particolari virtù, ebbene lo svolgimento da parte di tali strutture (si vedano ad esempio i corpi di polizia dell'attuale Repubblica italiana ed anche l'esercito) deve essere demistificato prima e nettamente e violentemente ripudiato poi.
A parte la considerazione che tutta la prosopopea circa la presunta onestà e circa il presunto rispetto della stessa legislazione borghese da parte degli appartenenti ai corpi di polizia risulta anche ai più sprovveduti solo una gigantesca mistificazione (non passa settimana e spesso non passa giorno che la cronaca non riporti di arresti, indagini a carico e condanne nei confronti di appartenenti ai più svariati corpi di polizia), il punto politico fondamentale è d'altra parte che tali strutture giocano da sempre un ruolo indispensabile per il sistema capitalista o in generale in un sistema di sfruttamento di classi rappresentando l'istituzione più antidemocratica ed antipopolare.
Al contrario la milizia popolare (come la Milizia operaia dell'URSS) non può non essere democratica, essendo direttamente composta dal popolo lavoratore in armi che vigila affinchè siano rispettate le norme socialiste.
E' chiaro che ovviamente i corpi di polizia dello Stato borghese non possano fare altro che imporre il rispetto della legislazione borghese (perchè in un sistema socialista non c'è posto per tali corpi) ed è altrettanto chiaro che le Milizie democratiche, operaie e popolari possono imporre solo ed esclusivamente la normativa socialista (infatti in un sistema di classi non trova posto nessuna di queste siffatte strutture democratiche di polizia).
Attualizzando l'analisi di Lenin all'Italia di oggi ed in generale al sistema capitalista che sta collassando dappertutto, è chiaro che con l'aumentare delle contraddizioni sociali aumenterà lo scontro diretto delle masse con le forze di polizia borghese le quali si smaschereranno ulteriormente agli occhi delle masse in lotta come le più nocive istituzioni antidemocratiche; ma è anche vero che a loro volta le contraddizioni esploderanno anche all'interno di tali forze di polizia ed anche alle forze militari, con gli elementi più democratici e più avanzati (una minoranza) che comprenderanno sempre meglio che la loro funzione (di polizia e militare) può avere un senso solo se unita a quella del resto della popolazione (che può e deve esercitare funzioni di polizia e militari).
Si ascolti quindi Lenin attraverso due estratti della terza delle quattro Lettere da lontano scritte nel 1917:
"Impedire che si ricostituisca la polizia! Tenere ben saldi in pugno gli organi locali del potere! Istituire una milizia realmente popolare, che comprenda tutto il popolo e sia diretta dal proletariato! è questo il compito del giorno, la parola d'ordine dell'ora. Essa risponde in egual misura agli interessi nettamente intesi dell'ulteriore lotta di classe, dello sviluppo del movimento rivoluzionario, e all'istinto democratico di ogni operaio e di ogni contadino, di ogni lavoratore e di ogni sfruttato, che non può non detestare la polizia, le guardie, il sistema di comando dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti nei confronti di questi uomini in armi, i quali esercitano la loro autorità sul popolo"
"Di quale milizia abbiamo bisogno noi, il proletariato, tutti i lavoratori? Di una milizia realmente popolare, che sia cioè anzitutto composta di tutta la popolazione, di tutti i cittadini adulti dei due sessi, e che inoltre riunisca in sé le funzioni dell'esercito popolare e quelle della polizia, quelle dell'organo principale e fondamentale per mantenere l'ordine pubblico e amministrare lo Stato.
Per rendere più chiare queste tesi, farò un esempio puramente schematico. Non occorre dire che sarebbe assurda l'idea di redigere un "piano" per la milizia proletaria: quando gli operai e tutte le masse del popolo si metteranno al lavoro sul piano pratico, sapranno elaborarlo e realizzarlo cento volte meglio di qualsiasi teorico. Non propongo nessun "piano", voglio solo illustrare il mio pensiero.
Pietrogrado conta circa due milioni di abitanti. Oltre la metà di essi ha un'età che varia da 15 a 65 anni. Prendiamo la metà: un milione. Sottraiamone la quarta parte, cioè i malati, ecc., che attualmente non prendono parte al servizio civile per motivi plausibili. Restano 750.000 cittadini che, lavorando nella milizia, poniamo, un giorno su quindici (e continuando a ricevere il salario dai padroni), costituirebbero un esercito di 50.000 uomini.
Di uno "Stato" di questo tipo abbiamo bisogno!
Di una milizia che sia "popolare" nei fatti e non solo a parole!
è questa la strada che dobbiamo percorrere perché sia impossibile ricostituire una polizia e un esercito separati dal popolo".
(Lenin, Terza lettera da lontano, Sulla milizia proletaria, pubblicata
A parte la considerazione che tutta la prosopopea circa la presunta onestà e circa il presunto rispetto della stessa legislazione borghese da parte degli appartenenti ai corpi di polizia risulta anche ai più sprovveduti solo una gigantesca mistificazione (non passa settimana e spesso non passa giorno che la cronaca non riporti di arresti, indagini a carico e condanne nei confronti di appartenenti ai più svariati corpi di polizia), il punto politico fondamentale è d'altra parte che tali strutture giocano da sempre un ruolo indispensabile per il sistema capitalista o in generale in un sistema di sfruttamento di classi rappresentando l'istituzione più antidemocratica ed antipopolare.
Al contrario la milizia popolare (come la Milizia operaia dell'URSS) non può non essere democratica, essendo direttamente composta dal popolo lavoratore in armi che vigila affinchè siano rispettate le norme socialiste.
E' chiaro che ovviamente i corpi di polizia dello Stato borghese non possano fare altro che imporre il rispetto della legislazione borghese (perchè in un sistema socialista non c'è posto per tali corpi) ed è altrettanto chiaro che le Milizie democratiche, operaie e popolari possono imporre solo ed esclusivamente la normativa socialista (infatti in un sistema di classi non trova posto nessuna di queste siffatte strutture democratiche di polizia).
Attualizzando l'analisi di Lenin all'Italia di oggi ed in generale al sistema capitalista che sta collassando dappertutto, è chiaro che con l'aumentare delle contraddizioni sociali aumenterà lo scontro diretto delle masse con le forze di polizia borghese le quali si smaschereranno ulteriormente agli occhi delle masse in lotta come le più nocive istituzioni antidemocratiche; ma è anche vero che a loro volta le contraddizioni esploderanno anche all'interno di tali forze di polizia ed anche alle forze militari, con gli elementi più democratici e più avanzati (una minoranza) che comprenderanno sempre meglio che la loro funzione (di polizia e militare) può avere un senso solo se unita a quella del resto della popolazione (che può e deve esercitare funzioni di polizia e militari).
Si ascolti quindi Lenin attraverso due estratti della terza delle quattro Lettere da lontano scritte nel 1917:
"Impedire che si ricostituisca la polizia! Tenere ben saldi in pugno gli organi locali del potere! Istituire una milizia realmente popolare, che comprenda tutto il popolo e sia diretta dal proletariato! è questo il compito del giorno, la parola d'ordine dell'ora. Essa risponde in egual misura agli interessi nettamente intesi dell'ulteriore lotta di classe, dello sviluppo del movimento rivoluzionario, e all'istinto democratico di ogni operaio e di ogni contadino, di ogni lavoratore e di ogni sfruttato, che non può non detestare la polizia, le guardie, il sistema di comando dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti nei confronti di questi uomini in armi, i quali esercitano la loro autorità sul popolo"
"Di quale milizia abbiamo bisogno noi, il proletariato, tutti i lavoratori? Di una milizia realmente popolare, che sia cioè anzitutto composta di tutta la popolazione, di tutti i cittadini adulti dei due sessi, e che inoltre riunisca in sé le funzioni dell'esercito popolare e quelle della polizia, quelle dell'organo principale e fondamentale per mantenere l'ordine pubblico e amministrare lo Stato.
Per rendere più chiare queste tesi, farò un esempio puramente schematico. Non occorre dire che sarebbe assurda l'idea di redigere un "piano" per la milizia proletaria: quando gli operai e tutte le masse del popolo si metteranno al lavoro sul piano pratico, sapranno elaborarlo e realizzarlo cento volte meglio di qualsiasi teorico. Non propongo nessun "piano", voglio solo illustrare il mio pensiero.
Pietrogrado conta circa due milioni di abitanti. Oltre la metà di essi ha un'età che varia da 15 a 65 anni. Prendiamo la metà: un milione. Sottraiamone la quarta parte, cioè i malati, ecc., che attualmente non prendono parte al servizio civile per motivi plausibili. Restano 750.000 cittadini che, lavorando nella milizia, poniamo, un giorno su quindici (e continuando a ricevere il salario dai padroni), costituirebbero un esercito di 50.000 uomini.
Di uno "Stato" di questo tipo abbiamo bisogno!
Di una milizia che sia "popolare" nei fatti e non solo a parole!
è questa la strada che dobbiamo percorrere perché sia impossibile ricostituire una polizia e un esercito separati dal popolo".
(Lenin, Terza lettera da lontano, Sulla milizia proletaria, pubblicata
martedì 2 ottobre 2012
CAMPAGNA ANTI REPRESSIONE 3°TAPPA -------- POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE
CAMPAGNA ANTI REPRESSIONE 3°TAPPA -------- POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE
La mattina di Sabato 29 settembre, i compagni del CCP Roberta, Antonio e Luigi e il compagno Marco del centro di documentazione Falestine di Torino, mentre si apprestavano a dare luogo all'ennesimo presidio volantinaggio della campagna antisbirro aperta dallo stesso CCP, sono stati fermati, perquisiti e deportati presso il commissariato di via Tirreno. I compagni, arrivati in corso Valdocco, luogo di quello che avrebbe dovuto essere il presidio, si sono trovati accerchiati da una decina di agenti della DIGOS che hanno stappato lo striscione riportante la scritta “POLIZIA E CARABINIERI SERVI DEL PADRONE” e sequestrato immediatamente tutti i volantini scaraventando poi i compagni sulle auto per deportarli al commissariato.
Dopo le perquisizioni e le varie intimidazioni (“la prossima volta non uscite più”, “vi facciamo il culo”, ecc) alle quali sono stati sottoposti ,i due compagni senza precedenti sono stati trasportati sino alla Questura per fotografie e impronte. Gli sbirri hanno in ultimo consegnato nelle loro mani una denuncia (che pubblichiamo come immagine di questa nota) per “Oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”. La campagna avviata dal CCP ha lo scopo di sensibilizzare a largo raggio contro gli abusi e la violenza di polizia e carabinieri perpetrata sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari e di dare vita alla costruzione di comitati popolari di autodifesa.
I fermi, i sequestri e le denunce della mattina di sabato non fanno altro che confermare, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la validità dell'analisi politica dei compagni del CCP sulla necessità di individuare nelle forze dell'ordine il primo ostacolo da abbattere che si pone sulla strada degli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Gli sbirri hanno cercato di fare un altro servizio al loro padrone (logicamente senza riuscirci) cercando di azzittire il dissenso e la protesta utilizzando l'arma dell'intimidazione, abusando ancora una volta della loro poco stimata carica istituzionale avvalendosi di art. di legge stretti persino a personaggi sordidi come Sallusti per il quale è sceso in campo addirittura la più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Napolitano accennando ad un “ritocco” sulla legge della diffamazione a mezzo stampa. Ma se accusare le forze dell'ordine di essere servi del padrone è un “oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario della Stato” allora sono gli stessi sbirri ad attuare questo oltraggio proprio con la loro impunita violenza contro chiunque alzi la testa per contrastarla.
Ogni qual volta i compagni sono fatti oggetto di soprusi, angherie, intimidazioni e denunce essi si rafforzano ed escono dai commissariati e dalle caserme sempre più convinti di essere dalla parte giusta. Non si credano “lor signori” difensori degli interessi dei padroni di poter continuare impunemente a pestare gli operai nelle piazze, a indagare, pedinare, perquisire, arrestare o uccidere. Le masse popolari sono stanche dei loro abusi e ce lo hanno dimostrato durante i presidi e i volantinaggi fatti sino ad ora davanti a commissariati e caserme, tra le persone dei mercati.
Per quanto riguarda il CCP proseguiremo con la nostra campagna ancor più decisi di prima!
“BASTA CON LA VIOLENZA E L'ARROGANZA DELLE FORZE DELL'ORDINE! CONTRASTIAMO CON OGNI MEZZO LA GUERRA SCATENATA CONTRO CHI LAVORA! FERMIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA VALLE DI SUSA E DELLE NOSTRE CITTA'
Collettivo comunista piemontese via Saluzzo 13 Torino. Tel. 3476558445 colcompiemonte@yahoo.it
I fermi, i sequestri e le denunce della mattina di sabato non fanno altro che confermare, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la validità dell'analisi politica dei compagni del CCP sulla necessità di individuare nelle forze dell'ordine il primo ostacolo da abbattere che si pone sulla strada degli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Gli sbirri hanno cercato di fare un altro servizio al loro padrone (logicamente senza riuscirci) cercando di azzittire il dissenso e la protesta utilizzando l'arma dell'intimidazione, abusando ancora una volta della loro poco stimata carica istituzionale avvalendosi di art. di legge stretti persino a personaggi sordidi come Sallusti per il quale è sceso in campo addirittura la più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Napolitano accennando ad un “ritocco” sulla legge della diffamazione a mezzo stampa. Ma se accusare le forze dell'ordine di essere servi del padrone è un “oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario della Stato” allora sono gli stessi sbirri ad attuare questo oltraggio proprio con la loro impunita violenza contro chiunque alzi la testa per contrastarla.
Ogni qual volta i compagni sono fatti oggetto di soprusi, angherie, intimidazioni e denunce essi si rafforzano ed escono dai commissariati e dalle caserme sempre più convinti di essere dalla parte giusta. Non si credano “lor signori” difensori degli interessi dei padroni di poter continuare impunemente a pestare gli operai nelle piazze, a indagare, pedinare, perquisire, arrestare o uccidere. Le masse popolari sono stanche dei loro abusi e ce lo hanno dimostrato durante i presidi e i volantinaggi fatti sino ad ora davanti a commissariati e caserme, tra le persone dei mercati.
Per quanto riguarda il CCP proseguiremo con la nostra campagna ancor più decisi di prima!
“BASTA CON LA VIOLENZA E L'ARROGANZA DELLE FORZE DELL'ORDINE! CONTRASTIAMO CON OGNI MEZZO LA GUERRA SCATENATA CONTRO CHI LAVORA! FERMIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA VALLE DI SUSA E DELLE NOSTRE CITTA'
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