In seguito ad un dibattito interno ai Carc sul metodo di lavoro si sono evidenziate posizioni antagoniste tra loro per quello che riguarda l’interpretazione del dibattito franco e aperto, del metodo della critica e autocritica e del principale principio organizzativo di un partito comunista: il centralismo democratico. A seguito di una mancanza di chiarezza nel dibattito avvenuto nelle istanze superiori e una mancanza di chiarezza rispetto a misure disciplinari verso alcuni suoi membri, nostri dirigenti, 4 membri su 5 della sezione di Torino hanno rassegnato le dimissioni dal P-CARC. A queste dimissioni si è aggiunta l’interruzione della candidatura dei compagni biellesi che erano in procinto di entrare nel partito. Il centralismo democratico, strumento essenziale di un partito comunista, prevede che la minoranza si debba subordinare alla maggioranza e che, mantenendo le proprie riserve, debba continuare ad operare lealmente per applicare la linea della maggioranza. Perché la minoranza si adegui alla maggioranza non in maniera burocratica e formale è necessario sviluppare un ampio dibattito che porti ad un’unità superiore.
Ai compagni torinesi dimissionari non è stato dato modo neanche di prendere visione dei documenti di dibattito da cui sarebbero scaturite le misure disciplinari o/e le dimissioni/espulsioni di alcuni dirigenti che fino a quel momento (e ancora adesso) godevano della nostra massima fiducia e che a noi risultava avessero sempre lavorato con disciplina e mostrando grande dedizione alla causa.
Questa non è applicazione del centralismo democratico ma, a nostro parere, è un interpretazione burocratica e settaria di esso che noi non abbiamo ne saputo, ne voluto accettare. Il presidente Mao diceva che se la minoranza, subordinandosi alla maggioranza, può mantenere le proprie opinioni, questo è un bene per il partito tutto. Anche Mao, trovandosi in minoranza durante il periodo della guerra all’invasore giapponese della Cina, continuò a lavorare per il partito pur mantenendo le proprie opinioni che divergevano da quelle della maggioranza. E il tempo gli diede ragione.
In questa lotta ideologica nel partito dei Carc alla ex sezione di Torino e, a quel che ci risulta a tutti i compagni della base, non è stato “concesso” di mantenere le proprie opinioni, ma prima di tutto non è stato “concesso” di farsi un’opinione visto che, pur dichiarando aperta e conclusa una LIA (Lotta Ideologica Attiva), non si dava modo ai compagni di visionare i documenti che riportavano il dibattito con le posizioni differenti espresse in Direzione Nazionale del Partito.
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I compagni dimissionari della sezione di Torino del partito dei Carc, dopo essersi consultati, hanno espresso la volontà di non rimanere con le mani in mano e di proseguire la lotta contro la borghesia imperialista e per il socialismo. È chiaro che è necessario fare un bilancio della ns esperienza dentro il partito dei Carc e in particolare di questa lotta ideologica per poter proseguire a un livello più alto nella ns lotta di comunisti. In questo momento ci costituiamo in Collettivo Comunista Piemontese che vedrà l’adesione anche dei giovani compagni biellesi per, proseguire nell’immediato il lavoro svolto sino ad ora sul nostro territorio, e che già adesso si ponga l’obbiettivo di costruire un fronte comunista rivolgendosi a tutti i compagni che hanno la bandiera rossa e la falce e il martello nel cuore e che hanno l’aspirazione di abbattere il capitalismo per l’unico mondo migliore possibile: il socialismo.
Ai compagni torinesi dimissionari non è stato dato modo neanche di prendere visione dei documenti di dibattito da cui sarebbero scaturite le misure disciplinari o/e le dimissioni/espulsioni di alcuni dirigenti che fino a quel momento (e ancora adesso) godevano della nostra massima fiducia e che a noi risultava avessero sempre lavorato con disciplina e mostrando grande dedizione alla causa.
Questa non è applicazione del centralismo democratico ma, a nostro parere, è un interpretazione burocratica e settaria di esso che noi non abbiamo ne saputo, ne voluto accettare. Il presidente Mao diceva che se la minoranza, subordinandosi alla maggioranza, può mantenere le proprie opinioni, questo è un bene per il partito tutto. Anche Mao, trovandosi in minoranza durante il periodo della guerra all’invasore giapponese della Cina, continuò a lavorare per il partito pur mantenendo le proprie opinioni che divergevano da quelle della maggioranza. E il tempo gli diede ragione.
In questa lotta ideologica nel partito dei Carc alla ex sezione di Torino e, a quel che ci risulta a tutti i compagni della base, non è stato “concesso” di mantenere le proprie opinioni, ma prima di tutto non è stato “concesso” di farsi un’opinione visto che, pur dichiarando aperta e conclusa una LIA (Lotta Ideologica Attiva), non si dava modo ai compagni di visionare i documenti che riportavano il dibattito con le posizioni differenti espresse in Direzione Nazionale del Partito.
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I compagni dimissionari della sezione di Torino del partito dei Carc, dopo essersi consultati, hanno espresso la volontà di non rimanere con le mani in mano e di proseguire la lotta contro la borghesia imperialista e per il socialismo. È chiaro che è necessario fare un bilancio della ns esperienza dentro il partito dei Carc e in particolare di questa lotta ideologica per poter proseguire a un livello più alto nella ns lotta di comunisti. In questo momento ci costituiamo in Collettivo Comunista Piemontese che vedrà l’adesione anche dei giovani compagni biellesi per, proseguire nell’immediato il lavoro svolto sino ad ora sul nostro territorio, e che già adesso si ponga l’obbiettivo di costruire un fronte comunista rivolgendosi a tutti i compagni che hanno la bandiera rossa e la falce e il martello nel cuore e che hanno l’aspirazione di abbattere il capitalismo per l’unico mondo migliore possibile: il socialismo.
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