lunedì 3 maggio 2010

ONORIAMO LE VITTIME DEL LAVORO INASPRENDO LE LOTTE


SESSANTA sono oramai le udienze del processo per OMICIDIO VOLONTARIO contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp. Sessanta udienze durante le quali gli avvocati della difesa hanno cercato di dare il peggio di loro stessi nel tentativo:

- di addossare la responsabilità del rogo sugli stessi operai costruendo di sana pianta testimoni che poi si sarebbero rivelati falsi

- di tirarla per le lunghe praticando un ostruzionismo al limite dell’oltraggio alla Corte

- di fare tacere a suon di comunicati stampa, minacce di denunce, (le quali hanno dato seguito a sequestri di striscioni e volantini e all’ identificazione dei compagni presenti al presidio davanti al tribunale), la diffusione delle verità scomode che i quotidiani borghesi non citano perché influenzati dai loro padroni che, per fili multipli e traversi, si ricollegano anche agli stessi padroni della multinazionale tedesca.

SESSANTA udienze che hanno mostrato pienamente la responsabilità dolosa dei dirigenti (arroganti e spocchiosi anche di fronte ad un Tribunale della Repubblica) della Thyssen e quindi la volontarietà di non investire sulla sicurezza, mettendo a rischio gli operai rimasti a terminare le commesse di un azienda che si stava smantellando. I testimoni citati dagli avvocati della difesa, dopo che alcuni di essi sono stati denunciati per falsa testimonianza, hanno rilasciato dichiarazioni pressoché inutili e in alcuni casi dannose e controproducenti per la difesa stessa. SESSANTA udienze che hanno fatto emergere la responsabilità indiretta di alcuni rappresentanti delle istituzioni come Regione, Comune e ispettori dell’ASL.

OMICIDIO VOLONTARIO rimane comunque l’accusa che per la prima volta, in un Tribunale della Repubblica borghese, si formula contro la classe padronale. A breve si darà spazio alle arringhe di accusa e avvocati e in seguito, forse per quest’autunno, la Corte emetterà la sentenza.

SESSANTA udienze delle quali soltanto le prime, sull’onda della commozione generale per la strage dei sette operai, vedevano la partecipazione di un folto pubblico in aula e di presidi partecipati all’esterno del Tribunale. Ma, trascorsi quei mesi “appassionati”, l’aula del tribunale rimaneva pressoché deserta e all’esterno, ad ogni udienza dall’ottobre 2009 a questa parte, soltanto un piccolo gruppo di comunisti ha mantenuto il presidio e assistito alle audizioni producendo e diffondendo ogni volta, come la Rete Nazionale per la Sicurezza sui Posti di Lavoro, la sintesi delle udienze. A dimostrazione di quanto anche i dirigenti dei partiti che nei loro simboli si rifanno ancora alle ragioni della classe operaia e i dirigenti dei sindacati, abbiano una loro parte di responsabilità non avendo fatto un gran che per mantenere alta la tensione e l’attenzione attorno ad una vicenda che vede per la prima volta i padroni imputati di omicidio volontario e che quindi mette in discussione l’intero sistema di sfruttamento al quale sono soggetti i lavoratori. In questi giorni nelle aule del Tribunale di Torino si sta svolgendo un altro grande processo contro i padroni di ETERNIT responsabili di un ecatombe di operai e cittadini esposti alle fibre di amianto. Questi due processi, oltre che auspicare siano risolti con una condanna del Tribunale della Repubblica e che siano occasione di risarcimento morale (oltre che materiale) per i parenti delle vittime, rappresentano una grande occasione di mobilitazione, agitazione e organizzazione attorno alla questione più generale della lotta contro i padroni assetati di profitto e i loro servi della politica e delle istituzioni. Il sacrificio dei sette operai morti a Torino, come tutti quelli che ogni giorno perdono la vita sul lavoro o per il lavoro, deve essere onorato con l’estensione e l’inasprimento delle lotte contro il sistema di sfruttamento e morte alla quale i padroni vorrebbero costringerci!




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